ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

lunedì 30 novembre 2009

Figlio mio. Ovvero quando la rete non perdona.


L'interessante lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica la trovate qua.
Perchè interessante?
Vi segnalo qualche punto saliente, così alla fine tiriamo le somme.

"[...]Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
[...]Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.[...]Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. [...]Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni. [...]

Bene, asciughiamoci la lacrimuccia. Poi mettiamo la giacca, scendiamo di casa, ragiungiamo la prima libreria disponibile e compriamo Comandare è fottere edito da Mondadori.
Questo libro, scritto proprio da Celli, tratta del magico mondo dell'arrivismo e delle scalate sociali. Sarà sicuramente un libro critico, ironico, su un mondo che Celli conosce bene e quindi può provare a smantellare, direte voi.
Invece no.
Cito da Ibs:
Questo è un libro che non fa giri di parole. Che magari mentre tu stai lì a farli, gli altri ti soffiano la poltrona da sotto il sedere. Il mondo del lavoro è una giungla, con poche regole e tanti aspiranti leoni. Lo sa bene Celli, che per anni è stato ai vertici delle maggiori aziende italiane. E allora risultano inutili, se non addirittura ridicoli, i discorsi buonisti e politicamente corretti sulle strategie per fare carriera. In questo "piccolo vademecum per bastardi di professione" l'ex presidente della Rai dice tutto quello che di solito in proposito si tace. Ovvero che, alla faccia dell'utopia delle pari opportunità, "nascere bene" aiuta eccome. Così come aiuta saper scegliere la persona giusta da servire per poi abbandonarla quando serve, selezionare alleati e nemici, usare l'arte della seduzione e della finzione. E quando arrivi poi, consiglia Celli, non guardarti indietro, sii sempre pronto a succedere a te stesso o a farti rimpiangere attraverso i successori.

Caro Celli, la lettera effettivamente a qualcuno sarà anche piaciuta.
Ma la rete non perdona.

domenica 29 novembre 2009

Facciamo schifo.

Facciamo schifo dice Erri De Luca su Rai Tre, ospite da Fazio.
Parla degli immigrati. Accenna all'essere cristiani. Con lo sguardo, più che con le parole, parla di chi da cristiano manda via la gente poco prima del Natale.
Parla di chi si occupa di questi "sgomberi", di chi glielo permette, e di chi l'ha permesso votandoli.
Parla del suo nuovo libro il peso della farfalla edito da Feltrinelli.
E' un tema che amo quello delle cose che hanno peso, piccole o grandi, di cui spesso si dimentica il valore.
Parla del rapporto dell'uomo con il regno animale, con la terra, ancora, con le scritture sacre.
E' sempre lui, ovunque si trovi.

Serie Tv II - Dexter

La terza serie di Californication è veramente veramente brutta, volgare e noiosa.
Siamo già alla puntata numero nove e purtroppo si sta realizzando ciò di cui avevo paura: non si riprenderà mai più.

Aspetto invece che finsca in America la trasmissione della quarta serie di Dexter, per cominciare a vederla.
Tra le tante serie che ho seguito, e non sono tante a dir la verità, Dexter è quella che più mi ha appassionato. Scusatemi estimatori di Lost, ma io tutti i vostri intrighi non li reggo.
Poi quella questione di dobbiamo spostare l'isola, di cui ignoro il significato, mi ha sempre fatto ridere. Alcuni amici appassionatissimi rivelarono questa news una sera in un pub. Non l'ho mai dimenticata. Dobbiamo spostare l'isola. E' troppo anche per me. E sono cresciuto a pane e fantascienza, eh. Però dobbiamo spostare l'isola mi sembra veramente una frase da ultimo rigore speriamo che lo segniamo così passiamo il turno.
Dexter dovete seguirlo. Drammatico, intrigante, affascinante nella trama e nello sviluppo dei personaggi.
Miami è una città che quasi esplode di musica e violenza. Di ritmi cubani e pelle colorata.
Dexter Morgan lavora come ematologo per il dipartimento di polizia di Miami. Nasconde un segreto però, lavora di notte, uccide e fa a pezzi le sue vittime.
Segue un codice, che gli permette di rimanere nel giusto e di non farsi travolgere da questo lato oscuro. Cerca disperatamente di diventare un essere umano normale.
Questo è uno degli estratti che preferisco.

sabato 28 novembre 2009

Tutto nuovo.



A me sembra profetico.
A voi no?

Scion Scion

si Parigi tenesse lu mer...VI

Certo, la gigantesca Torre Eiffel colpisce.
Ma l'enorme cortile del Louvre, quello interno, ha seriamente rischiato di farmi venire un colpo.
Ciò che forse colpisce di più, è il fatto che il museo più famoso ed importante del mondo (lo possiamo considerare così senza alcun dubbio) è anche perfetto esteticamente. Da dentro, da fuori, da qualsiasi angolazione tu possa guardarlo, lo troverai sempre incantevole.
Il cortile, le famose piramidi, gli altissimi soffitti interni.
Mi chiedo quanto tempo ci voglia per non farsi più colpire da queste immagini.
Entrare nel Louvre può diventare abitudine?
Spero che lo diventi per me, oltre che per le ovvie questioni di cuore, anche per questioni di studio.
Di arte non ne capisco così tanto, ma quale posto migliore per imparare?



Sono ridicolo quando provo a leggere qualcosa in Francese. Ma non è detto che possa diventarlo sempre meno con lo studio e l'applicazione.
In più sono circondato da persone molto pazienti, che sopportano il mio incedere balbettante tra nasali ed -r- che proprio non mi riescono, che sopportano le parole storpiate ad alta voce.
Rientrando in casa scopro che il piccolo Thomas (gattino rosso che ancora pesa meno di 1 kg) ha fatto ormai amicizia con l'adulto Deckard (gattone grigio e nero che ancora non pesa meno di 8 kg) e che dormono insieme, l'uno vicino all'altro, ai piedi del mio letto.

venerdì 27 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...V

A me il Francese non dispiace.
A lei poi non ne parliamo proprio, è la lingua che ha scelto di studiare, figuriamoci.
Ma al signore austriaco nel pullman 69 che ci porta a Gambetta il francese non piace.
Anche se vive da vent'anni a Parigi, la sua personale lista di lingue che adora e che, per inciso, sa anche parlare prevede al primo posto l'Italiano, poi il Tedesco, poi il Portoghese poi lo Spagnolo e poi il Francese.
Il Francese gli sembra una lingua piatta. Come nelle canzoni, dice, in cui i francesi sembra sempre che parlino. Stasera è stato al Louvre, perchè è un pittore, e studia dalle opere dei maestri.
Parliamo di quanto sia strano entrare nel Louvre e vedere così tante opere italiane.
Poi penso che per ora è molto meglio che stiano lì, al sicuro, in un posto grande, bello ed importante.
Forse al momento non saremmo capaci di tenerli allo stesso modo, all'altezza della loro importanza e bellezza. Però appena risolviamo i nostri problemi, che sia tra un paio d'anni o dieci, bisognerà pure tornare a riprenderseli tutti, no?

si Parigi tenesse lu mer...IV

Il musée d'Orsay, oltre ad essere incredibilmente bello (mai aggettivo fu più riduttivo), è anche incredibilmente gratis.
Se studi nella comunità europea ed hai meno di 26 anni entri senza pagare un euro.
Anche usufruire del guardaroba non costa un euro.
Quindi, pagando esclusivamente il biglietto giornaliero del pullman e metro - costo 5,40 euro - io ho ammirato questo:


e questo:


e questo:


Tra le altre cose, eh.

si Parigi tenesse lu mer...III

Sono un testone.
Ma un testone che non ha problemi a ritrattare le sue considerazioni.
Sono qui solo da due giorni, e domani torno a casa, troppo poco il tempo trascorso qui per dare giudizi. Al primo impatto, però, questa città mi appare eccezionale.
Tutto grande, tutto gigantesco, eppure il solito aspetto confusionario delle grandi metropoli qui non si percepisce. Capisco chi ama questa città, e capisco chi decide di rimanerci dopo esserci stato una volta soltanto.

martedì 24 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...II

Leggete il post precedente.
Poi immaginate come ogni tappa di quell'elenco posso andare a finire male.
Alle nove ero all'appello, ma l'esame, scopro dall'ennesimo cartello affisso (la mia è un'università ANCORA molto analogica, e sfido gli amanti del vintage a trovare in questo un qualche aspetto positivo), è spostato inesorabilmente al giorno 30. Proprio il giorno in cui inizio a lavorare.
Ma non demordo, e tra l'altro essendo le nove del mattino ho pensato che con un volo da prendere, la felicità del viaggio, incontrarla come in un film in un aereporto internazionale, fosse solo un piccolo incidente di perorso, una deviazione normale in una giornata diretta verso la felicità.
Ed invece no.
Torno a casa, sudato, molto sudato. Considerate che alle 9:00 ero a Via Marina ed alle 9:40 ero già nuovamente a casa. Cerco di riposare un'oretta.
Vado da Fernanda, prendo la valigia in sua custodia e scopro che non mi accompagnerà con Corrado allaereoporto, ma che ci penserà Giulio. Però mi ha preparato dei biscotti. (Nota positiva della giornata)
Arriviamo in orario a Capodichino. Aspettiamo un'oretta per il check in.
Dopo aver già messo la valigia sul rullo trasportatore sento l'addetto Easy Jet pronunciare queste parole:
- La sua carta d'identità è scaduta -.
Un flashback mi porta a qualche mese fa, quando con modesta gioia scoprivo di non dover rinnovare la carta d'identità poichè una legge aveva esteso la sua validità per altri dieci anni.
Ed un addetto del comune aveva detto che non c'era bisogno di timbri ne niente.
Ecco l'intoppo.
Censuro la mia reazione, che ammetto, è stata abbastanza dura.
A nulla serve correre fino al comune di Fuorigrotta per provare a rinnovare immediatamente la carta. Tutto, tutto, tutto inutile.
Come finisce questa storia?
Con Giulio, la cui figura si staglia alta ed imponente contro il cielo azzurro, pronto a bruciare con un accendino la nuova prenotazione per prendere l'aereo di domani.
E con una foto. Se aguzzate la vista potete vederlo. Quel puntino è l'aereo che parte senza di me.


lunedì 23 novembre 2009

si Parigi tenesse lu mer...

Allora, siamo pronti.
Domani sveglia alle 07:15.
Ore 09:00 Appello a Via Marina per l'esame di Storia dell'arte moderna.
Che sia riuscito a fare l'esame, che abbia accettato il voto o meno, alle 10:30 Giulio, Fernanda e Corrado mi aspetteranno con una macchina fuori all'enorme palazzo di vetro.
La missione è non farmi perdere l'aereo che deve portarmi a Parigi.
Ho dei grandi amici, no?

Nello zaino (ricordate il gioco della valigia e degli oggetti da portare?) metto:
Il bel libro di Guido Stabile I rami della tua essenza, alcuni libri da portare alla mia dolce metà che esplicitamente mi ha chiesto di non essere chiamata così nei post del blog, la moleskine di quest'anno, ed i racconti che sto correggendo in qualità di Editor.
I libri per la mia dolce metà sono Le città invisibili, Eremita a Parigi (E' una studentessa erasmus), ed un terzo che non posso rivelare perchè è una sorpresa per lei.

Prossimi post da Parigi, quindi.
Che sarebbe na piccola beri.

venerdì 20 novembre 2009

Sette opere di misericordia e la mia Settembrina

Due notizie, una buona ed una cattiva.
Quella cattiva è che l'esame che dovevo sostenere stamattina mi è stato spostato, tramite comunicato affisso alla porta del professore, alla mattina del giorno 24. Mi presenterò all'esame con lo zaino da viaggio, sperando di poterlo sostenere per primo e di poter volare verso Parigi con quest'esame in meno. Magari assicuro al Prof che le opere comprese nel programma che portiamo le andrò a vedere al Louvre.
La notizia buona è che, dopo essersi afflitti sui problemi che causa un esame spostato, io e tre colleghi abbiamo deciso di andare a vedere le sette opere di misericordia di Caravaggio al Pio Monte della Misericordia. Dopo ovviamente esserci sentiti decisamente imbarazzati dal fatto che in tanti anni nessuno di noi l'avesse non solo mai vista, ma mai nemmeno cercata.
Insomma, ho visto Santa Sofia ad Istanbul, importanti musei in tutta Europa, ma non ho mai visto un capolavoro che ho a pochi chilometri da casa mia.
Ancora più imbarazzati chiediamo indicazioni, e dopo aver sbagliato diverse volte strada (!) finalmente troviamo la chiesa.
L'opera la si può vedere, insieme alle altre sei, gratuitamente. Ma vi consiglio di pagare il biglietto per tre motivi. Il primo è che il museo annesso alla chiesa è molto interessante, permette tra le altre cose, di verificare quanto Caravaggio sia grandioso. Il secondo motivo è che il museo, situato ad un piano superiore, permette di vedere l'opera di Caravaggio dall'alto, da un palchetto appositamente creato per permettere a nobili e funzionari di osservare la cerimonia e l'opera da una posizione privilegiata. Osservare l'opera dall'alto è un'altra cosa. Annullato ogni disturbo dovuto all'illuminazione della chiesa, tutto viene compreso in modo migliore, dai colori ai particolari.


Il terzo motivo è che la mostra sui dipinti e ritratti di donne è veramente affascinante. Le opere sono tutte recenti. Tre stanze in cui si possono ammirare dipinti di Capocci (bellissimi Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo e la civiltà), Romano (I tristi effetti della guerra), Toro, Migliaro.
E poi c'è lei. Mi sono accorto della sua presenza tra tutti i dipinti dell'ultima stanza. Al centro del muro, con un mucchio di grappoli d'uva davanti ai piedi, è lì che sorride alla stanza intera. Possiamo dire che è stato amore a prima vista. Amore che ha suscitato le risate dei miei colleghi prima e della mia dolce metà poi, che su Skype ha detto queste precise parole - Non è che mi piaccia tanto -.
Non so perchè sia attirato così tanto da un quadro del genere. Ho provato a dare diverse spiegazioni. La prima è che forse il mio gusto è facile da stuzzicare, e la mia attenzione semplice da richiamare. La seconda è che quel sorriso mi riempie di serenità. Dico davvero. La metterei ai piedi del letto per svegliarmi ogni mattina con quel suo sguardo pieno di pace, con quella gioia negli occhi semichiusi, con i capelli appena mossi dal vento.


(Mario Borgoni - Settembrina)

giovedì 19 novembre 2009

Platini

E' così chiaro che in partite importanti, finali, semifinali, spareggi per l'accesso ai mondiali ci sia bisogno che tutto avvenga all'insegna della correttezza. Non si può rubare in una partita così importante una cosa così importante.
Suvvia, mettete un televisorino a bordo campo che così ci passa la paura.

Trapattoni su Repubblica.it

mercoledì 18 novembre 2009

Analogici e Digitali I

La questione, sebbene molti cerchino di ridimensionarla è tremedamente seria. Lo è perchè in Italia la televisione è una questione tremendamente seria. Non so se dipenda da noi utenti e pubblico o da chi ci ha fatti diventare utenti e pubblico. Dove finiscono loro e cominciamo noi?
Ho avuto modo, e ne avrò anche il prossimo mese, di lavorare come promoter in un negozio di elettronica. Mi occupo, appunto, di digitale terrestre. La televisione in italia è importante perchè le persone sentono di averne bisogno e forse ne hanno davvero bisogno.
Non basterebbe un blog aperto appositamente per pubblicare quello che ho visto e sentito in quel negozio (non a caso da circa un mese non ho difficoltà a scrivere pagine e pagine sull'argomento), e che spero di vedere e sentire ancora il mese entrante, per capirci qualcosina in più.

Oltre alle questioni e le polemiche sul fatto che il digitale sia stato imposto, sul fatto che ad alcuni appaia come un metodo per far entrare soldi, pochi si sono soffermati sulla quantità incredibile di prodotti spuntati come funghi.
E la battaglia tra Sky e Mediaset? Come finirà?
Dipollina su La Repubblica parla di dispettucci, che hanno però tutta l'aria di essere piccole dichiarazione di guerra.
E poi lo switch over ieri a Roma, un macello.

Seguiranno aggiornamenti.

martedì 17 novembre 2009

Sfide, Mondiale 2006


La carriera di uno dei più grandi geni del calcio doveva finire così. Le spalle al campo e nemmeno un saluto ai compagni, al calcio, alla coppa del mondo.

Diario di un editor I.


L'anno scorso è stato l'anno della figura dell'Editor.
La faccenda di Carver e del suo editor Gordon Lish a suo tempo ha scatenato un putiferio su cui, lo ammetto, non ho preso una posizione precisa.
In realtà la questione in America va avanti da più di vent'anni ed in Italia appare con Baricco nel 1999.
Alla fine del post vi linkerò l'articolo da leggere, qui vi riassumo brevemente i punti essenziali. Anzi, l'unico punto essenziale.
Il freddo occhio di Carver, quello che lo ha reso una delle voci più importanti della letteratura mondiale, così freddo non era. Le lacrime erano asciugate a furia di correzioni e tagli dal suo editor Gordon Lish. Per Baricco è la prova della profondità di Carver e dell'astuzia di Lish che intuendo il punto forte dell'opera carveriana l'ha resa omogenea e soprattutto unica. Ma leggo nelle sue parole un senso di stordimento che tutti gli amanti di Carver non possono fare a meno di provare facendo i conti con questa realtà.
Questo è il punto di partenza. Sono indeciso, combattuto ma anche affascinato da questa figura.
In questi giorni correggerò alcuni racconti di uno scrittore emergente. O almeno ci proverò, considerando la mia scarsa competenza in merito.
Discutendo con lui ho scoperto che il suo primo editor ha provato a stravolgere il senso e l'anima dei suoi scritti. E leggendo le sue parole ho scoperto che la tentazione di sovrapporre la propria voce a quella di un altro, è molto più forte sulla pagina scritta che in un litigio.

lunedì 16 novembre 2009

Musica-gioco, ancora, in Tv

"Comunque guardi, finché ci sono io X Factor è salvo. Sul serio. Chi crede che abbia portato in trasmissione gente come De Gregori e Fossati, che oltretutto hanno fatto crescere l'audience? X Factor finirà quando smetteranno di guardarlo i musicisti, perché siamo l'unica trasmissione che tratta bene la musica. Quando mai la De Filippi saprebbe farlo? Anche per questo sto puntando a un repertorio più alto. Quando mai si era sentita in tv la deliziosa satira di costume di Giornali femminili di Tenco? Io l'ho fatta fare a uno dei miei ragazzi qualche settimana fa. Il mio vero lavoro è lottare ogni settimana coi funzionari Rai per la scelta dei brani: la cosa più colta che propongono è Uomini soli dei Pooh, già i Beatles sono troppo vecchi. Anche per questo, è un impegno totalizzante, la tv."

Non sono tanto convinto che Morgan creda davvero a quello che dice. Certo, essendo parte del meccanismo della musica-gioco in Tv, non può davvero vedere quanto sia labile la differenza tra il suo X-Factor e Amici della De Filippi.
Credo che sia abbastanza chiaro, il problema non è certamente l'ospite che inviti, o la cantante con cui un ragazzo può fare un duetto, quanto i pilastri su cui si basa questo tipo di divulgazione musicale. C'è bisogno di scelte radicali, di un rinnovamento totale.
In ogni caso, all'ultima domanda dell'intervista su Repubblica (che trovate qui per intero) , Morgan risponde facendo un nome che mi fa piacere leggere.
E' uno di quei periodi in cui leggere di un po' di vita passata fa veramente piacere.

sabato 14 novembre 2009

Sempre peggio

L'articolo riepilogativo su Repubblica non fa altro che confermare quanto siano state dolorose le ultime ore di Stefano Cucchi.

"Sul pavimento delle camere di sicurezza del Tribunale. Dove il 16 ottobre, tra le 9.30 e le 12.30, tre agenti della polizia penitenziaria gli hanno spezzato la schiena a calci e pugni prima ancora che un giudice lo processasse. Eppure, questa verità, che dobbiamo al coraggio di un giovane detenuto africano, S. Y. (di cui "Repubblica" ha dato conto qualche giorno fa), non chiude la storia. Perché a finire il lavoro avviato dai tre uomini in giubba blu - Nicola Minichini, Corrado Santantonio, Antonio Domenici - è stata la "negligenza", "imperizia", "imprudenza" di tre uomini in camice bianco."

Leggi l'articolo completo

mercoledì 11 novembre 2009

Mi è piaciuto ma moderatamente.

Perchè Saviano le parole le usa meglio sulla carta. Molto meglio sulla carta.
Ciò non toglie che il programma sia stato oltre che interessante, appassionante, ricco di spunti ed in alcuni momenti commovente.
Parla dei Casalesi, della strage di Castelvolturno, della Politoskaia, di Ken Saro - Wiwa.
Tra tutti gli interventi ho apprezzato particolarmente quello su Varlam Tichonovic Salamov, e sulla sua anima che lo scrittore non credeva di possedere finchè non hanno provato a portargliela via.

Nel caso in cui l'abbiate perso credo che già da domani sul sito della rai troverete i contributi multimediali.

martedì 10 novembre 2009

Muri


The people you've been before
That you don't want around anymore
That push and shove and won't bend to your will
I'll keep them still

-.-.-.-.-.-

Elliott Smith - Between the bars

lunedì 9 novembre 2009

Inquietante Giovanardi

Per Giovanardi ad uccidere Cucchi è stata la droga.

"che ha devastato la sua vita, era anoressico, tossicodipendente, poi c'è il fatto che in cinque giorni sia peggiorato, certo bisogna vedere come i medici l'hanno curato. Ma sono migliaia le persone che si riducono in situazioni drammatiche per la droga, diventano larve, diventano zombie: è la droga che li riduce così".

Cucchi era fragile a detta di Giovanardi.
Magari con 40 kg di più poteva resistere alle botte, no?

Mentre leggo...Lettera al padre

Oggi giornata da diluvio universale.
Ho scoperto che le scarpe che credevo invernali ed antipioggia non sono nè così tanto invernali nè così tanto antipioggia.
Meglio munirsi di un paio di galosce, che seppur brutte (Sono brutte davvero*), permettono di non tornare a casa con i calzini spugnati.

"Non si tratta dunque di quel traguardo, ma solo di un avvicinarvisi da lontano, sia pure in modo dignitoso; non è poi necessario volare fino al sole, in fondo basta strisciare sulla terra fino a un posticino pulito dove a volte il sole appaia e ci si possa scaldare un poco."

-.-.-.-.-

Franz Kafka - Lettera al padre, Feltrinelli
* Mi riferisco esattamente alle tue galosce.

venerdì 6 novembre 2009

Verità?


Sesso, bugie e videotape. Ma anche conflitto di interessi, misteri su donne che vanno e che vengono, telefonate intercettate, mafiosi che lasciano bombe, mafiosi che promettono teste tagliate e corpi esposti in piazza, risposte che si contraddicono e mesi di trepidante attesa per ottenerle.

Non so se siano stati ingaggiati esperti del mondo comunicativo o degli sceneggiatori per riuscire a limitare i danni. Sono certo però, che con tutto il tempo che hanno avuto, potevano lavorare meglio.

Le risposte alle 10 domande poste da Repubblica al Premieri qui.

giovedì 5 novembre 2009

Croci.

Sulla questione dei crocifissi nelle scuole credo che Luca Sofri, sul suo Blog Wittgenstein, si sia espresso meglio di tutti.
Ancora una volta una questione ideologica?

Le ultime dichiarazioni dimostrano esattamente questo:

"Io dico - dice il prelato - che questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari. Questa è veramente una perdita. Dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede". (Tarcisio Bertone)

Cosa vuol dire conservare il crocifisso per chi non crede?

"Che l'Italia sia un Paese in cui il cristianesimo è la sua stessa storia lo sappiamo da sempre. Non abbiamo fatto ancora ricorso perché non c'è stata una riunione del Consiglio dei Ministri dopo la sentenza. Ce ne occuperemo venerdì mattina - aggiunge - E' una delle decisioni che, molto spesso, ci fanno dubitare del buon senso di questa Europa." (Silvio Berlusconi)

Vorrei ricordare che il simbolo di cui parla il nostro presidente del consiglio è simbolo per i Cattolici, non per i Cristiani tutti.

"Una stronzata" (Umberto Bossi)

Il quale mi troverebbe anche d'accordo, se non fosse che per lui la suddetta stronzata è la disposizione europea, e non la discussione che ne è nata poi.

"E' una sentenza che merita una discussione, un approfondimento, spero senza spirito di crociata, senza anatemi reciproci". (Nichi Vendola)

Quest'ultima si commenta da sola.
Il post di Sofri lo trovate qui.
Le citazioni, invece, sono riportate da Repubblica.it.

mercoledì 4 novembre 2009

Una cosa divertente che non farò mai più

Wallace non è mai delirante. Ma se proprio vogliamo utilizzare questo aggettivo dobbiamo prima di tutto applicarlo alla realtà, alla nostra vita, ai nostri giorni frenetici e ricchi di assurdità che continuiamo a portare avanti. Ci portiamo come strascichi, paranoie e fissazioni. Tutti lo facciamo, anche Wallace lo ammette.
Mi diverte molto immaginarlo, lui che si definisce per metà agorafobico, su questa grande nave da crociera mentre organizza appostamenti alla donna che gli pulisce la cabina, o mentre osserva lo zoo che popola il grattacielo galleggiante chiamato Nadir.

"Winston 3p ed io abbiamo raggiunto quel livello di maestria quasi zen in cui è il ping pong che gioca noi - gli affondi, le piroette, le schiacciate e i recuperi sono esternazioni automatiche di una sorta di armonia intuitiva fra l'occhio, la mano e l'istinto primordiale di uccidere - in un modo che ci lascia i lobri frontali liberi di blaterare assurdità durante il gioco [...]"

Tutto, ogni incontro, ogni persona è riportata con precisione, nei difetti e nelle ossessioni.
E' una ricerca quella di Wallace, sempre speranzoso, fiducioso, nè è prova l'ironia che strapperebbe risate anche al lettore più triste, di trovare una falla, una crepa nel terribile mondo che abbiamo creato, nel terribile genere umano che siamo diventati.
Tutto ciò che è scritto in questo libro è vero. Le crociere esistono sul serio e la gente che ci va è gente come noi. E' gente vicina a noi.

Il sistema di note che Wallace, a detta dei critici, utilizza per riportare la realtà a ciò che è sul serio, un intricato groviglio di riferimenti, nozioni, corrispondenze, mi ha lasciato completamente spiazzato. E' un modo perfetto per rappresentare la realtà, questa nostra enciclopedica vita.
Cito la nota 137a, un esempio di ironia rarissima:

"137a. (cioè quando durante un'assemblea a scuola uno psicologo locale ci mise tutti in stato di ipnosi teoricamente leggera per un'esperienza di visualizzazione creativa, e dieci minuti dopo tutti quelli dell'auditorium uscirono dall'ipnosi tranne purtroppo il sottoscritto, e finii per passare alcune ore con le pupille dilatate in trance irreversibile nell'infermeria della scuola, con lo strizzacervelli sempre più nel panico che provava a tirarmi fuori da quello stato con sistemi sempre più drastici, e i miei genitori avevano quasi deciso di fargli causa per l'episodio quando io da allora in poi ho deciso con ferma e serena risoluzione di tenermi alla larga da ogni tipo di ipnosi.)"

-.-.-.-.-.-.-

David Foster Wallace - Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax

martedì 3 novembre 2009

Risposte serie.

Ai provini per quest'edizione del Grande Fratello, alla domanda cosa porteresti su un'isola deserta c'è chi ha risposto: I soldi.

Nel paese dei mostri selvaggi



Andate a vederlo.
Personalmente mi ha ricordato di quel periodo della mia infanzia in cui oltre ad immaginare nuovi mondi, potevo addirittura vederli e toccarli.
E ricordo perfettamente il giorno in cui tutto questo non è accaduto più.
E ricordo che volevo essere triste, volevo essere scontento per l'assenza di quelle magiche avventure che riempivano i miei pomeriggi. Ma non lo ero ed in me cresceva la consapevolezza che prima o poi tutto quello che vedevo doveva dissolversi e scomparire.

lunedì 2 novembre 2009

Novità sul blog.

Da oggi il blog è raggiungibile tramite l'indirizzo

www.alessiostrazzullo.com

Un team abile e preparato sta lavorando ad un sito personalizzato che, ve lo assicuro, sarà pieno di effetti speciali e sarà accompagnato da squallidissimi file midi di Claudio Baglioni.

Un abbraccio.

domenica 1 novembre 2009

Altri colori.

Altri colori come i colori di Istanbul, il rosa prima di tutto.
Adoro questo libro, adoro la perfetta via di mezzo che Pamuk ha trovato per scrivere un romanzo che romanzo non è ed una autobiografia che autobiografia non è.
Come Istanbul, questo lavoro è una raccolta di pensieri, la maggior parte pubblicati su riviste note e meno note, ma inserite in uno schema preciso, in una struttura architettata con precisione.

Così Pamuk ci parla dei gabbiani sotto la pioggia che osserva dalla finestra quando cerca l'ispirazione e quando fruga nelle sue inquietudini. Ci elenca teneramente le attività che svolge con sua figlia Ruya, ci racconta di quando la sua piccola è triste. Ci descrive il panorama, non uno in particolare, ma il suo concetto. Ci racconta dell'angoscia del terremoto ad Istanbul, dei battelli che navigano sul Bosforo che tanto ama.

Ci parla dei libri che ha amato, degli autori che l'hanno reso meno solo su questa terra. Ci parla di quello che ha capito della letteratura e della vita.

"In sintesi: la vita non assomiglia a quanto si racconta nei grandi libri, ma alla struttura del libro che avete fra le mani. [...] La vita non ha un senso, ha semplicemente una struttura. E se venite a dirmi: -Ma questo lo sapevamo già! Per dimostrarlo c'era forse bisogno di scrivere un libro di seicento pagine? -, allora la mia risposta sarà: - Tutti i grandi romanzi si scrivono per dimostrare quelle verità che voi già conoscete, ma che non siete in grado di accettare perchè in merito non è stato scritto ancora un grande romanzo -. "

Ed ancora il suo rapporto con la Turchia, con l'occidente, con le grandi città europee, con la capitale del mondo e gli americani.
Ci parla del suo rapporto con i romanzi già scritti, con quelli che scriverà, delle tappe che i libri costituiscono nella vita di un romanziere.

"Ogni libro di uno scrittore rappresenta una tappa del suo divenire. I romanzi possono essere visti come pietre miliari della propria evoluzione spirituale. Non si può tornare indietro. "

Chi ama i libri e sogna di scriverne, o di scriverne sempre di migliori, ha le stesse paure, gli stessi presagi, le stesse inquietudini.
Dopo aver letto libri come questo, ci si sente meno soli.

Un saluto alla Merini.


Ci sono le solite ovvietà da scrivere, da dire, da raccontare.
Questa volta le evitiamo. La verità è che Alda Merini nonostante la sua grandezza ha sempre vissuto una vita ricca solo di poesia, pensieri meravigliosi ed intuizioni fuori dal comune.

In una poesia scritta qualche anno fa, proprio dopo aver visto le immagini della povertà in cui viveva Alda Merini (era il periodo in cui chiedeva che le si riallacciasse il gas a casa), mi chiedevo se l'amore per le parole potesse portare anche me a vivere in quello stato. O se fosse proprio quell'amore, per le parole e per la poesia, a tenerla ancora viva.
Ho scritto di quanto scrivere mi facesse sentire pieno, che ho provato a dedicarmi ad altro, ma quando mi pento e provo a staccare la penna dal foglio non ci riesco.
Ho scritto che la notte rigrazio la voce di parenti che non hanno il mio stesso sangue, che sento come zii, fratelli maggiori, bisnonni, che mi parlano tramite fogli e fogli, vecchi, freschi stampa o impolverati.

Mi aveva colpito l'immagine di questa grande poetessa che vive solo della grandezza della parola. Come una parente, come una nonna, l'ho sentita legata a me e a tutti quelli che si pentono e provano a staccare la penna dal foglio. E che però mai ci riescono.