ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

giovedì 31 dicembre 2009

L'ultimo post del 2009

Emozionati?
Il nuovo anno è alle porte.

Ho finalmente ordinato i miei cd, li ho disposti per bene nel mio nuovo porta cd di fabbrica svedese, ed ho scelto la foto che sovrasterà l'intera struttura. Ho scelto una cornice nera sottile sottile.

La foto è di Philip Jones Griffiths, ed è questa qui.


Vi lascio così. Ci vediamo l'anno prossimo.

Condor, si radunano esemplari.


L'estinzione non colpirà la trasmissione.
Condor chiude, è vero, ma grazie a Giovanni Fontana e Luzmic si stanno radunando i podcast. Magari non è che si troveranno proprio tutti, magari c'è qualche problema tecnico da risolvere, magari non saranno tutte rose e fiori.

Ma dico io, vi rendete conto?
Nasce un archivio che permemetterà a tutti noi di seguire Condor, a chi non l'aveva mai seguito di seguirlo, e a chi non lo seguiva con costanza (come me) di recuperare le puntate perse.

Che bella mattinata piena di sole.

mercoledì 30 dicembre 2009

La casa dov'è?

Credo che sentirsi a casa sia una delle sensazioni più piacevoli che si possano provare.
Sentire nuovamente il calore di ciò che si ha intorno.
Capita a tutti prima o poi di sentirsi, per poco o per molto tempo, distanti da casa.
Casa per me non sono solo queste quattro mura, non è la strada stretta che vedo dal balcone della mia stanza. Casa sono anche le persone, e le parole di chi sa cosa sei realmente.

Il mio non sentirmi a casa è stato, non so se per molto o per poco tempo, non riconoscere le strade, queste quattro mura o le persone che avevo intorno.
Non è stato così drammatico, non vi spaventate.
Anzi è stato importante e sotto un certo punto di vista fondamentale.
Questo non è un post di autocommiserazione.
Questo è il mio augurio ed il mio regalo di natale. Anche di buon anno nuovo, certo un po' in anticipo, ma a caval donato...
Auguro a tutti voi di sentirvi sempre a casa. Ovunque voi siate, qualsiasi sia la vostra storia.
Ed auguro a chi non si sente a casa di avere la pazienza di aspettare.
Ed auguro a chi ha bisogno di una scossa, di non sentirsi a casa per un po'.

Questa canzone, da piccolo, mi faceva impazzire.



E sapete cos'è meglio di sentirsi a casa?
Sentirsi nuovamente a casa.

martedì 29 dicembre 2009

Mentre leggo... Il paese delle prugne verdi


Mio padre, diceva Georg, ha portato con sè la bicicletta in stazione, in modo da non dover camminare tanto accanto a me all'andata e da non dover sentire con le mani, al ritorno, che stava tornando a casa da solo.

-.-.-.-.-.-

Herta Muller - Il paese delle prugne verdi, Keller

Flashback

I pensieri di quello che diventerà un futuro terrorista.
Tra quanto pubblicano il libro secondo voi?

"Mi sento depresso e solo" i diari online dell'attentatore Farouk - La Repubblica

E la risposta.

Obama: Continua la lotta - La repubblica

lunedì 28 dicembre 2009

Meglio tardi che mai.

Perché no è l’ultimo libro di Cristina Zagaria, giornalista della Repubblica e scrittrice. E’ il suo quarto libro, dopo i successi di Miserere, Processo all’università e L’osso di dio.
Non è napoletana, ma lo è d’adozione. Napoli è una seconda casa per lei, un luogo che fa parte del suo presente. E’ il luogo in cui scava ogni giorno per trovare motivazioni alle storie che racconta, spiegazioni a ciò che accade. Napoli è per lei un genitore adottivo, di certo non il più sereno e pacato. Perché no, nella sua semplicità, è un lavoro che tradisce questa dipendenza, che tradisce lo sconforto e la delusione che si prova verso un genitore che commette sempre gli stessi errori. Errori non giustificabili, addirittura non spiegabili.

Quali sono le motivazioni che spingono i giovani protagonisti del romanzo a compiere la loro prima rapina? Perché commettono un atto così violento contro una persona, la loro maestra Adriana, che ha provato ad aiutarli, che ha provato a farli crescere, ad instradarli verso un’altra direzione?
Il racconto si muove tagliente tra le motivazioni e le storie dei piccoli e grandi personaggi della nostra città. La voglia di crescere, di sentirsi accettati. La volontà di rivalsa, il bisogno di scegliere il proprio futuro. E come fare a non cedere all’invito di chi si sente già uomo, di chi ha già capito la vita? Come fare a capire che accettare un simile invito non è dimostrazione di coraggio, ma debolezza, profonda insicurezza?
E’ così radicato questo malessere, questa via di fuga, e l’uscita d’emergenza della criminalità così mitizzata tra i piccoli-grandi ragazzi che popolano le nostre strade, che è troppo difficile ipotizzare una soluzione.

E la scuola?
Adriana veste i panni della forza delle maestre, che seminano educazione per una vita intera, che provano a coltivare giorno dopo giorno una generazione che con più coraggio possa dare una risposta diversa all’invito. Ma anche in questo caso, il genitore Napoli non aiuta. Adriana è dignitosamente ferma sui punti saldi della sua vita, arranca con pochi spiccioli, deve mantenere la sua lucidità tra mille problemi economici.
E Cristina Zagaria ci parla attraverso le centinaia di voci dei quartieri, ci indica luoghi precisi, ci fa annusare gli odori, quelli meravigliosi e quelli che si tramutano in disgustosi fetori, quelli delle case umide, le cucine invase dal fumo delle sigarette e dei sigari.
E ci mostra chi sogna, come la piccola Lucia, di imparare l’inglese per andare via, e di camminare in città con porticati dove la pioggia non riesce a bagnare le persone.

Non ci sono risposte e non ci sono soluzioni.
Credo che Perché no sia un lavoro prezioso. Trasformare la cronaca in racconto, lavoro che Cristina Zagaria compie ogni giorno, può aiutarci a capire quanto sia spietato questo nostro genitore. Abbiamo bisogno che fatti di cronaca come questo - la vicenda è ispirata appunto ad un fatto realmente accaduto - ci vengano mostrati con più sfumature, con più voci e colori.
Ed abbiamo bisogno di libri che continuino a far crescere in noi la forza di rispondere con un secco e sonoro No, eliminando ogni perché.

-.-.-.-.-.-

Cristina Zagaria - Perchè No, Perdisa editore

domenica 27 dicembre 2009

Condor.


Non ascolto tanta radio.
Non ne ascoltavo, sarebbe meglio dire. Perchè poi ho scoperto il meraviglioso mondo del podcast, ed adesso la radio accompagna le mie giornate.

Ho ascoltato Condor poche volte, una ventina di puntate o forse qualcosina in più.
Seguò però Luca Sofri con il suo Wittgenstein ogni giorno.
Il programma è stato chiuso ed alcuni commenti lasciati dagli ascoltatori mi hanno fatto sorridere e qualcuno mi ha intristito.
E Sofri ha pubblicato una foto meravigliosa sul suo blog. Cos'è questo? Un saluto? Un ciao-ciao fatto con mano tremante?

sabato 26 dicembre 2009

il tempo delle mail, canzone per natale.

In questi giorni non faccio altro che leggere e scrivere mail.
Molte di auguri, altre, e sono la maggior parte, sono disposizioni per l'effettiva partenza del progetto Ventidieci.

Che cos'è? E' un piccolo sogno che porto avanti con i miei tanti amici del quartiere. Gente con cui ho condiviso negli anni la scuola, molte gioie e tanti progetti cominciati e mai portati a termine.
Ma questa volta facciamo sul serio.
A breve potrò scrivere di più e dare qualche anticipazione.

Per ora godetevi questa bella canzone, che io adoro. Adoro tanto.

venerdì 25 dicembre 2009

Buon Natale

Poteva mancare il post di buon natale?
Certo che no. Questo è un blog quotidiano, oggi è natale, e quindi tanti auguri.

Ho un solo piccolo appunto da fare.
Ma questi cantanti e presentatori, e cori, musicisti, arrangiatori che ogni anno ripropongono le canzoni di natale masticate, rimescolate e rigurgitate, non hanno voglia di passare finalmente (per noi e per loro) una vigilia di Natale in famiglia?
Mario Biondi non vuole stare con la mamma e papà Biondi?
E la figlia di Zucchero Fornaciari non vuole passare la vigilia con papà?
E Malika, non ha una figlia a cui badare? Chi li fa gli struffoli per la figlia di Malika?

Mia nonna, guardando la star del telefilm Il mondo di Patty cantare una canzone in minigonna scosciata, ha detto di rimpiangere Albano.
Il prossimo anno, per favore, autori e cervelloni televisivi, graziate questi instancabili lavoratori. Lasciateli a casa, che è natale per tutti.

mercoledì 23 dicembre 2009

E se...



Il caso ha voluto che la Juve fosse messa in crisi dall'interno.
E loro due ce la stanno mettendo davvero tutta.

martedì 22 dicembre 2009

Leone alla carriera

Il leone d'oro della 67° edizione della mostra di Venezia va a John Woo:

"Un cineasta che negli ultimi decenni, con la sua rivoluzionaria concezione della messa in scena e del montaggio, ha rinnovato dalle fondamenta, portandolo alla più estrema stilizzazione, il film d'azione, tanto in Asia che a Hollywood. Nei suoi capolavori gangsteristici e bellici Woo ha saputo trasfigurare il movimento iperbolico e la violenza esasperata, attraverso un'originalissima carica poetica e romantica, sostenuta da una tensione figurativa quanto mai personale ed energica, vicina all'allucinazione surreale. L'inconfondibile cinema di Woo mescola i generi e unisce il rispetto di valori classici, come l'amicizia virile e l'onore, ai ritmi vertiginosi e alle coreografie tipiche delle arti marziali".

Ecco una delle scene che preferisco da The Killer:



Ed una da Face Off:


lunedì 21 dicembre 2009

Regali riciclati, come liberarsi di un'intera collezione di carte da gioco Magic.

I regali mi fanno tornare bambino.
Quando da piccolo aspettavo che tornasse mio padre da lavoro, aspettavo sempre di vederlo comparire dalla porta con una scatola tra le mani.
I regali mi rendono allegro. Non importa quanto costino o quanto siano grandi.
Mi sono emozionato dopo aver ricevuto portachiavi, spille o cartoline.

Giornata fondamentale delle vacanze natalizie è lo scambio di regali riciclati con i miei amici.
Ognuno deve impacchettare un oggetto che ha a casa e di cui non si è mai riuscito a liberare. Al pacchetto viene associato un numero. Si parte con l'estrazione.
Vedere un tuo amico (Giovanni, riconosciuto da tutti come lo sportivo del gruppo) estrarre un perizoma brillantinato, non ha prezzo.
Ed anche riconoscere dalla forma del pacco regalo una bottiglia di Uzo ormai andato a male, già riciclato l'anno scorso, non ha prezzo.

Finalmente mi sono liberato delle mie carte di Magic.
E ho estratto dei regali meravigliosi:

Stop delle Spice Girls, un ep contenente anche tra brani tratti dal famoso Live in Istanbul.
Uno zippo verde militare con un teschio sopra.
Il Calisutra, storie di vita e casi dell'amore raccontati dal maestro Franco Califano.

La giornata di ieri è stata importante anche per un altro motivo.
Finalmente riusciremo a dare vita ad un progetto di cui parliamo da almeno un anno.
Seguiranno aggiornamenti.

domenica 20 dicembre 2009

Miracolo


Ho fatto una previsione sbagliata.
Le ultime tre puntate della terza stagione di Californication sono molto belle.
Soprattutto l'ultima, triste ma bella. Con una Rocket man che sancisce definitivamente il declino del nostro scrittore preferito.

Sono bastate tre puntate per rivalutare un'intera stagione.

giovedì 17 dicembre 2009

Chi predica bene e razzola male

Politica, controllo, violenza e Facebook qui, nell'articolo su Repubblica.

Schifani:
"Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi, che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange".

Corretta l'analisi su Repubblica. O schifani vuole essere frainteso aggiungendo qualche pure di troppo, o ha effettivamente detto che Facebook è più pericoloso delle associazioni che agivano negli anni 70.
Tra le altre cose per loro il problema è nato adesso, quando gruppi che inneggiano alla violenza (senza considerare quelli addirittura anticostituzionali, razzisti, omofobi) esistono non da quando è nato Facebook, ma da quando sono comparsi in primi forum ed i primi social network.

Maroni:
"Una cosa è certa - ha sottolineato - qualcosa va fatto perchè non si può accettare che si pubblichino istigazioni all'odio violento".

Ma dai, che lasciate ancora Calderoli senza museruola.

Poesie (forse) utili


Quant'è bello poter leggere direttamente le parole tracciate sul foglio.
Poter studiare le correzioni, le sottolineature, i numeri lasciati in fondo ad una pagina.
Questo è il pregio di questo volume.
Osservare una parola tratteggiata con insicurezza, seguire le cancellature decise e quelle meno rabbiose, osservare il lavoro che c'è dietro la costruzione di una frase poetica e del suo messaggio, da nuovo senso ad una parola che pare fredda e dura, anonima e priva di calore.

Io non ti chiamerò più: vita,
ma ti darò un nome più dolce.

Se il silenzio è più intenso
non solo d'ogni rumore,
ma d'ogni più alta musica;
e la quiete è più vasta
non solo delle tempeste,
ma del respiro delle maree
e dello stesso ritmo dei mondi;
allora quel nome
comprende assai più che la vita.

-.-.-.-.-.-

Lalla Romano - Poesie (forse) utili, Inter Linea

martedì 15 dicembre 2009

Cicchitto.

"Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell'uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda".

E mica è solo questo. Ma anche questo.

lunedì 14 dicembre 2009

Liste.

Ieri da Fazio Umberto Eco ha parlato di Liste.

Stamattina ne compilo una anche io.
Dopo il volto tumefatto di Berlusconi ci sono le persone che:

1) Sono eccitate da quanto è successo.
2) Condannano il gesto, ma sotto sotto esultano.
3) Esultano.
4) In un primo momento hanno esultato, poi si sono ricordate della loro parte migliore.
5) Pensano sia il gesto di un folle.
6) Attribuiscono le colpe di quanto è successo al clima d'odio che si respira nel nostro paese.
7) Hanno considerato l'atto di Tartaglia come non ben riuscito.
8) Condannano il gesto.
9) Condannano chi condanna.
10) Giustificano il gesto.
11) Pensano che questa cosa si ritorcerà contro chi vuole Berlusconi processato.

Mi piacerebbe riportare un esempio. L'ho già citato in commenti a qualche post di blogger che seguo. Anni fa, quando ero rappresentante d'istituto nella mia scuola superiore, mi trovai a dover fare i conti con un un'intera classe di miei coetanei che aveva letteralmente distrutto un albergo durante un viaggio d'istruzione. Completamente.
Avevano sparato con pistole caricate a piombini contro le porte, avevano lanciato dal quarto piano tavoli e sedie nella piscina al piano terra, avevano aperto estintori e aperto grandi fori nei muri. Giustificarono la loro azione dicendo che il servizio non li aveva soddisfatti.

Ho letto stamattina, su molti profili di facebook, su molti profili twitter, su blog e pagine personali, che dopo tutto quello che Berlusconi ha fatto, una statuetta in faccia è il minimo che possa capitargli. Considerando il fatto che queste stesse persone considerano Berlusconi un criminale, il vero atto che potrebbe essere giustificato è il rapimento di quest'ultimo da parte di una Task Force, che lo prende, lo ammanetta e lo mette in galera e soprattutto sotto l'obbligo di processo. Questo potrebbe essere un motivo per cui gioire, non una statuetta in faccia.
Se il servizio non ti piace, tu non distruggi un albergo. Scrivi una lettera di reclamo, e oltre a confidare nel fatto che queste lettere di reclamo possano effettivamente portare ad un risultato, lavori anche perchè in un futuro possano portare a risultati più grandi.
A me spaventa la violenza. L'ho già scritto in passato.
Mi spaventa la violenza degli slogan nelle manifestazioni, negli striscioni. Mi spaventa il sangue freddo di chi comanda l'aggressione contro un corteo, chi inneggia alla guerra civile e al ritorno di un'era in cui la politica era violenza.

Nella lista io sono il numero 11.
Ed anche il numero 12, chi spera che sia solo il gesto di un folle.

domenica 13 dicembre 2009

Attenti che torna indietro...

Berlusconi è stato colpito in faccia da un oggetto.
E la foto fa ovviamente il giro delle tv, anche estere.
Repubblica raccoglie qui tutte le news sulla vicenda, ed anche i commenti più interessanti. Bossi parla di atto terroristico mentre Di Pietro dice di essere contro la violenza ma che Berlusconi istiga.

Io sono certo che Berlusconi sia stato colpito da un Boomerang grande così.
E che adesso questo Boomerang ci torna addosso, e ci facciamo anche male.

Virus A.

Sinceramente non credo che Topo Gigio abbia tutte queste colpe riguardo la questione non ci vacciniamo per la suina.

sabato 12 dicembre 2009

Analogici e Digitali III - Gigi D'Alessio

Ormai quest'esperienza nel reparto Digitali Terrestri in un famoso negozio di elettronica di Fuorigrotta è diventato ufficialmente il tema di quello che - spero - diventerà il mio primo racconto lungo (chiamarlo romanzo mi sa di presuntuoso).
E' il terzo racconto lungo che spero di finire. Ma questo, che va avanti ormai da circa due mesi, rischia davvero di andare in porto.
In ogni caso non volevo scrivere di questo, ma di un dato che considero significativo.
Pochi giorni fa, il negozio lancia una nuova offerta:
Un decoder digitale terrestre giapponese che offre in omaggio al cliente un cd di Gigi D'Alessio annesso. Ho sempre pensato che Gigi D'Alessio fosse osannato nella mia città, con i suoi non dirgli mai, Annarè comm agg fatt a sta luntan a te, Anna si sposa, il mio amore mi rende più forte di un supereroe (che comunque per potersi permettere l'amore della Tatangelo deve essere vero) e così via. Mi credete se vi dico che a Fuorigrotta la gente odia Gigi D'Alessio?
Ne sento dire di tutti i colori, offese, insulti, prese in giro.
La domanda che mi pongono più spesso, e credo sia la peggiore offesa che un cantante possa ricevere, è ma si può avere un altro cd?

-.-.-.-.-.-.-

Post precedenti

Analogici e Digitali II
Analogici e Digitali

I tempi cambiano

Se non è la morte a spaventare i fumatori, si pensa che forse, ossessionati dalla bellezza, sia proprio la paura di perdere quest'ultima a farli smettere.

Il fumo uccide, questo si sa: ma soprattutto rende brutti.

giovedì 10 dicembre 2009

Ultimi giorni

Amo gli ultimi giorni.
Amo quelle ore che mi separano da un evento, gli attimi ed i minuti che servono a far diventare un pensiero, una riflessione, un dato di fatto.
Amo svegliarmi la mattina e sapere che dopo poche ore un mio desiderio, un mio bisogno, una mia decisione diventerà un'azione concreta.

Sono strani giorni gli ultimi giorni.
E mi piace viverli con la fronte alta, sfiorando gli oggetti che non toccherò mai più, buttando lo sguardo verso gli scorci che si conosco bene, a cui non ho mai data tanta importanza, che consideravo scontati e quotidiani.
Amo salutare le persone e dire dai che poi ci vediamo, che poi succeda o meno, è la speranza sincera dell'affermazione a rendermi sereno.
Amo rubare un ricordo degli ultimi giorni, una foto scattata velocemente con il cellulare, un suono registrato, un pezzo di foglio staccato da un muro.
Amo gli ultimi giorni perchè sono uno di quelli che gli ultimi giorni li ha sempre potuti controllare, ho sempre deciso, ho sempre arginato il dolore del distacco.
Conosco gli ultimi giorni frutto della libertà, la mia libertà, e non della forza malefica dell'oppressione, non quelli frutto del ricatto.
Spero di non doverne mai affrontare uno.
Amo gli ultimi giorni perchè come i primi ci si vieta di dimenticarli.

Questa volta non ho preso ricordi. Non materiali almeno.
Trattengo registrata nella mente la colonna sonora di questo ultimo giorno.
Un ripetitivo, ma a suo modo eccezionale, studio per contrabbasso tratto dal 18 studi di Isaia Billè.

(23/11/2009)

martedì 8 dicembre 2009

Superba è la notte.


Non avessi sperato in te
e nel fatto che non sei un poeta
di solo amore
tu che continui a dirmi
che verrai domani
e non capisci che per me
il domani è già passato.

Questa è la mia preferita, di un libro pieno zeppo di parole perfette che vi consiglio di leggere.

-.-.-.-.-.-.-

Alda Merini - Superba è la notte, Einaudi

lunedì 7 dicembre 2009

No B-Day

Quello che penso della manifestazione di sabato contro Berlusconi è compendiato nel commento ad un post intitolato Ci vai o non ci vai? sul blog di Francesco Costa.

Il commento al pensiero di Francesco Costa, di cui vi invito a seguire il blog, è il seguente.

In qualsiasi altro paese manifestazioni del genere portano a risultati. In un paese civile, non perfetto ma civile, azioni del genere portano a consapevolezza, ad informazione. Una manifestazione si traduce in un dato di fatto: I cittadini sono scontenti, bisogna rivedere le azioni di governo o dimettersi.
In Italia non è così.
Dopo qualche anno di riflessione sono arrivato anche io alla conclusione che bisogna differenziare i metodi di protesta.
I problemi sono diversi? Bisogna trovare nuovi metodi. Cambiare radicalmente l’opposizione. Smuovere culturalmente le fondamenta dello stato. Le manifestazioni in piazza non sono sbagliate oggettivamente, sono una perdita di tempo in questo caso e soprattutto in questo caso in Italia.
Non siamo capaci di fare altro che scendere in strada a “smuovere gli animi”. Contro Berlusconi dalla mattina al pomeriggio, poi torniamo a casa ed attacchiamo il nostro decoder con Mediaset Premium per vedere l’anticipo del sabato.
Queste non sono contraddizioni personali, sono atti che vanificano qualsiasi tipo di protesta.

Musica ed Emergen(ze)ti. II

Vi presento due gruppi.
Giusto per fare un po' di pubblicità, che fa sempre bene.
Iniziamo col dire che i due gruppi hanno qualcosa in comune, il batterista, che suona molto bene ma che non è poi così tanto forte come portiere di calcetto.

Ieri sera in un Duel particolarmente affollato si sono esibite le band dell'etichetta Materia principale.
E' un esperimento che porta i suoi frutti, un lavoro evidentemente accurato e mosso da passione e volontà di rinnovamento. Non sono d'accordo su tutte le scelte di produzione, ma è chiaro che un'etichetta che si rispetti e che cerchi di allargarsi sul territorio debba avere un ampio ventaglio di artisti sotto la propria ala.
i The gentlemen'S Agreement si vestono come perfetti coltivatori di tabacco e cambiano volto alla tradizione country. Che genere è non lo so, ed è buona cosa, sono liberi di fare esattamente ciò che dice loro la testa. E lo fanno anche bene.
Mi ha colpito il loro lato malinconico, in parte bagaglio del genere primario cui attingono, il country, sempre pronto a ricordarci quanto ci manchi ogni cosa che possa mancarci. In parte dovuto all'uso di strumenti poco usati nella scena indipendente, tromba, ukulele, contrabbasso.
E mi ha colpito invece la risposta che loro stessi danno alla malinconia che si portano dietro, grandi sfuriate complessive, sfoghi di fiati ed urla, cover ripresentate con maestria e completamente riviste (Beatles, Carosone).
Vanno seguiti, e soprattutto va comprato il loro cd.
Intanto guardate qui il video di uno dei miei brani preferiti.

Il secondo gruppo è un gruppo composto da amici. Portano il nome di chi deve sopportare le loro prove giornalmente. Loro sono incredibilmente bravi ma non consiglierei a nessuno di trovarsi separato dalla loro elettronica solo da un muro, neanche troppo spesso.
Portano in scena uno spettacolo arricchito da proiezioni visuali divertenti ed inquietanti.
Anche loro fanno esattamente ciò che vogliono.
Per farvi un'idea, però, dovete ascoltarli e venire alle loro serate.
Non c'è verso altrimenti di capire il loro lavoro.
Sono i Revenaz Quartet.

-.-.-.-.-.-.-

Post precedenti

Musica ed Emergen(ze)ti



domenica 6 dicembre 2009

Oh, anche Morgan ci è arrivato.

Fini non ritratta.
Morgan si.

E poi i governi, Prodi, e chi lavora e chi non lavora.

sabato 5 dicembre 2009

Estiquaatsi.

Ieri Niente di Personale in onda su La7 mi ha ricordato della grande invenzione di Lillo e Greg.
Il capo indiano Estiquaatsi.

giovedì 3 dicembre 2009

Saviano su Repubblica Tv

Ecco, tornando al digitale, oggi ho potuto vedere su Repubblica Tv l'intervista a Roberto Saviano.

Il punto più interessante?
Il fatto che le mafie non ricostruiscano il sud perchè fa loro comodo tenerlo nell'ombra. Tenerlo in perenne situazione di crisi, non perchè non sarebbero capaci di investire sul territorio, ma per scelta e strategia che si potrebbero definire prima di guerra che di marketing.

Analogici e Digitali II

Il discorso sull'avvento del digitale non può esaurirsi in poche righe.
Pare però che le nuove proposte televisive siano accolte favorevolmente. Sempre ammesso che funzioni. Quando al negozio arrivano i clienti lamentandosi del fatto che il digitale non funziona non capiscono che i fattori in gioco sono tanti.
Il maggior problema comunque deriva dal fatto che in Campania, dove tutto ciò è ancora troppo fresco, il segnale è ancora ballerino.

Io sono uno dei fortunati che non ha avuto problemi con i decoder e con il segnale.
O forse, semplicemente, "lavorando nel settore" so come arginare i danni ed affrontare i problemi.
I canali in chiaro mi piacciono. Mi piacciono tutti i canali dedicati allo sport. Mi piace poter guardare i telegiornali un'ora dopo dalla messa in onda ed apprezzo i programmi di approfondimento della Rai.

Forse bisognava dare più informazioni proprio tramite la televisione.
Forse non si dovevano lasciare i negozi in balia del bisogno di informazione dei clienti.
Vi assicuro che si tratta di un vero e proprio assalto. I ragazzi e le ragazze che lavorano nei negozi di elettronica, in questi giorni, si trattano con il cameratismo tipico che caratterizza i tempi di guerra.

mercoledì 2 dicembre 2009

Ed infatti...nemmeno ritratta.


Che sia l'ora per il giovane Fini di camminare da solo?
Sarà pronto?
Nasce o non nasce questa Destra lontana dal maganello di cui parlava Montanelli?

Resta una soddisfazione, almeno per me. Una consolazione amara si, ma sempre una consolazione.
Ciò che veramente mi incuriosisce è vedere quanto una considerazione su una vicenda personale sia diventata una linea di partito. La difesa di Berlusconi dalla "congiura" mossa dai giornali, dai pm, dai comunisti è diventata una linea da seguire, vero presupposto di una nuova ideologia politica.
Pensarla diversamente sulla questione di Berlusconi vuol dire andare contro il partito.
Oppure no? Cioè siano chiari, con Fini almeno, non con noi.
Le questioni private di Berlusconi sono problemi personali su cui non conta prendere una posizione oppure sono di fatto questioni politiche?
Fini può ancora portare avanti il suo pensiero rimanendo nel Pdl?

Dalle ultime dichiarazioni pare di no:

Scajola: "Le dichiarazioni di ieri dimostrano una volontà e un'azione che è diversa dalla considerazione e dalla linea del Popolo della Libertà"

Gasparri: "Certe cose bisognerebbe evitare non solo di dirle, ma perfino di pensarle"

martedì 1 dicembre 2009

Secondo me, nemmeno ritratta.

Cosa Fini pensa di Berlusconi è sempre stato così ovvio che credo non ci sia bisogno nemmeno di spiegazioni aggiuntive. Spero vivamente che non ci sia alcun comunicato per ritrattare e veicolare un concetto così chiaro.

E soprattutto per modificare la comprensione di ciò che abbiamo letto e sentito.

Ringraziamo un microfono che ci regala questo momento di magica realtà.

lunedì 30 novembre 2009

Figlio mio. Ovvero quando la rete non perdona.


L'interessante lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica la trovate qua.
Perchè interessante?
Vi segnalo qualche punto saliente, così alla fine tiriamo le somme.

"[...]Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
[...]Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.[...]Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. [...]Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni. [...]

Bene, asciughiamoci la lacrimuccia. Poi mettiamo la giacca, scendiamo di casa, ragiungiamo la prima libreria disponibile e compriamo Comandare è fottere edito da Mondadori.
Questo libro, scritto proprio da Celli, tratta del magico mondo dell'arrivismo e delle scalate sociali. Sarà sicuramente un libro critico, ironico, su un mondo che Celli conosce bene e quindi può provare a smantellare, direte voi.
Invece no.
Cito da Ibs:
Questo è un libro che non fa giri di parole. Che magari mentre tu stai lì a farli, gli altri ti soffiano la poltrona da sotto il sedere. Il mondo del lavoro è una giungla, con poche regole e tanti aspiranti leoni. Lo sa bene Celli, che per anni è stato ai vertici delle maggiori aziende italiane. E allora risultano inutili, se non addirittura ridicoli, i discorsi buonisti e politicamente corretti sulle strategie per fare carriera. In questo "piccolo vademecum per bastardi di professione" l'ex presidente della Rai dice tutto quello che di solito in proposito si tace. Ovvero che, alla faccia dell'utopia delle pari opportunità, "nascere bene" aiuta eccome. Così come aiuta saper scegliere la persona giusta da servire per poi abbandonarla quando serve, selezionare alleati e nemici, usare l'arte della seduzione e della finzione. E quando arrivi poi, consiglia Celli, non guardarti indietro, sii sempre pronto a succedere a te stesso o a farti rimpiangere attraverso i successori.

Caro Celli, la lettera effettivamente a qualcuno sarà anche piaciuta.
Ma la rete non perdona.

domenica 29 novembre 2009

Facciamo schifo.

Facciamo schifo dice Erri De Luca su Rai Tre, ospite da Fazio.
Parla degli immigrati. Accenna all'essere cristiani. Con lo sguardo, più che con le parole, parla di chi da cristiano manda via la gente poco prima del Natale.
Parla di chi si occupa di questi "sgomberi", di chi glielo permette, e di chi l'ha permesso votandoli.
Parla del suo nuovo libro il peso della farfalla edito da Feltrinelli.
E' un tema che amo quello delle cose che hanno peso, piccole o grandi, di cui spesso si dimentica il valore.
Parla del rapporto dell'uomo con il regno animale, con la terra, ancora, con le scritture sacre.
E' sempre lui, ovunque si trovi.

Serie Tv II - Dexter

La terza serie di Californication è veramente veramente brutta, volgare e noiosa.
Siamo già alla puntata numero nove e purtroppo si sta realizzando ciò di cui avevo paura: non si riprenderà mai più.

Aspetto invece che finsca in America la trasmissione della quarta serie di Dexter, per cominciare a vederla.
Tra le tante serie che ho seguito, e non sono tante a dir la verità, Dexter è quella che più mi ha appassionato. Scusatemi estimatori di Lost, ma io tutti i vostri intrighi non li reggo.
Poi quella questione di dobbiamo spostare l'isola, di cui ignoro il significato, mi ha sempre fatto ridere. Alcuni amici appassionatissimi rivelarono questa news una sera in un pub. Non l'ho mai dimenticata. Dobbiamo spostare l'isola. E' troppo anche per me. E sono cresciuto a pane e fantascienza, eh. Però dobbiamo spostare l'isola mi sembra veramente una frase da ultimo rigore speriamo che lo segniamo così passiamo il turno.
Dexter dovete seguirlo. Drammatico, intrigante, affascinante nella trama e nello sviluppo dei personaggi.
Miami è una città che quasi esplode di musica e violenza. Di ritmi cubani e pelle colorata.
Dexter Morgan lavora come ematologo per il dipartimento di polizia di Miami. Nasconde un segreto però, lavora di notte, uccide e fa a pezzi le sue vittime.
Segue un codice, che gli permette di rimanere nel giusto e di non farsi travolgere da questo lato oscuro. Cerca disperatamente di diventare un essere umano normale.
Questo è uno degli estratti che preferisco.

sabato 28 novembre 2009

Tutto nuovo.



A me sembra profetico.
A voi no?

Scion Scion

si Parigi tenesse lu mer...VI

Certo, la gigantesca Torre Eiffel colpisce.
Ma l'enorme cortile del Louvre, quello interno, ha seriamente rischiato di farmi venire un colpo.
Ciò che forse colpisce di più, è il fatto che il museo più famoso ed importante del mondo (lo possiamo considerare così senza alcun dubbio) è anche perfetto esteticamente. Da dentro, da fuori, da qualsiasi angolazione tu possa guardarlo, lo troverai sempre incantevole.
Il cortile, le famose piramidi, gli altissimi soffitti interni.
Mi chiedo quanto tempo ci voglia per non farsi più colpire da queste immagini.
Entrare nel Louvre può diventare abitudine?
Spero che lo diventi per me, oltre che per le ovvie questioni di cuore, anche per questioni di studio.
Di arte non ne capisco così tanto, ma quale posto migliore per imparare?



Sono ridicolo quando provo a leggere qualcosa in Francese. Ma non è detto che possa diventarlo sempre meno con lo studio e l'applicazione.
In più sono circondato da persone molto pazienti, che sopportano il mio incedere balbettante tra nasali ed -r- che proprio non mi riescono, che sopportano le parole storpiate ad alta voce.
Rientrando in casa scopro che il piccolo Thomas (gattino rosso che ancora pesa meno di 1 kg) ha fatto ormai amicizia con l'adulto Deckard (gattone grigio e nero che ancora non pesa meno di 8 kg) e che dormono insieme, l'uno vicino all'altro, ai piedi del mio letto.

venerdì 27 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...V

A me il Francese non dispiace.
A lei poi non ne parliamo proprio, è la lingua che ha scelto di studiare, figuriamoci.
Ma al signore austriaco nel pullman 69 che ci porta a Gambetta il francese non piace.
Anche se vive da vent'anni a Parigi, la sua personale lista di lingue che adora e che, per inciso, sa anche parlare prevede al primo posto l'Italiano, poi il Tedesco, poi il Portoghese poi lo Spagnolo e poi il Francese.
Il Francese gli sembra una lingua piatta. Come nelle canzoni, dice, in cui i francesi sembra sempre che parlino. Stasera è stato al Louvre, perchè è un pittore, e studia dalle opere dei maestri.
Parliamo di quanto sia strano entrare nel Louvre e vedere così tante opere italiane.
Poi penso che per ora è molto meglio che stiano lì, al sicuro, in un posto grande, bello ed importante.
Forse al momento non saremmo capaci di tenerli allo stesso modo, all'altezza della loro importanza e bellezza. Però appena risolviamo i nostri problemi, che sia tra un paio d'anni o dieci, bisognerà pure tornare a riprenderseli tutti, no?

si Parigi tenesse lu mer...IV

Il musée d'Orsay, oltre ad essere incredibilmente bello (mai aggettivo fu più riduttivo), è anche incredibilmente gratis.
Se studi nella comunità europea ed hai meno di 26 anni entri senza pagare un euro.
Anche usufruire del guardaroba non costa un euro.
Quindi, pagando esclusivamente il biglietto giornaliero del pullman e metro - costo 5,40 euro - io ho ammirato questo:


e questo:


e questo:


Tra le altre cose, eh.

si Parigi tenesse lu mer...III

Sono un testone.
Ma un testone che non ha problemi a ritrattare le sue considerazioni.
Sono qui solo da due giorni, e domani torno a casa, troppo poco il tempo trascorso qui per dare giudizi. Al primo impatto, però, questa città mi appare eccezionale.
Tutto grande, tutto gigantesco, eppure il solito aspetto confusionario delle grandi metropoli qui non si percepisce. Capisco chi ama questa città, e capisco chi decide di rimanerci dopo esserci stato una volta soltanto.

martedì 24 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...II

Leggete il post precedente.
Poi immaginate come ogni tappa di quell'elenco posso andare a finire male.
Alle nove ero all'appello, ma l'esame, scopro dall'ennesimo cartello affisso (la mia è un'università ANCORA molto analogica, e sfido gli amanti del vintage a trovare in questo un qualche aspetto positivo), è spostato inesorabilmente al giorno 30. Proprio il giorno in cui inizio a lavorare.
Ma non demordo, e tra l'altro essendo le nove del mattino ho pensato che con un volo da prendere, la felicità del viaggio, incontrarla come in un film in un aereporto internazionale, fosse solo un piccolo incidente di perorso, una deviazione normale in una giornata diretta verso la felicità.
Ed invece no.
Torno a casa, sudato, molto sudato. Considerate che alle 9:00 ero a Via Marina ed alle 9:40 ero già nuovamente a casa. Cerco di riposare un'oretta.
Vado da Fernanda, prendo la valigia in sua custodia e scopro che non mi accompagnerà con Corrado allaereoporto, ma che ci penserà Giulio. Però mi ha preparato dei biscotti. (Nota positiva della giornata)
Arriviamo in orario a Capodichino. Aspettiamo un'oretta per il check in.
Dopo aver già messo la valigia sul rullo trasportatore sento l'addetto Easy Jet pronunciare queste parole:
- La sua carta d'identità è scaduta -.
Un flashback mi porta a qualche mese fa, quando con modesta gioia scoprivo di non dover rinnovare la carta d'identità poichè una legge aveva esteso la sua validità per altri dieci anni.
Ed un addetto del comune aveva detto che non c'era bisogno di timbri ne niente.
Ecco l'intoppo.
Censuro la mia reazione, che ammetto, è stata abbastanza dura.
A nulla serve correre fino al comune di Fuorigrotta per provare a rinnovare immediatamente la carta. Tutto, tutto, tutto inutile.
Come finisce questa storia?
Con Giulio, la cui figura si staglia alta ed imponente contro il cielo azzurro, pronto a bruciare con un accendino la nuova prenotazione per prendere l'aereo di domani.
E con una foto. Se aguzzate la vista potete vederlo. Quel puntino è l'aereo che parte senza di me.


lunedì 23 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...

Allora, siamo pronti.
Domani sveglia alle 07:15.
Ore 09:00 Appello a Via Marina per l'esame di Storia dell'arte moderna.
Che sia riuscito a fare l'esame, che abbia accettato il voto o meno, alle 10:30 Giulio, Fernanda e Corrado mi aspetteranno con una macchina fuori all'enorme palazzo di vetro.
La missione è non farmi perdere l'aereo che deve portarmi a Parigi.
Ho dei grandi amici, no?

Nello zaino (ricordate il gioco della valigia e degli oggetti da portare?) metto:
Il bel libro di Guido Stabile I rami della tua essenza, alcuni libri da portare alla mia dolce metà che esplicitamente mi ha chiesto di non essere chiamata così nei post del blog, la moleskine di quest'anno, ed i racconti che sto correggendo in qualità di Editor.
I libri per la mia dolce metà sono Le città invisibili, Eremita a Parigi (E' una studentessa erasmus), ed un terzo che non posso rivelare perchè è una sorpresa per lei.

Prossimi post da Parigi, quindi.
Che sarebbe na piccola beri.

venerdì 20 novembre 2009

Sette opere di misericordia e la mia Settembrina

Due notizie, una buona ed una cattiva.
Quella cattiva è che l'esame che dovevo sostenere stamattina mi è stato spostato, tramite comunicato affisso alla porta del professore, alla mattina del giorno 24. Mi presenterò all'esame con lo zaino da viaggio, sperando di poterlo sostenere per primo e di poter volare verso Parigi con quest'esame in meno. Magari assicuro al Prof che le opere comprese nel programma che portiamo le andrò a vedere al Louvre.
La notizia buona è che, dopo essersi afflitti sui problemi che causa un esame spostato, io e tre colleghi abbiamo deciso di andare a vedere le sette opere di misericordia di Caravaggio al Pio Monte della Misericordia. Dopo ovviamente esserci sentiti decisamente imbarazzati dal fatto che in tanti anni nessuno di noi l'avesse non solo mai vista, ma mai nemmeno cercata.
Insomma, ho visto Santa Sofia ad Istanbul, importanti musei in tutta Europa, ma non ho mai visto un capolavoro che ho a pochi chilometri da casa mia.
Ancora più imbarazzati chiediamo indicazioni, e dopo aver sbagliato diverse volte strada (!) finalmente troviamo la chiesa.
L'opera la si può vedere, insieme alle altre sei, gratuitamente. Ma vi consiglio di pagare il biglietto per tre motivi. Il primo è che il museo annesso alla chiesa è molto interessante, permette tra le altre cose, di verificare quanto Caravaggio sia grandioso. Il secondo motivo è che il museo, situato ad un piano superiore, permette di vedere l'opera di Caravaggio dall'alto, da un palchetto appositamente creato per permettere a nobili e funzionari di osservare la cerimonia e l'opera da una posizione privilegiata. Osservare l'opera dall'alto è un'altra cosa. Annullato ogni disturbo dovuto all'illuminazione della chiesa, tutto viene compreso in modo migliore, dai colori ai particolari.


Il terzo motivo è che la mostra sui dipinti e ritratti di donne è veramente affascinante. Le opere sono tutte recenti. Tre stanze in cui si possono ammirare dipinti di Capocci (bellissimi Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo e la civiltà), Romano (I tristi effetti della guerra), Toro, Migliaro.
E poi c'è lei. Mi sono accorto della sua presenza tra tutti i dipinti dell'ultima stanza. Al centro del muro, con un mucchio di grappoli d'uva davanti ai piedi, è lì che sorride alla stanza intera. Possiamo dire che è stato amore a prima vista. Amore che ha suscitato le risate dei miei colleghi prima e della mia dolce metà poi, che su Skype ha detto queste precise parole - Non è che mi piaccia tanto -.
Non so perchè sia attirato così tanto da un quadro del genere. Ho provato a dare diverse spiegazioni. La prima è che forse il mio gusto è facile da stuzzicare, e la mia attenzione semplice da richiamare. La seconda è che quel sorriso mi riempie di serenità. Dico davvero. La metterei ai piedi del letto per svegliarmi ogni mattina con quel suo sguardo pieno di pace, con quella gioia negli occhi semichiusi, con i capelli appena mossi dal vento.


(Mario Borgoni - Settembrina)

giovedì 19 novembre 2009

Platini

E' così chiaro che in partite importanti, finali, semifinali, spareggi per l'accesso ai mondiali ci sia bisogno che tutto avvenga all'insegna della correttezza. Non si può rubare in una partita così importante una cosa così importante.
Suvvia, mettete un televisorino a bordo campo che così ci passa la paura.

Trapattoni su Repubblica.it

mercoledì 18 novembre 2009

Analogici e Digitali I

La questione, sebbene molti cerchino di ridimensionarla è tremedamente seria. Lo è perchè in Italia la televisione è una questione tremendamente seria. Non so se dipenda da noi utenti e pubblico o da chi ci ha fatti diventare utenti e pubblico. Dove finiscono loro e cominciamo noi?
Ho avuto modo, e ne avrò anche il prossimo mese, di lavorare come promoter in un negozio di elettronica. Mi occupo, appunto, di digitale terrestre. La televisione in italia è importante perchè le persone sentono di averne bisogno e forse ne hanno davvero bisogno.
Non basterebbe un blog aperto appositamente per pubblicare quello che ho visto e sentito in quel negozio (non a caso da circa un mese non ho difficoltà a scrivere pagine e pagine sull'argomento), e che spero di vedere e sentire ancora il mese entrante, per capirci qualcosina in più.

Oltre alle questioni e le polemiche sul fatto che il digitale sia stato imposto, sul fatto che ad alcuni appaia come un metodo per far entrare soldi, pochi si sono soffermati sulla quantità incredibile di prodotti spuntati come funghi.
E la battaglia tra Sky e Mediaset? Come finirà?
Dipollina su La Repubblica parla di dispettucci, che hanno però tutta l'aria di essere piccole dichiarazione di guerra.
E poi lo switch over ieri a Roma, un macello.

Seguiranno aggiornamenti.

martedì 17 novembre 2009

Sfide, Mondiale 2006


La carriera di uno dei più grandi geni del calcio doveva finire così. Le spalle al campo e nemmeno un saluto ai compagni, al calcio, alla coppa del mondo.

Diario di un editor I.


L'anno scorso è stato l'anno della figura dell'Editor.
La faccenda di Carver e del suo editor Gordon Lish a suo tempo ha scatenato un putiferio su cui, lo ammetto, non ho preso una posizione precisa.
In realtà la questione in America va avanti da più di vent'anni ed in Italia appare con Baricco nel 1999.
Alla fine del post vi linkerò l'articolo da leggere, qui vi riassumo brevemente i punti essenziali. Anzi, l'unico punto essenziale.
Il freddo occhio di Carver, quello che lo ha reso una delle voci più importanti della letteratura mondiale, così freddo non era. Le lacrime erano asciugate a furia di correzioni e tagli dal suo editor Gordon Lish. Per Baricco è la prova della profondità di Carver e dell'astuzia di Lish che intuendo il punto forte dell'opera carveriana l'ha resa omogenea e soprattutto unica. Ma leggo nelle sue parole un senso di stordimento che tutti gli amanti di Carver non possono fare a meno di provare facendo i conti con questa realtà.
Questo è il punto di partenza. Sono indeciso, combattuto ma anche affascinato da questa figura.
In questi giorni correggerò alcuni racconti di uno scrittore emergente. O almeno ci proverò, considerando la mia scarsa competenza in merito.
Discutendo con lui ho scoperto che il suo primo editor ha provato a stravolgere il senso e l'anima dei suoi scritti. E leggendo le sue parole ho scoperto che la tentazione di sovrapporre la propria voce a quella di un altro, è molto più forte sulla pagina scritta che in un litigio.

lunedì 16 novembre 2009

Musica-gioco, ancora, in Tv

"Comunque guardi, finché ci sono io X Factor è salvo. Sul serio. Chi crede che abbia portato in trasmissione gente come De Gregori e Fossati, che oltretutto hanno fatto crescere l'audience? X Factor finirà quando smetteranno di guardarlo i musicisti, perché siamo l'unica trasmissione che tratta bene la musica. Quando mai la De Filippi saprebbe farlo? Anche per questo sto puntando a un repertorio più alto. Quando mai si era sentita in tv la deliziosa satira di costume di Giornali femminili di Tenco? Io l'ho fatta fare a uno dei miei ragazzi qualche settimana fa. Il mio vero lavoro è lottare ogni settimana coi funzionari Rai per la scelta dei brani: la cosa più colta che propongono è Uomini soli dei Pooh, già i Beatles sono troppo vecchi. Anche per questo, è un impegno totalizzante, la tv."

Non sono tanto convinto che Morgan creda davvero a quello che dice. Certo, essendo parte del meccanismo della musica-gioco in Tv, non può davvero vedere quanto sia labile la differenza tra il suo X-Factor e Amici della De Filippi.
Credo che sia abbastanza chiaro, il problema non è certamente l'ospite che inviti, o la cantante con cui un ragazzo può fare un duetto, quanto i pilastri su cui si basa questo tipo di divulgazione musicale. C'è bisogno di scelte radicali, di un rinnovamento totale.
In ogni caso, all'ultima domanda dell'intervista su Repubblica (che trovate qui per intero) , Morgan risponde facendo un nome che mi fa piacere leggere.
E' uno di quei periodi in cui leggere di un po' di vita passata fa veramente piacere.

sabato 14 novembre 2009

Sempre peggio

L'articolo riepilogativo su Repubblica non fa altro che confermare quanto siano state dolorose le ultime ore di Stefano Cucchi.

"Sul pavimento delle camere di sicurezza del Tribunale. Dove il 16 ottobre, tra le 9.30 e le 12.30, tre agenti della polizia penitenziaria gli hanno spezzato la schiena a calci e pugni prima ancora che un giudice lo processasse. Eppure, questa verità, che dobbiamo al coraggio di un giovane detenuto africano, S. Y. (di cui "Repubblica" ha dato conto qualche giorno fa), non chiude la storia. Perché a finire il lavoro avviato dai tre uomini in giubba blu - Nicola Minichini, Corrado Santantonio, Antonio Domenici - è stata la "negligenza", "imperizia", "imprudenza" di tre uomini in camice bianco."

Leggi l'articolo completo

mercoledì 11 novembre 2009

Mi è piaciuto ma moderatamente.

Perchè Saviano le parole le usa meglio sulla carta. Molto meglio sulla carta.
Ciò non toglie che il programma sia stato oltre che interessante, appassionante, ricco di spunti ed in alcuni momenti commovente.
Parla dei Casalesi, della strage di Castelvolturno, della Politoskaia, di Ken Saro - Wiwa.
Tra tutti gli interventi ho apprezzato particolarmente quello su Varlam Tichonovic Salamov, e sulla sua anima che lo scrittore non credeva di possedere finchè non hanno provato a portargliela via.

Nel caso in cui l'abbiate perso credo che già da domani sul sito della rai troverete i contributi multimediali.

martedì 10 novembre 2009

Muri


The people you've been before
That you don't want around anymore
That push and shove and won't bend to your will
I'll keep them still

-.-.-.-.-.-

Elliott Smith - Between the bars

lunedì 9 novembre 2009

Inquietante Giovanardi

Per Giovanardi ad uccidere Cucchi è stata la droga.

"che ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi c'è il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".

Cucchi era fragile a detta di Giovanardi.
Magari con 40 kg di più poteva resistere alle botte, no?

Mentre leggo...Lettera al padre

Oggi giornata da diluvio universale.
Ho scoperto che le scarpe che credevo invernali ed antipioggia non sono nè così tanto invernali nè così tanto antipioggia.
Meglio munirsi di un paio di galosce, che seppur brutte (Sono brutte davvero*), permettono di non tornare a casa con i calzini spugnati.

"Non si tratta dunque di quel traguardo, ma solo di un avvicinarvisi da lontano, sia pure in modo dignitoso; non è poi necessario volare fino al sole, in fondo basta strisciare sulla terra fino a un posticino pulito dove a volte il sole appaia e ci si possa scaldare un poco."

-.-.-.-.-

Franz Kafka - Lettera al padre, Feltrinelli
* Mi riferisco esattamente alle tue galosce.

venerdì 6 novembre 2009

Verità?


Sesso, bugie e videotape. Ma anche conflitto di interessi, misteri su donne che vanno e che vengono, telefonate intercettate, mafiosi che lasciano bombe, mafiosi che promettono teste tagliate e corpi esposti in piazza, risposte che si contraddicono e mesi di trepidante attesa per ottenerle.

Non so se siano stati ingaggiati esperti del mondo comunicativo o degli sceneggiatori per riuscire a limitare i danni. Sono certo però, che con tutto il tempo che hanno avuto, potevano lavorare meglio.

Le risposte alle 10 domande poste da Repubblica al Premieri qui.

giovedì 5 novembre 2009

Croci.

Sulla questione dei crocifissi nelle scuole credo che Luca Sofri, sul suo Blog Wittgenstein, si sia espresso meglio di tutti.
Ancora una volta una questione ideologica?

Le ultime dichiarazioni dimostrano esattamente questo:

"Io dico - dice il prelato - che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari. Questa è veramente una perdita. Dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede". (Tarcisio Bertone)

Cosa vuol dire conservare il crocifisso per chi non crede?

"Che l'Italia sia un Paese in cui il cristianesimo è la sua stessa storia lo sappiamo da sempre. Non abbiamo fatto ancora ricorso perché non c'è stata una riunione del Consiglio dei Ministri dopo la sentenza. Ce ne occuperemo venerdì mattina - aggiunge - E' una delle decisioni che, molto spesso, ci fanno dubitare del buon senso di questa Europa." (Silvio Berlusconi)

Vorrei ricordare che il simbolo di cui parla il nostro presidente del consiglio è simbolo per i Cattolici, non per i Cristiani tutti.

"Una stronzata" (Umberto Bossi)

Il quale mi troverebbe anche d'accordo, se non fosse che per lui la suddetta stronzata è la disposizione europea, e non la discussione che ne è nata poi.

"E' una sentenza che merita una discussione, un approfondimento, spero senza spirito di crociata, senza anatemi reciproci". (Nichi Vendola)

Quest'ultima si commenta da sola.
Il post di Sofri lo trovate qui.
Le citazioni, invece, sono riportate da Repubblica.it.

mercoledì 4 novembre 2009

Una cosa divertente che non farò mai più

Wallace non è mai delirante. Ma se proprio vogliamo utilizzare questo aggettivo dobbiamo prima di tutto applicarlo alla realtà, alla nostra vita, ai nostri giorni frenetici e ricchi di assurdità che continuiamo a portare avanti. Ci portiamo come strascichi, paranoie e fissazioni. Tutti lo facciamo, anche Wallace lo ammette.
Mi diverte molto immaginarlo, lui che si definisce per metà agorafobico, su questa grande nave da crociera mentre organizza appostamenti alla donna che gli pulisce la cabina, o mentre osserva lo zoo che popola il grattacielo galleggiante chiamato Nadir.

"Winston 3p ed io abbiamo raggiunto quel livello di maestria quasi zen in cui è il ping pong che gioca noi - gli affondi, le piroette, le schiacciate e i recuperi sono esternazioni automatiche di una sorta di armonia intuitiva fra l'occhio, la mano e l'istinto primordiale di uccidere - in un modo che ci lascia i lobri frontali liberi di blaterare assurdità durante il gioco [...]"

Tutto, ogni incontro, ogni persona è riportata con precisione, nei difetti e nelle ossessioni.
E' una ricerca quella di Wallace, sempre speranzoso, fiducioso, nè è prova l'ironia che strapperebbe risate anche al lettore più triste, di trovare una falla, una crepa nel terribile mondo che abbiamo creato, nel terribile genere umano che siamo diventati.
Tutto ciò che è scritto in questo libro è vero. Le crociere esistono sul serio e la gente che ci va è gente come noi. E' gente vicina a noi.

Il sistema di note che Wallace, a detta dei critici, utilizza per riportare la realtà a ciò che è sul serio, un intricato groviglio di riferimenti, nozioni, corrispondenze, mi ha lasciato completamente spiazzato. E' un modo perfetto per rappresentare la realtà, questa nostra enciclopedica vita.
Cito la nota 137a, un esempio di ironia rarissima:

"137a. (cioè quando durante un'assemblea a scuola uno psicologo locale ci mise tutti in stato di ipnosi teoricamente leggera per un'esperienza di visualizzazione creativa, e dieci minuti dopo tutti quelli dell'auditorium uscirono dall'ipnosi tranne purtroppo il sottoscritto, e finii per passare alcune ore con le pupille dilatate in trance irreversibile nell'infermeria della scuola, con lo strizzacervelli sempre più nel panico che provava a tirarmi fuori da quello stato con sistemi sempre più drastici, e i miei genitori avevano quasi deciso di fargli causa per l'episodio quando io da allora in poi ho deciso con ferma e serena risoluzione di tenermi alla larga da ogni tipo di ipnosi.)"

-.-.-.-.-.-.-

David Foster Wallace - Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax

martedì 3 novembre 2009

Risposte serie.

Ai provini per quest'edizione del Grande Fratello, alla domanda cosa porteresti su un'isola deserta c'è chi ha risposto: I soldi.

Nel paese dei mostri selvaggi



Andate a vederlo.
Personalmente mi ha ricordato di quel periodo della mia infanzia in cui oltre ad immaginare nuovi mondi, potevo addirittura vederli e toccarli.
E ricordo perfettamente il giorno in cui tutto questo non è accaduto più.
E ricordo che volevo essere triste, volevo essere scontento per l'assenza di quelle magiche avventure che riempivano i miei pomeriggi. Ma non lo ero ed in me cresceva la consapevolezza che prima o poi tutto quello che vedevo doveva dissolversi e scomparire.

lunedì 2 novembre 2009

Novità sul blog.

Da oggi il blog è raggiungibile tramite l'indirizzo

www.alessiostrazzullo.com

Un team abile e preparato sta lavorando ad un sito personalizzato che, ve lo assicuro, sarà pieno di effetti speciali e sarà accompagnato da squallidissimi file midi di Claudio Baglioni.

Un abbraccio.

domenica 1 novembre 2009

Altri colori.

Altri colori come i colori di Istanbul, il rosa prima di tutto.
Adoro questo libro, adoro la perfetta via di mezzo che Pamuk ha trovato per scrivere un romanzo che romanzo non è ed una autobiografia che autobiografia non è.
Come Istanbul, questo lavoro è una raccolta di pensieri, la maggior parte pubblicati su riviste note e meno note, ma inserite in uno schema preciso, in una struttura architettata con precisione.

Così Pamuk ci parla dei gabbiani sotto la pioggia che osserva dalla finestra quando cerca l'ispirazione e quando fruga nelle sue inquietudini. Ci elenca teneramente le attività che svolge con sua figlia Ruya, ci racconta di quando la sua piccola è triste. Ci descrive il panorama, non uno in particolare, ma il suo concetto. Ci racconta dell'angoscia del terremoto ad Istanbul, dei battelli che navigano sul Bosforo che tanto ama.

Ci parla dei libri che ha amato, degli autori che l'hanno reso meno solo su questa terra. Ci parla di quello che ha capito della letteratura e della vita.

"In sintesi: la vita non assomiglia a quanto si racconta nei grandi libri, ma alla struttura del libro che avete fra le mani. [...] La vita non ha un senso, ha semplicemente una struttura. E se venite a dirmi: -Ma questo lo sapevamo già! Per dimostrarlo c'era forse bisogno di scrivere un libro di seicento pagine? -, allora la mia risposta sarà: - Tutti i grandi romanzi si scrivono per dimostrare quelle verità che voi già conoscete, ma che non siete in grado di accettare perchè in merito non è stato scritto ancora un grande romanzo -. "

Ed ancora il suo rapporto con la Turchia, con l'occidente, con le grandi città europee, con la capitale del mondo e gli americani.
Ci parla del suo rapporto con i romanzi già scritti, con quelli che scriverà, delle tappe che i libri costituiscono nella vita di un romanziere.

"Ogni libro di uno scrittore rappresenta una tappa del suo divenire. I romanzi possono essere visti come pietre miliari della propria evoluzione spirituale. Non si può tornare indietro. "

Chi ama i libri e sogna di scriverne, o di scriverne sempre di migliori, ha le stesse paure, gli stessi presagi, le stesse inquietudini.
Dopo aver letto libri come questo, ci si sente meno soli.

Un saluto alla Merini.


Ci sono le solite ovvietà da scrivere, da dire, da raccontare.
Questa volta le evitiamo. La verità è che Alda Merini nonostante la sua grandezza ha sempre vissuto una vita ricca solo di poesia, pensieri meravigliosi ed intuizioni fuori dal comune.

In una poesia scritta qualche anno fa, proprio dopo aver visto le immagini della povertà in cui viveva Alda Merini (era il periodo in cui chiedeva che le si riallacciasse il gas a casa), mi chiedevo se l'amore per le parole potesse portare anche me a vivere in quello stato. O se fosse proprio quell'amore, per le parole e per la poesia, a tenerla ancora viva.
Ho scritto di quanto scrivere mi facesse sentire pieno, che ho provato a dedicarmi ad altro, ma quando mi pento e provo a staccare la penna dal foglio non ci riesco.
Ho scritto che la notte rigrazio la voce di parenti che non hanno il mio stesso sangue, che sento come zii, fratelli maggiori, bisnonni, che mi parlano tramite fogli e fogli, vecchi, freschi stampa o impolverati.

Mi aveva colpito l'immagine di questa grande poetessa che vive solo della grandezza della parola. Come una parente, come una nonna, l'ho sentita legata a me e a tutti quelli che si pentono e provano a staccare la penna dal foglio. E che però mai ci riescono.

sabato 31 ottobre 2009

E' successo.


E' successo.
Dopo 21 anni il Napoli vince in casa della Juventus.
Mi dispiace per chi non ha visto questa partita.

Penso che il tutto possa essere spiegato meglio con il messaggio che ho mandato al termine della partita ad un caro amico di Torino e bianconero.

Mi dispiace scriverti solo adesso, ma il grido di vittoria che stasera si leva da Napoli è stato trattenuto in gola per vent'anni.

Più indicativa ancora è la sua risposta, che per ovvie ragioni non posso qui riportare.

Equazioni

Dal sito di Repubblica:

ROMA - "Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto". Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, in una dichiarazione contenuta nell'ultimo libro di Bruno Vespa Donne di cuori, in riferimento ad alcuni processi in corso a suo carico.

Berlusconi crede di essere La Democrazia e lo Stato di diritto.

Serie Tv.

Le serie tv prodotte negli Stati Uniti diventano, ogni anno che passa, sempre più avvincenti, sempre più precise e sempre più ben fatte. Mi capita ormai più spesso di vedere un pessimo film al cinema che una brutta puntata di una serie tv.
Grazie ad internet e ai dvd si può anche (finalmente) rinunciare al doppiaggio italiano, in alcuni casi capace di rendere una buona serie tv in una mediocre. E' il caso di How I Met Your Mother serie di culto negli states che in Italia tarda a decollare, a mio avviso, anche per l'errata traduzione italiana (una serie la cui comicità è spesso basata sui giochi di parole non può non perdere colpi una volta doppiata) che prevede il titolo trasformato in Alla fine arriva mamma.

Da cosa dipende questo miglioramento? Sicuramente dalle grandi firme che lavorano alle sceneggiature e alla capacità di creare prodotti riusciti sotto ogni punto di vista. Esistono serie per tutti i gusti. Non posso però fare a meno di chiedermi quando inizierà la fase discendente, quando finiranno le idee. Quando il motore delle serie americane inizierà a tossire, quale sarà la nuova gallina dalle uova d'oro?

venerdì 30 ottobre 2009

Evidenze

Evidentemente Stefano Cucchi non è morto cadendo.
Resto allibito davanti alla faccia tosta che serve per dare certe dichiarazioni.

"Non ho strumenti per dire come sono andate le cose, ma sono certo del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione"

On. La Russa


giovedì 29 ottobre 2009

Frammenti

I titoli dei pezzi strumentali nel jazz sono incredibili.

Con The two lonely people di Bill evans, diversi anni fa, ho capito quanto siano importanti i titoli ai fini della comunicazione musicale.
In un pezzo che non prevede testo o alcun riferimento ad immagini, il titolo resta l'unico indizio possibile. Solo un indizio, sul quale poter ricostruire una storia.


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Bill Evans - The two lonely people (Da Alone)

Nuovi Link

Dal blog di Luca Sofri (wittgenstein) trovo il link al blog di un ragazzo appena più grande di me.
Il suo nome è Giovanni Fontana.

Ora è in Palestina e racconta in un diario i suoi giorni trascorsi pensando al futuro. Il futuro del mondo.

Per dirla alla Conte: Un sogno fortissimo.

Rovinare una serata al Milan è sempre una grande gioia.
Pareggiare così, poi, nei minuti di recupero, è fortuna e caparbietà che noi tifosi del Napoli abbiamo raramente avuto la fortuna di vedere.
Un pensiero va a Galliani, che lascia lo stadio tre minuti prima che accada la meraviglia.
Un pensiero va a lui e alla notizia, che gli sarà stata data da uomini grossi grossi compressi in giacca e cravatta, che avrà dovuto dare a sua volta al nostro presidente del consiglio già debilitato dalla scarlattina (?!)

Un pensiero va al nostro telecronista preferito che durante l'esultanza, mentre Denis sfogava rabbia repressa sotto la curva, si è lasciato andare al suo classico delirio poetico:
"Quando Giacomo Leopardi ha scritto l'infinito stava guardando questa partita".

Marisa, svegliami, abbracciami, è stato un sogno fortissimo.

mercoledì 28 ottobre 2009

Ancora Kind Of Blue


Molto interessante lo speciale della rivista Jazz sull'anno 1959.
Articoli su tutti quelli che hanno effettivamente rivoluzionato non solo la musica.
Interessante la questione delle diverse edizioni e copertine del capolavoro di Davis.
Nel corso degli anni Kind Of Blue cambia veste grafica, fino all'ultima riconosciuta come la più aderente ed appropriata.
Davis e la sua pelle scura, su sfondo nero, si distinguono gli zigomi, le macchie di luce sul naso, si intravede il la tromba che parte da una smorfia d'attacco. Che sia il momento esatto in cui Davis attacca in So What?
Il suo nome scritto in bianco, più grande del titolo dell'album. "Accostamento che invita senz'altro al lapsus di lettura MILES DAVIS King of blue" scrive Daniel Soutif.

martedì 27 ottobre 2009

Mentre leggo... Altri colori II


"Molti degli scrittori che amo hanno deciso di scrivere di certi argomenti (e di patirne le conseguenze) perché tali questioni offendevano il loro orgoglio; lo so per esperienza. Quando un altro scrittore, in un'altra casa, non è libero, nessuno scrittore è libero."

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Orhan Pamuk - Altri colori, Einaudi

Musica giusta


In Caro Diario Nanni Moretti si decide ad andare nei luoghi in cui morì Pasolini a cavallo della sua vespa. E' un lunga sequenza, senza tagli e senza inserti.
In sottofondo il Koln Concert di Keith Jarrett.

Sarebbe stupido elencare tutte le volte in cui questo disco si è fatto amare, mi ha fatto capire la sua unicità, mi ha emozionato o mi ha raggelato.
Sappiate solo che ieri sera, dopo una cena particolare, dopo aver accompagnato un amico, ho fatto partire la prima parte e me ne sono tornato a casa.
Sono andato piano, senza fretta, complice lo scarso taffico del lunedì sera.
Tutto diverso e senza tristezza, il rumore delle gomme sull'asfalto, la luna bassa ed il mare scuro.

Ancora una volta, musiche passate per nuovi ricordi.

domenica 25 ottobre 2009

Serendipity Lab

Finalmente dopo un paio di mesi mi è venuta in mente un'idea carina.
Spero che possa essere utile alla causa della pagina su Nova Lab creata da Vincenzo Moretti ed intitolata Serendipity Lab.
I compagni di viaggio sono eccezionali.
Aspetto solo il consenso di colei che ho scelto come mia collaboratrice e vediamo cosa succede.
Non vi anticipo niente, è una piccola sorpresa.

Per ora andatevi a guardare la pagina ed entrate anche voi nel mondo della serendipity.

Serendipity Lab

Kindle II

Su Amazon ecco che compare il nuovo supporto per gli E-Book.
Personalmente mi piace. Come qualsiasi altra macchina, come dice Rick Deckard in Blade Runner, se non sono un problema non sono affare mio.

Quali sono i problemi? Le preoccupazioni?

Qui l'articolo sul sole24 ore.
Qui le mie riflessioni su NovaLab.

giovedì 22 ottobre 2009

Quello che so sui gatti

I gatti sanno amare gli esseri umani, ma nella stessa misura in cui amano loro stessi, non sono capaci di cadere nella trappola dell'umiliazione.
Sanno farsi sentire ma sanno anche farsi leggeri come piume.
Alle volte non si fanno vedere ma si fanno percepire.
Sono equilibrati, equilibristi e sanno leggere nei gesti delle persone.
Se decidono che non devi dormire tu non dormi. Non c'è sgridata che tenga.
Guardano fuori dalle finestre, mettono la testolina tra le inferriate, si affacciano dal bordo del letto.
Sono curiosi.
Sanno infilarsi in angoli di una casa che nemmeno sapevamo esistessero.
Sanno acciambellarsi, hanno cuscinetti morbidi sotto le zampe dello stesso colore delle labbra, si arrampicano su appendiabiti, mobili, credenze e contrabbassi.
Se sono in due e si stanno simpatici si leccano a vicenda.
I gatti fanno le fusa e nessuno sa cosa questo davvero significhi.
Quando muoiono si portano con loro tutte le ombre, le code dritte dritte che svettano tra le sedie, i miagolii e le grattate alle porte.

Quando un gatto non vuole più essere curato e vuole essere lasciato libero di andarsene lo fa capire. Resta il dispiacere di aver perso un pezzo di quotidiana serenità.
La mia gatta è nata libera e libera se ne è andata.

In memory of Ginevra, Luglio 2002 - 22 Ottobre 2009