ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

mercoledì 31 marzo 2010

Arrivederci

A 87 anni si è spento in Salento Nicola Arigliano.

Non capisco perché faccia così figo scriverlo

A giudicare da quanto leggo su Facebook e Twitter, amici pugliesi, credo avrete un gran problema d'immigrazione nei prossimi mesi.

domenica 28 marzo 2010

Il video del giorno

E' stato difficile scegliere quello adatto.
Fino alla fine se la sono giocata La Roma che riapre la corsa allo scudetto, lo sguardo di Del Piero di giovedì sera e questo di Calderoli che rilascia un'intervista al Tg5.
Alla fine ha vinto Calderoli.

(Grazie a Brillo)

sabato 27 marzo 2010

Bordone - Raiperunanotte

Io mi sono convinto che delle cose di cultura popolare si debba scrivere se le si ama almeno un po’. E per amarle si deve amare il mezzo, la struttura, quello che ci succede dentro tutti i giorni, non le potenzialità eventuali di un futuribile e splendidissimo mondo di Svezia spaziale di domani. Essere onnivori è un prerequisito, proprio come per i patiti di calcio, che se capita guardano anche l’amichevole Al Nasr-Hull.

Se no si fa la figura di chi schifa Avatar e dice «Vuoi mettere Billy Wilder?!», arriccia il naso sui videogiochi e ripete «Ma i trenini di legno?», prova orrore nei confronti di Carramba e incalza «Le notti della Repubblica di Zavoli: quella sì che era televisione».

Matteo Bordone scrive sui commenti post Raiperunanotte

San Toro

A me Santoro non sta simpaticissimo.
Però bisogna ammettere che in tutto questo casino è uno dei pochi a tener testa al Re del mondo che forse non ci meritiamo (è proverbiale la mia fiducia nel genere umano) ma che dobbiamo sopportare. Santoro lo attacca dal punto di vista mediatico e lo affronta sul campo che più gli compete, la televisione, in modo da minare la sua credibilità.
Non ho visto Raiperunanotte, ma credo di rimediare a breve.
Ho letto qualche commento interessante, però, sul fenomeno televisione sul web.

Quello che è successo ieri sera è che un programma tv è stato visto nei computer invece che nei televisori. Però era un programma tv , niente di tecnicamente o formalmente rivoluzionario. Alcuni – un piccolo gruppetto – lo hanno commentato su Twitter o Friendfeed: ma già lo fanno con i programmi tv abituali. Quanto a guardare la tv nel computer, lo facciamo in molti ormai con grande frequenza, si tratti di streaming o programmi scaricati.
(Luca Sofri - Wittgenstein.it)

Update: Ho visto l'intervento di Luttazzi e l'ho trovato molto divertente.

mercoledì 24 marzo 2010

La musica del caso


Il caso mi affascina.
Le strade che si incrociano, le storie che hanno punti di convergenza, le persone che si riconoscono senza un apparente motivo nelle strade affollate.
Il libro non è che mi sia piaciuto così tanto.
In ogni caso l'ho scelto per il titolo.

- Una volta ho lavorato in un grande magazzino. Era l'estate dopo aver finito le scuole superiori, e mi avevano messo nel reparto calzature per uomo. Era un inferno, lascia che te lo dica, il peggio del peggio. Mettersi giù sulle mani e inginocchiarsi come una specie di cane, e dover respirare tutti quegli odori di calze sporche. Mi faceva venire da vomitare. Me ne sono andato dopo tre settimane, e da allora non ho più avuto un lavoro regolare.
- Così te la cavi bene da solo.
- Già me la cavo bene. Ho i miei alti e bassi, ma non c'è mai stato niente che non potevo controllare. La cosa principale è che faccio quello che voglio. Se perdo, è il mio culo che perde. Se vinco, i soldi me li tengo io. Non c'è nessuno che mi fa mangiare la merda.
- Sei tu il tuo padrone.

-.-.-.-.-.-.-.-

Paul Auster - La musica del caso, Einaudi


martedì 23 marzo 2010

Oh, ma perché Balotelli non esulta?

Mario Balotelli è poco più di un ragazzo.
E' nato nel 1990. Mario è grosso e muscoloso, è nero (veramente nero) ed ha un sorriso spassoso.
Mario è uno dei giocatori di calcio più forti che abbia mai visto giocare.
Non è solo una questione d'età, ma di eleganza, ed anche di concretezza, di potenza e di visione di gioco. Mario sa fare tutto quello che deve saper fare un giocatore.
Gli danno sempre addosso, lo fischiano, lo insultano, hanno paura di lui.
Lo accusano di essere un bambinone che guadagna troppo, di essere scontroso, di essere una testa calda, di non esultare dopo i goal.

Balotelli non esulta. Anche dopo i goal importanti.
Sta lì a testa bassa, magari allarga le braccia, si fa travolgere dai compagni. Ma lui è lì che non esulta. Lo chiamano superbo per questo. Lo credono un gesto vanitoso (o sarebbe meglio dire un non gesto), irriverente, forse come quello di quell'altro marziano che giocava con lui, quell'animale da campo da gioco che già solo a guardarlo capivi che non era terrestre. Anche lui quando segnava, nell'ultimo periodo soprattutto, allargava le braccia, come a dire - Questo sono io, non c'è male eh? -.

Balotelli invece non esulta per questo motivo:
"Perché dovrei esultare o fare sceneggiate? Il mio ruolo è quello di attaccante e il mio compito è fare gol. Quello del portiere è parare. Una parata, vale quanto un gol, eppure i portieri non esultano, perché dovrei farlo io?"
(Da Inter Football Club numero del dicembre 2006, pagina 40).

Semplice. Il vero problema è che Balotelli fa quello che vuole e quando gli dicono che a vincere contro il Chelsea è Mourinho lui fa una faccia strana.
Ma guardalo quant'è simpatico, però, Balotelli fuori dal campo. Guardalo, è solo un ragazzo a cui si chiede di essere non solo un campione, ma un campione inquadrato, un campione controllato. A quanto pare, e secondo me fa veramente bene, Mario non ha alcuna intenzione di assecondarli.

lunedì 22 marzo 2010

Ancora su Wallace, conferme.

Eppure leggendo David Foster Wallace è sempre stato inevitabile pensare a quale testa dovesse avere l'autore di quelle pagine, divertenti nei loro rovelli, opache nel loro tentativo di saturare il dicibile. E' probabile per questo che la notizia del suo suicidio ha percosso i suoi lettori con la forza di uno staffilante dolore personale, diretto: cosa avesse in testa quell'uomo non era più una questione letteraria, era diventata una questione esistenziale senza vie di scampo, del genere tertium non datur. E in tanti ci si è chiesti quando sarà possibile tornare a leggere le sue opere senza pensarci, senza dare troppo peso ai presagi di cui ora sembrano pullulare, senza cioè proiettare all'esterno della scrittura quella raccolta di indizi che la sua scrittura stessa ci sollecita.

Prefazione di Stefano Bertezzaghi a La scopa del sistema - David Foster Wallace, Einaudi.

Più o meno, qui, avevo scritto una cosa del genere.

domenica 21 marzo 2010

Mina

Il 25 di questo mese Mina compie 70 anni.
Se li porta bene? Boh e chi la vede più Mina.
Ogni anno, tipo al festival di Sanremo, qualcuno invoca il suo fantasma, il suo candore da ectoplasma per risollevare le sorti della musica italiana.
Io sono un po' arrabbiato con Mina.
Non perché credo che lei debba effettivamente risollevare le sorti della canzone leggera italiana, o perché credo che debba tenere mega concerti in cui rispolverare tutti i suoi classici, ma perché da quando ha deciso di sparire, in realtà, non fa altro che mandarci dall'oltretomba segnali che parlano della sua esistenza anche musicale.
Non mi piace molto questo atteggiamento da fantasma che ogni tanto concede apparizioni.
E mi dispiace che nessuno glielo faccia notare.
Va bene decidere di non farsi vedere mai più, e nessuno credo possa giudicare le scelte di un musicista o artista che sia, ma allora scompari davvero!

Sono solo un po' arrabbiato con lei.
Perché poi è capace di far diventare emozionante una canzone (perdonami Britti) decisamente mediocre.

La manifestazione della libertà

Questa battuta scritta da uno degli autori di Spinoza.it rappresenta molto bene qualitativamente il potere di Berlusconi:

C’è chi insinua che dei disoccupati siano stati pagati per manifestare. Ma è impossibile: non ci sono disoccupati.

sabato 20 marzo 2010

Salinger II

31 AGOSTO 1979

"Ho dovuto avere a che fare con due universitari del cavolo che mi hanno fotografato per il loro giornaletto davanti all'ufficio postale: andassero tutti al diavolo". Dopo aver parlato di una vecchia signora e una coppia di Biarritz, Salinger racconta dei suoi figli, Matthew è al secondo anno di università, Peggy è sposata e vive a Boston. Che disastro invece l'ultimo viaggio a New York. Mangia cibo indiano e cinese, va a vedere il musical Ain't Misbehavin', che però detesta:"Troppo leccato, teatrale: tremendo". L'unica cosa che lo diverte è una corsa in metro, "attraversando la città in una notte calda d'estate".

Alla Morgan Library sono esposte 4 delle 11 lettere che Salinger ha spedito a Michael Mitchell (illustratore dell'Holden) e Beth, sua moglie, per lungo tempo amici dello scrittore.

L'articolo de La Repubblica qui.

giovedì 18 marzo 2010

The weary Kind

Ho visto Crazy Heart.
La canzone che è valsa l'Oscar a Ryan Bingham e T- Bone Burnett, The weary Kind, è molto molto bella.

mercoledì 17 marzo 2010

Macchine da scrivere e penne.



Era da tempo che volevo una macchina da scrivere.
Poi un mese fa ne ho comprata una su e-bay.
E' una studio 45, di un bellissimo colore verde-acqua. L'ho pagata pochissimo, usata, da un signore che in ogni mail si è dimostrato gentilissimo e molto colto. Il linguaggio usato nelle nostre conversazioni via mail mi sembrava attento e preciso, addirittura ricercato.

E' andata così:
Cercavo come al solito oggetti vecchi che potessero farmi esclamare frasi del tipo - wow, erano proprio altri tempi - e poi mi sono imbattuto in lei. Una delle tante versioni della Olivetti, portatile (certo, portatile per quei tempi lì, pesa almeno 6 kg e l'unica cosa che la rende davvero portatile è una valigetta dedicata grossa quanto una valigia da viaggio), verde e soprattutto vecchia. E' un modello nato nella fine degli anni '60.
Ero molto indeciso sull'acquisto.
Ma poi, combinazione vuole, che io abbia trovato questo: Paul Auster - La storia della mia macchina da scrivere, una vera e propria lettera pubblicata sul Corriere della sera.

Sono sempre stato convinto che il mezzo utilizzato per scrivere possa modificare ciò che si scrive. Per me è così. Ultimamente, negli ultimi sei mesi, sono tornato a scrivere con penna e carta. Il risultato è stato sorprendente.
Mi sono liberato di quel senso di dispersione che mi ha causato spesso il computer, la mancanza di poter toccare la carta, il correggere un tratto d'inchiostro con altro inchiostro.
Sono curioso di vedere cosa tirerà fuori questa macchina da scrivere.
Ah, mi sono deciso a mandare una mail al signore che me l'ha venduta.
Magari può dirmi a chi è appartenuta, se è stata parte importante della vita di qualcuno.



sabato 13 marzo 2010

La canzone del giorno

Ogni tanto vado a leggere qualche recensione che scrive qualche emerito critico musicale. Mi sembra che tutti attingano da un grande barattolo pieno di impronte digitali sul vetro e da cui cacciano frasi del tipo "Le atmosfere maniacali" oppure "Il rifugio psichedelico dall'assordante noise".

Va bene, qualche volta l'avrò fatto anche io, ed anche se non sono un critico musicale vi giuro che per coerenza eviterò da oggi in poi frasi formulate in quella maniera.
Comunque, di queste due ragazze ne hanno parlato tutti male.
O meglio, hanno tutti parlato molto bene del loro primo album, stupendosi dei suoni inseriti nei brani (carillon, strumenti giocattolo e versi di animali dal retrogusto infantile - oddio ecco l'ho rifatto - ) per poi parlare male degli altri album, a loro detta banali e con qualche pretesa intellettualistica di troppo. A parte il fatto che già Cage 40 anni fa metteva suoni e rumori atipici nei brani, che colpa hanno queste due ragazze carine se hanno scelto questo tratto distintivo? Non è che nel secondo disco, giusto per stupire voi, devono inserire un rombo di un F-15 invece che il miagolio di un gattino.

A me sono piaciute.
Sono le Cocorosie.
Qui il loro sito ufficiale e più sotto, al momento, la loro canzone che mi piace di più.

giovedì 11 marzo 2010

L'uomo verticale


Potete leggere dell'incontro con Davide Longo e Alessandro Baricco qui.

Mi avevano già convinto alla presentazione, poi mi hanno convinto nuovamente quando ho "sbobinato" l'intervista e l'ho riascoltata.
Il libro è davvero molto ben scritto, posato e controllato.
Anche io amo (così ha detto Baricco) gli scrittori che mantengono il controllo su ciò che scrivono, che riescono a mettere un freno all'impulsività.
Così accettiamo di farci raccontare una storia che purtroppo non ci appare così assurda. La gente inizia ad odiarsi, la legge del più forte prevale sulla giustizia, le città si svuotano, maniaci ed assassini distruggono e stuprano, finti messia addestrano bande alla professione della violenza.

Leonardo è stato uno scrittore, ha dedicato tutta la vita alle storie e alle parole.
Ripeterà spesso che lui non c'era quando tutto è accaduto.
Cosa succede quando tutto ciò che ritieni bello e giusto rischia di essere cancellato? Leonardo deve tornare e trovare un nuovo se stesso, senza dimenticare la luce della bellezza, senza farsi travolgere dal terrore e dalla violenza.

"Forse era questa la barbarie, pensò: un nuovo vocabolario e nuove immagini che a poco a poco si fanno strada. La prima parola era il cavallo di Troia. Dopodiché il pozzo era inquinato. Il germe si sarebbe riprodotto. La malattia. Il colera."

Il testo si inserisce perfettamente nel filo della fantascienza da apocalisse, è vero.
Ma la qualità della scrittura è decisamente sopra la media.
Leonardo è un intellettuale, non è pronto alla violenza del mondo che deve affrontare e questa è la grandezza del libro. Chiunque abbia sentito una volta nella vita di essere un intellettuale, chiunque si sia sentito più a suo agio nei pensieri e tra le parole, ha sentito la mancanza di qualità necessarie per affrontare la durezza del mondo.

"Nella vecchia casa passavo molte ore in una stanza che chiamavo stanza dei libri. Lì avevo raccolto migliaia di romanzi, saggi, trattati e libri d'arte. Molti li avevo letti più volte, sottolineati, chiosati e dissezionati per ricavarne qualche insegnamento per me e per i miei studenti. Alcuni li avevo scelto come bastioni delle mie mura. Altri come passaporti per le mie terre. Sillogi di ciò che la vita era o avrebbe dovuto essere.
Non ho alcun desiderio di sapere cosa è stato di loro. A meno che qualcuno non abbia incendiato la casa suppongo siano ancora là a farsi divorare dalla muffa e dai topi. Amo infinitamente quelle storie, eppure le so responsabili di quello che sono. Un uomo mancante."

Compratelo e leggetelo.
Ah, l'elefante disegnato in copertina è davvero un personaggio del romanzo.





Il portiere


Mettiamola così, senza lunghi preamboli, così non ci confondiamo.

Qualche anno fa mi sono fatto male ad un ginocchio, per un po' ho giocato a porta, poi ho ricominciato a giocare fuori dai pali, poi mi sono rifatto male.
Da un anno, gioco fisso in porta.
E' vero, a porta ci va solo chi è scarso e vuole a tutti i costi giocare o chi come me si fa male e non può giocare.
Vi assicuro che non sono scarso con i piedi, ho un destro discreto ed uno scatto decente. Quando mi deciderò a mettere a posto il legamento crociato anteriore destro, probabilmente migliorerò anche il dribbling.
Per ora gioco in porta.
Ho giocato in tante porte di calcetto (calcio a 5), in qualche porta di calciotto (calcio ad 8), e da quest'anno anche in una porta vera, quella da calcio.
Le porte usate nel calcio regolamentare sono enormi.
Non puoi voltarti a guardare la grandezza che hai dietro la schiena perché finisci per voler fuggire via. E ti senti solo in mezzo a quella grandezza, consapevole del fatto che basta un attimo, basta una mano che non stringe bene, basta un piede che poggia male quando decidi di lanciarti, basta un'uscita ritardata di qualche secondo per farti commettere una figuraccia.

Finisce che scopri quanto sia anche un lavoro psicologico.
Che inizi a lavorare su quel momento in cui tutto ti gira veloce intorno e combatti per non demoralizzarti, l'attimo in cui raccogli il pallone nella rete.
Parlo del momento in cui, anche considerando tutte le attenuanti possibili, ti chiedi come sia possibile che quel pallone sia entrato, ti sia passato sotto la mano, sia sfuggito dal palmo, abbia preso velocità col contatto con l'erba bagnata, abbia cambiato direzione all'ultimo momento, sia entrato proprio nell'angolo dove sapevi che sarebbe entrato e tu hai steso quanto potevi il braccio, la mano, il dito indice ma niente, non ce l'hai fatta.
E alla fine, come nella poesia di Saba, l'ultimo difensore cerca di tirarti su. E finisce sempre per dirti qualcosa come:- non potevi fare niente - oppure - ho sbagliato io -.
In realtà spesso l'ultimo difensore è solo dispiaciuto nel vederti davvero a terra.
Perchè alla fine pure i difensori fanno il loro lavoro sporco sul campo, ed in parte capiscono.

L'unica cosa da non fare davvero è abbattersi. Quando hai chiuso la testa è finita, non lo vedi neanche più arrivare il pallone.
Io non gioco in serie A. Nemmeno in serie D.
Ma so che nella mia porta funziona così, e non credo che sia tanto diversa dalle altre.

mercoledì 10 marzo 2010

Mentre Leggo...L'uomo Verticale

Leonardo guardò il piccolo portatile bianco abbandonato sul tavolo tra la polvere. Era stato un regalo di Alessandra, perché potesse scrivere in treno o in albergo. Su quei tasti aveva battuto due romanzi e trascorso molte ore della sua vita quando nella sua vita la scrittura gli era indispensabile a definirsi di fronte a se stesso e agli altri. Poi di colpo era sparita, come potrebbero sparire gli stadi, le gare, gli allenamenti e gli sponsor dalla vita di un atleta che si recide il tendine d'Achille, inciampando banalmente in un pezzo di vetro, mentre gioca sulla spiaggia con il figlio di sei anni. Allo stesso modo la scrittura era era scivolata via dalla sua esistenza e la sua vita era diventata un'altra vita, e tutto ciò pochi anni prima che il suo editore fallisse, che i giornali e le riviste su cui scriveva chiudessero i battenti e che leggere divenisse qualcosa di paragonabile a un ultimo stravagante desiderio espresso da un condannato.

-.-.-.-.-.-

L'uomo verticale - Davide Longo, Fandango

lunedì 8 marzo 2010

Uomini & Uomini - Pubblicato su NovaLab

Internet, usato a dovere, realizza uno dei più grandi sogni dell'uomo. O almeno, realizza uno di quei sogni che dovrebbe essere uno dei sogni più grandi dell'uomo. Migliorare la capacità degli uomini di far sentire meno soli altri uomini, la capacità di metterli in contatto, di farli conoscere, di creare connessioni e rapporti d'amicizia.

Quanto leggerete riguarda due giovani uomini, appunto, una strada molto lunga ed una radio.

Giovanni Fontana è quel tizio giovane che una mattina è sceso di casa con una sedia ed un tavolino, quello che a Napoli chiamiamo "bancariello" e si è "piazzato" a Piazza Del Popolo a Roma con un cartello recante il seguente messaggio: Parlo con chiunque di qualunque cosa. Giovanni ha fatto altre cose molto più importanti e molto più belle di questa, ma bisogna riconoscergli la capacità di aver trovato un ottimo modo per discutere con il prossimo. E la sua iniziativa ha avuto molto successo, tant'è che poco tempo fa l'ha ripetuta. Giovanni ha un blog molto curato ed interessante che vi invito a seguire.

Paolo De Guidi è invece quel tizio abbastanza giovane che da Terni sta andando in Inghilterra a piedi. La sua ragazza, Rosa, studia e vive a Cambridge e lui, per il suo compleanno, si è regalato una bella lettera di dimissioni e questo viaggio. Paolo scrive sul suo blog dove racconta giorno per giorno come prosegue il cammino e la sua avventura.

Succede che Paolo, una volta arrivato in Francia, sente di non farcela più. Scoraggiato e col morale a terra pensa addirittura di tornare indietro. Scrive un post malinconico in cui parla della laicità della sua avventura, che non vuole che diventi sacrificio, un post in cui scrive della sua avversione per le gare fini a se stesse ed in cui ricorda la sua avversione storica per l'agonismo. Cammina in strade desolate con la neve e la pioggia che complicano tutto, attraversa paesini fantasma dove manca persino un bar.

Giovanni legge quotidianamente il suo blog. Leggendo questo post sente di dover fare qualcosa. In pochi minuti fonda una radio: Radio Contromano, apre una casella di posta elettronica, ed invita tutti ad inviare contributi e registrazioni. Paolo ha con se un lettore mp3 e così ogni mattina, prima di mettersi in viaggio, scarica e ascolta la voce di persone che non ha mai visto ma che vogliono dargli una mano. Le persone inviano canzoni, gli leggono racconti e gli fanno tornare il sorriso con delle barzellette.

Non si è ancora fermato, gira video divertenti in cui mette sottotitoli alle discussioni con gli animali, ed ha ripreso un po' di coraggio.

domenica 7 marzo 2010

Brevi interviste con uomini schifosi


Dentro c'è veramente tanto.
E forse sarà il periodo, o il ritorno del freddo, ma veramente mi ha impegnato.

Tra le altre cose, questo:

E lo sai che ti sei andato a ficcare in un vicolo cieco dei peggiori, come scrittore di narrativa. Esistono modi giusti e proficui di "immedesimarsi" nella lettrice, e dover cercare di immaginarti nei panni della lettrice non è tra questi; anzi, è pericolosamente vicino alla temuta trappola di cercare di indovinare se alla lettrice "piacerà" ciò a cui stai lavorando, e sia tu sia i pochissimi amici scrittori di narrativa che hai sanno che non c'è modo più rapido di metterti l'ansia addosso e stroncare qualsiasi pressione umana nella cosa a cui stai lavorando che cercare di calcolare in anticipo se quella cosa "piacerà". E' semplicemente letale. Una analogia potrebbe essere: Immagina di essere andato a una festa dove non conosci quasi nessuno, e poi tornando a casa all'improvviso ti rendi conto che per tutta la festa ti sei talmente preoccupato di capire se piacevi o no ai presenti che adesso non hai la minima idea se a te è piaciuto qualcuno di loro.

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David Foster Wallace - Brevi interviste con uomini schifosi, Einaudi

giovedì 4 marzo 2010

Finisce che la televisione la smetto di vedere per sempre, altrimenti mi toccherà rivalutare tutto.


Ricordate Fabio Volo ed il suo tormentone - ho fatto il panettiere - ?
Volo ci ha giocato molto su, fino a farlo diventare un aneddoto autoironico ricorrente.
Le star televisive ci giocano molto sulla storia della "gavetta".
La "gavetta" sembra giustificare qualsiasi nefandezza.
E' questo che penso guardando Gigi, questo sono io il programma in prima serata di Rai1.
C'è Gigi, il suo pianoforte, un coro di ragazzi napoletani vestiti come dei cretini e con delle acconciature da cretini ed una serie di ospiti.

Gigi parla un italiano pessimo mischiato ad un napoletano pessimo.
- Capitò un matrimonio che incontrai Don Bachi - .

Cosa permette a Gigi D'Alessio di comportarsi così?
Prima di tutto la Rai, che ormai ha deciso di rendere il servizio pubblico un cesso pubblico.
Poi gli anni che Gigi D'Alessio ha passato suonando ai matrimoni - ed anche solo statisticamente ci sono buone possibilità che abbia conosciuto personaggi discutibili - e facendo la gavetta. Gigi, per favore, non è che se suoni da trent'anni ed hai iniziato suonando ai matrimoni allora sei sicuramente un professionista di qualità.
Puoi aver fatto tutta la gavetta del mondo, tutti i matrimoni, i battesimi e le feste di piazza che vuoi, se vai in televisione portando su Rai1 la Napoli che tutti noi dobbiamo provare a trasformare ci fai fallire tutti.

Io ti imploro di fermarti Gigi, perché quello che stai facendo è la mazzata finale.
Smettila di giocare con Carlo Conti al napoletano simpatico che sfotte il fiorentino che non può capire fino in fondo l'ironia napoletana, smettila di parlare per proverbi, ti prego.

- Vorrei ringraziare tutti...ma l'orchestra che sono straordinari -
Perché Lucio?
Ieri sera ti ascoltavo in macchina. Ti ricordo quando eri al concerto dei Sigur Ròs a Firenze. Tu ed il tuo cappotto fatto di pelle di orso.
Lucio, ieri sera ascoltavo Dark Bologna e Cosa Sarà cantata con De Gregori ed ho quasi pianto.
Perché devo rivalutare tutto?

Finisce che la televisione la smetto di vedere per sempre, altrimenti mi toccherà rivalutare tutto.


mercoledì 3 marzo 2010

Alice

Oggi arriva nei cinema il nuovo Alice nel paese delle meraviglie di Tim Burton.
Il giornale per cui scrivo, il Levante, mi ha commissionato un paio di articoli per uno speciale tutto dedicato alla biondina di Lewis Carroll.

Oltre ad aver trovato una trasposizione cinematografica decisamente surrealista e molto macabra di un regista cecoslovacco (se volete recuperare il film il titolo è Alice, di Jan Svankmajer), ho trovato il primo film basato sul libro di Carroll.
E' del 1903 e potete vederlo per intero qui.

lunedì 1 marzo 2010

Quello che so sui gatti II

Una volta un'amica, con cui condivido la passione per i felini, mi ha chiesto: E' normale che il mio gatto stia facendo la fotosintesi?
Spaventato le ho chiesto cosa intendesse. Mi ha spiegato che il suo gatto è un amante del calore emanato dalle lampade. I miei li ho visti rotolarsi quasi esclusivamente al sole, ma mai sotto una lampada. Oggi sul suo profilo di Facebook ha pubblicato questo:

Canada 3 - Usa 1


Questa era la volta buona per tifare Usa senza sentirsi in colpa.
Anche se ho sentito dire più volte che tifare Usa non è MAI giustificabile.
Il problema è che per quanto i Canadesi siano ospiti dell'NHL (la lega statunitense di Hockey su ghiaccio) l'hockey l'hanno inventato loro. Il più forte giocatore di tutti i tempi (per intenderci il Maradona dell'Hockey su ghiaccio) era canadese, e per inciso è quello che ha portato la fiaccola olimpica come ultimo tedoforo nella cerimonia d'apertura in queste olimpiadi invernali.
Gli Usa nella sfida da antologia di stasera erano nettamente svantaggiati. E tutti ci abbiamo creduto quando Parise ha buttato dentro il puck del pareggio.
Ma poi nei supplementari è stato Sidney Crosby, che tra l'altro gioca nei miei Penguins, a ricordare all'America che puoi avere tutti i soldi che vuoi, puoi organizzare tutte le mega leghe del mondo, puoi anche vincere una marea di Stanley Cup, ma se hai inventato uno sport, alla fine ci sono buone probabilità che tu sia ancora il migliore.