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domenica 1 novembre 2009

Altri colori.

Altri colori come i colori di Istanbul, il rosa prima di tutto.
Adoro questo libro, adoro la perfetta via di mezzo che Pamuk ha trovato per scrivere un romanzo che romanzo non è ed una autobiografia che autobiografia non è.
Come Istanbul, questo lavoro è una raccolta di pensieri, la maggior parte pubblicati su riviste note e meno note, ma inserite in uno schema preciso, in una struttura architettata con precisione.

Così Pamuk ci parla dei gabbiani sotto la pioggia che osserva dalla finestra quando cerca l'ispirazione e quando fruga nelle sue inquietudini. Ci elenca teneramente le attività che svolge con sua figlia Ruya, ci racconta di quando la sua piccola è triste. Ci descrive il panorama, non uno in particolare, ma il suo concetto. Ci racconta dell'angoscia del terremoto ad Istanbul, dei battelli che navigano sul Bosforo che tanto ama.

Ci parla dei libri che ha amato, degli autori che l'hanno reso meno solo su questa terra. Ci parla di quello che ha capito della letteratura e della vita.

"In sintesi: la vita non assomiglia a quanto si racconta nei grandi libri, ma alla struttura del libro che avete fra le mani. [...] La vita non ha un senso, ha semplicemente una struttura. E se venite a dirmi: -Ma questo lo sapevamo già! Per dimostrarlo c'era forse bisogno di scrivere un libro di seicento pagine? -, allora la mia risposta sarà: - Tutti i grandi romanzi si scrivono per dimostrare quelle verità che voi già conoscete, ma che non siete in grado di accettare perchè in merito non è stato scritto ancora un grande romanzo -. "

Ed ancora il suo rapporto con la Turchia, con l'occidente, con le grandi città europee, con la capitale del mondo e gli americani.
Ci parla del suo rapporto con i romanzi già scritti, con quelli che scriverà, delle tappe che i libri costituiscono nella vita di un romanziere.

"Ogni libro di uno scrittore rappresenta una tappa del suo divenire. I romanzi possono essere visti come pietre miliari della propria evoluzione spirituale. Non si può tornare indietro. "

Chi ama i libri e sogna di scriverne, o di scriverne sempre di migliori, ha le stesse paure, gli stessi presagi, le stesse inquietudini.
Dopo aver letto libri come questo, ci si sente meno soli.

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