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mercoledì 29 dicembre 2010

Come ti trovi a Berlino est? II

Ho aggiunto un altro paio di calzini ai due paia indossati negli ultimi due giorni. Non ci lasciamo intimorire, ma la massima di -7° e soprattutto la minima di -21°, ci costringono ad essere previdenti.

Le persone che incontriamo per strada, ogni volta che chiediamo indicazioni ci chiedono se vogliamo davvero raggiungere la meta a piedi mentre strabuzzano gli occhi e si scambiano tra loro sguardi complici. Le macchine vanno lente sulla neve, si creano mega ingorghi cosmici e noi, cronometro alla mano, ci mettiamo sei minuti per fare duecento metri.

Fernanda continua a chiamare la Filarmonica di Berlino la "fisarmonica".
Alla National Gallery abbiamo visto cose belle, come questo:



Questo:


E questo:



Siamo andati a vedere alla porta di Brandeburgo i preparativi per il veglione, ma non sappiamo ancora cosa succederà. Pare che sarà tutto molto grande e luminoso.


Cose che ho già fatto o abbiamo già fatto:

- Sono scivolato tra i blocchi scuri innevati del monumento di Eisenman dedicato all'olocausto.

- Rossella è caduta, in metropolitana, su una passeggera seduta. Dopo tutti la prendevano in giro, quando in piedi mostrava il suo stato di precario equilibrio. Un signore si proteggeva con le mani temendo una nuova caduta.

- Abbiamo visto un padre che trascinava in strada la sua minuscola figlia su uno slittino di legno. L'ho invidiata parecchio.

- Io Corrado ci siamo seduti, volontariamente, su una panchina completamente ricoperta di neve e ci siamo fatti scattare una foto dal retrogusto tipicamente italiano.

- Abbiamo preso un kebab.
Con il tipo che ci ha servito abbiamo parlato di calcio. Ha nominato Totti, Trapattoni, Roberto Baggio e Paolo Rossi. Si è stupito che Rossella non lo conoscesse. Ci ha fatto capire, con uno sguardo disgustato, quanto gli stesse poco simpatico il numero 1, Luca Toni.

martedì 28 dicembre 2010

Come ti trovi a Berlino est?




Qui a Berlino sta nevicando da qualche giorno. Siamo arrivati solo l'altro ieri, ma ci piace giocare a fare i grandi ed esperti viaggiatori.

La neve ci piace, perché cade come la pioggia, però è neve e non pioggia quindi se si guarda con attenzione si possono notare i fiocchi a forma di stella che ti fanno diventare felice all'istante. Però poi la neve si scioglie, e a quel punto somiglia molto alla pioggia e ci piace di meno.

Non è che faccia così freddo, al momento la temperatura non è mai scesa al di sotto dei -7°, però abbiamo dovuto comprare altri calzini, che tre o quattro dita non funzionavano più.
La casa è carina e calda. Rossella ha già rotto un bicchiere ed una lampada. Al momento la teniamo legata ad una sedia impedendole di fare danni.


Cose che ho già fatto o abbiamo già fatto

- Abbiamo mangiato un wurstel nel pane. Il wurstel era gigante, il panino molto piccolo. Fernanda ha commentato così: il pane è un packaging di primo livello del wurstel.

- Mi sono ustionato con un tè preso in un bar turco.

- Ho capito perché il medico mi avesse consigliato di comprare un tutore per il ginocchio nel caso in cui fossi andato sulla neve.

- Mi sono rotolato in un cumulo di neve con Rossella di fronte al duomo.

- Abbiamo fatto la spesa alla Lidl. Nel reparto superalcolici, a tre euro, c'era la bottiglia di uno strano liquore che all'interno aveva una pera intera.

- Io e Corrado abbiamo cantato Alexander Platz del Maestro una volta arrivati alla piazza.

In foto, il balcone della mia stanza ed il cortile del palazzo. Noi siamo al quinto piano.

venerdì 24 dicembre 2010

Le parole sono importanti


Caro Babbo Natale,
quest'anno mi piacerebbe tanto ricevere un regalo che, davvero, e non lo dico tanto per dire, potrebbe rendermi felice. Mi piacerebbe tanto che le persone che ho intorno, non pronuncino più le parole che inserirò nella lista che segue.
Sono una serie di parole o espressioni che odio. Dove è stato possibile ho specificato anche una motivazione. I termini sono in ordine d'odio crescente.

- Cacchio
E' una via di mezzo terribile. Se ti va di usare una parolaccia come cazzo usala, altrimenti ti conviene usare pene o addirittura pisello.

- Che te ne fai?
Di solito è una domanda che mi viene posta su Msn o in chat. Che me ne faccio di che? Di che parli? Un caro amico, da quando gli ho fatto notare il mio disappunto non mi ha mai più chiesto che te ne fai.
Una volta gli è sfuggito, si è addirittura scusato.

- Vita natural durante.
Odio immotivato.

- Cicchetto.
Che cos'è, un gioco per bambini? Passi per i ragazzini sedicenni che si vanno ad ubriacare nei locali, ma non vi infastidisce che un avvocato rampante, magari in giacca e cravatta, vi chieda: ce lo prendiamo un cicchetto?

- Sodo.
Mi da fastidio solo quando è associato ad una parte del corpo umano. Mi infastidisce quindi l'espressione seno sodo, ma non uovo sodo. Credo che il fastidio sia collegato al ricordo di un mio amico che alle medie, quando gli piaceva una ragazzina, si lasciava andare a commenti del tipo sedere sodo. Mi sembrava un vecchio porco, ed ogni volta che mi si avvicinava con quel sorriso, quel sorrisetto malizioso che ha stampato sulle labbra chi sta per raccontarti qualche storiella piccante, speravo che usasse termini espliciti e più adatti alla sua età. Inutile dire che la maggior parte delle volte il mio era un vano sperare.

- Trasfusione.
Lo so che salvano la vita. Ma l'immagine di sangue che esce da un corpo, per entrare in un altro corpo, mi fa venire i brividi. Quando sento questa parola (e tutta una serie di parole che identificano malattie) brividi di freddo colpiscono la parte destra della mia schiena.

Buon natale.

(Domani parto per Berlino, magari riesco a scrivere qualcosa. Ci dovrebbe essere un bel po' di neve, ma troverò il tempo necessario)

giovedì 23 dicembre 2010

Cavani



Una volta, per spiegare ad un amico juventino qual è la differenza tra un tifoso del Napoli ed uno bianconero ho detto che nel caso in cui lo juventino vincesse uno scudetto, la sua reazione, nonostante la gioia e le feste in piazza, sarebbe (ed è la storia a confermarlo) abbastanza contenuta. Il tifoso del Napoli, invece, potrebbe anche arrivare a lanciarsi giù da un balcone.

Di questi tempi è difficile immaginare cosa può accadere. Nessuno può davvero, a cuor leggero, azzardare un pronostico. Cioè, qualcuno l'ha fatto, tipo Saviano, che ha detto in prima serata che quest'anno il Napoli va in Champions League, e si è pure preso un milione di bestemmie dai tifosi scaramantici, che va bene la lotta alla camorra, però quando si esagera si esagera.

Ero allo stadio contro il Palermo. Ed anche contro lo Steaua. Ma voi avete visto cosa sta succedendo a Napoli? I tifosi amano Cavani e lo rispettano, e sono anche convinti che la sua forza spirituale sia una dote, quel qualcosa in più che fa di un campione un campione con la testa sulle spalle. Ok, magari fanno anche un po' di ironia facile, ma sempre nei limiti della buona educazione.

Ora, Saviano si è sbilanciato, ma non credo di potermelo permettere io, che non sono Saviano. Un pronostico piccolo piccolo mi va di farlo però, appena accennato, ecco.
Secondo me, fino a cinque - sei partite dalla fine del campionato rimaniamo lì sopra, e come al solito, saremo così cocciuti che cominceremo a sentirci autorizzati a crederci.

mercoledì 22 dicembre 2010

U.A.N.M

Ricordate l'articolo sulla musica emergente a Napoli?

Dopo quelle riflessioni i ragazzi si sono uniti in una associazione denominata appunto U.A.N.M (Unione artisti napoletani in movimento).


Al momento c'è un gruppo su Fb.

Vi tengo aggiornato.

domenica 19 dicembre 2010

Momenti di trascurabile felicità


Il libricino di Francesco Piccolo girava in casa da un po'.
In copertina c'è un ragazzino che salta nel vuoto della pagina bianca e lucida.

Non avendo molto tempo in questo periodo (a proposito, il luogo comune che vuole che la formattazione della tesi di laurea sia una delle pratiche umane più noiose è un luogo comune molto vero) l'ho guardato per qualche giorno con fare circospetto. Lì sul comodino, 130 pagine, probabilmente divertenti, sicuramente per sorrisi facili. Me lo sono portato una mattina in giro per Napoli, una di quelle mattine in cui fai tante cose noiosissime, in cui hai lunghi attimi di nullafacenza in cumane, metropolitane e pullman vari.

L'ho cominciato a leggere alla fermata di Mostra.
Una fermata dopo i tre ragazzi seduti di fronte a me già erano contagiati dalle risate. Si sgomitavano chiedendosi che diavolo stessi leggendo.
Poi ho letto questo:

"Una sera, una ragazza bellisima e molto giovane mi ha invitato a casa sua. Mi ha baciato e si è spogliata ed era ancora più bella. Abbiamo scopato e poi prima che andassi via, sulla porta, mi ha detto: ci rivediamo, vero? Poi sul motorino, fino a casa, correvo e continuavo a dire a voce alta: quanto sono fico?! Ma quanto sono fico?!"

E' stato come ritornare a scuola. Quando hai voglia di ridere ma non puoi e ti trattieni, ti trattieni, e vorresti tanto scoppiare in risate fragorose ma non puoi perché altrimenti fai una figuraccia.
Quando ho scoperto che Francesco Piccolo mi fa molto ridere (la settimana scorsa era da Fazio, ma lui che legge il suo libro non fa ridere come leggerlo da soli) mi sono informato un po'. Oltre ad aver scritto la sceneggiatura di Paz! (film che continuo a credere sia uno dei più sopravvalutati della storia del cinema italiano) ha scritto sceneggiature diventate poi film che mi piacciono: Il caimano, Caos calmo, La prima cosa bella, ma soprattutto ha scritto la sceneggiatura di My name is Tanino, visto in un pomeriggio meraviglioso di un sabato freddo, in un cinema che ora non esiste più, in piena scoppiettante adolescenza.

Quindi, se avete la possibilità di comprarlo ma per qualche motivo esitate, convincetevi. E regalatelo anche per Natale, così regalate un po' di simpatia alla gente.

Come ha scritto Cristina Zagaria, qui, il libro si alimenta da solo, e dopo averlo letto stai lì a chiederti quali siano i tuoi momenti di trascurabile felicità. Questo è il mio, decisamente natalizio.

Quando entri in un posto caldo e fuori fa freddo. Se uno sconosciuto ti vede, mentre ti sfreghi le mani per riscaldarti più velocemente, ti dice: - Fa freddo, eh?
Ed un altro sconosciuto si intromette dicendo - Che poi è venuto così, all'improvviso, due giorni fa si stava bene.
E l'altro dice che però è niente, in confronto al freddo che fece quella volta, negli anni '80.

-.-.-.-.-.-

Francesco Piccolo - Momenti di trascurabile felicità, Einaudi

martedì 14 dicembre 2010

Fiducia

Il punto è che questa volta sembrava inevitabile.
Ma non spenderò molte parole per dire quanto questo paese sia capace di alzare, ad ogni sua manifestazione politica, la stanghetta del maliziometro.

Insomma, finisce che anche chi continua ad essere fiducioso poi un giorno, all'improvviso, si sveglia una mattina ed è completamente sfiduciato.

domenica 12 dicembre 2010

The wire


Amici che ne sanno più di me, un mesetto fa mi hanno consigliato The wire.
E' una serie tv durata 5 stagioni che tratta dei traffici illeciti, dei rapporti tra malavita e politica, dei trafficanti di droga, della polizia e dei disperati di Baltimora.

Baltimora è una città complicata. Ha anche un porto, uno dei più imporanti degli Usa. Al momento sono arrivato alla fine della terza stagione, e dire che mi ha completamente rapito è dire poco. Qualche tempo fa, Bordone, a proposito di Treme (serie televisiva sul disastro di New Orleans creata dagli stessi autori di The Wire) faceva notare quanto fossimo poco capaci in Italia a raccontare drammi o momenti difficili attraverso la televisione.

Perché raccontare una città dove ci sono trecento morti l'anno non è proprio una cosa semplice. E non è facile, soprattutto, farlo mettendo in mostra le colpe di tutti. Non è facile dare in pasto al pubblico i personaggi positivi mostrando tutte le loro debolezze, e non è facile mostrare dall'interno il mondo crimininale senza commettere qualche tragico errore. In The wire ci riescono, Baltimora è raccontata senza pietà.

Ora, giusto così per chiedere, qualcuno di voi ha mai visto La Squadra? La fiction italiana su Napoli, un'altra bella città difficile?

martedì 7 dicembre 2010

Qualche ricordo, qualche consiglio, un'intervista



Qualche anno fa, era il 2007 se non ricordo male, suonai al kesté (un piccolo ma noto locale napoletano). Eravamo stanchi, venivamo da una giornata passata in macchina dopo aver dormito poche ore in una casa che non poteva contenerci tutti. La sera prima avevamo suonato a Barletta, qualcuno aveva alzato il gomito, qualcun altro aveva dormito vestito in giacca e cravatta (era quella la nostra divisa da concerto) su una sedia a sdraio, qualcuno semplicemente non aveva dormito.

Non eravamo in formissima e sicuramente avevamo bisogno di una doccia calda.
Fortunatamente quella sera il nostro spettacolo prevedeva un intervallo. Durante quei cinque o sei minuti di pausa si doveva esibire sul piccolo palco il cantante di una band già abbastanza conosciuta. Così Claudio, il cantante in questione, aveva chiesto in prestito al nostro frontman il bassista (io) ed il batterista per accompagnarlo durante quel pezzo. Il brano si chiamava esistere e mi è rimasto in testa per anni. Non solo era toccante, ma aveva nel testo qualcosa di profondamente oscillante, come se corresse su di un cornicione sottilissimo, come se fosse in bilico tra la disperazione e la gratitudine.

Io ed il batterista suonammo il pezzo senza averlo mai ascoltato prima. Non so se lui ne è rimasto colpito quanto me. Chissà.

Oggi Claudio vive a Milano e ha scritto tante altre canzoni. Andate ai suoi Live. Per quanto mi riguarda aspetto il suo prossimo disco.
E voi, intanto, leggete l'intervista che ho pubblicato qui, e guardate il video di esistere, che resta ancora una delle mie canzoni preferite.

domenica 5 dicembre 2010

Mentre Leggo - Americana

A sud dell quarantaduesima la gente aveva più libertà di cedere il passo, eppure i volti parevano grigi e afflitti, i corpi intabarrati davano un'impressione di clandestinità, e allora pensai che forse in quella metropoli la folla era davvero essenziale all'individuo, perché senza di essa non c'era nulla contro cui rivolgere la propria rabbia, mancava l'eco del proprio dolore, si dissolveva ogni prova concreta dell'esistenza di persone ancora più sole al mondo. Pensieri fuggevoli. Me ne tornai a casa, accesi la tv, mi spogliai ed entrai nella doccia.

-.-.-.-.-.-

Don DeLillo - Americana, Einaudi

venerdì 3 dicembre 2010

Sono appena rientrato

Ed ho acceso la tv.
Su Rai1 c'è Porta a Porta.
Ora, è vero che la serata non è stata un granché, complice un pareggio del Napoli che poteva tranquillamente essere una vittoria stracciante, ma sono abbastanza contrariato.

Cos'è che mi deprime?
Il modo in cui si parla di politica. Non è una cosa nuova, è vero, e non mi piace neanche molto lamentarmi così, fare il criticone insomma.

Ma come si può continuare a sopportare Roberto Cota che dice, in poche parole, che Vendola è simpatico, che è anche intelligente perché sta in mezzo alla gente, ma che non può essere credibile come presidente del consiglio. Non dice perché, non da una motivazione.
Dice solo questo:

Ma voi ce lo vedete Vendola come presidente del consiglio?

Dannazione, quanto sono contrariato.