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martedì 7 dicembre 2010

Qualche ricordo, qualche consiglio, un'intervista



Qualche anno fa, era il 2007 se non ricordo male, suonai al kesté (un piccolo ma noto locale napoletano). Eravamo stanchi, venivamo da una giornata passata in macchina dopo aver dormito poche ore in una casa che non poteva contenerci tutti. La sera prima avevamo suonato a Barletta, qualcuno aveva alzato il gomito, qualcun altro aveva dormito vestito in giacca e cravatta (era quella la nostra divisa da concerto) su una sedia a sdraio, qualcuno semplicemente non aveva dormito.

Non eravamo in formissima e sicuramente avevamo bisogno di una doccia calda.
Fortunatamente quella sera il nostro spettacolo prevedeva un intervallo. Durante quei cinque o sei minuti di pausa si doveva esibire sul piccolo palco il cantante di una band già abbastanza conosciuta. Così Claudio, il cantante in questione, aveva chiesto in prestito al nostro frontman il bassista (io) ed il batterista per accompagnarlo durante quel pezzo. Il brano si chiamava esistere e mi è rimasto in testa per anni. Non solo era toccante, ma aveva nel testo qualcosa di profondamente oscillante, come se corresse su di un cornicione sottilissimo, come se fosse in bilico tra la disperazione e la gratitudine.

Io ed il batterista suonammo il pezzo senza averlo mai ascoltato prima. Non so se lui ne è rimasto colpito quanto me. Chissà.

Oggi Claudio vive a Milano e ha scritto tante altre canzoni. Andate ai suoi Live. Per quanto mi riguarda aspetto il suo prossimo disco.
E voi, intanto, leggete l'intervista che ho pubblicato qui, e guardate il video di esistere, che resta ancora una delle mie canzoni preferite.

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