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mercoledì 4 novembre 2009

Una cosa divertente che non farò mai più

Wallace non è mai delirante. Ma se proprio vogliamo utilizzare questo aggettivo dobbiamo prima di tutto applicarlo alla realtà, alla nostra vita, ai nostri giorni frenetici e ricchi di assurdità che continuiamo a portare avanti. Ci portiamo come strascichi, paranoie e fissazioni. Tutti lo facciamo, anche Wallace lo ammette.
Mi diverte molto immaginarlo, lui che si definisce per metà agorafobico, su questa grande nave da crociera mentre organizza appostamenti alla donna che gli pulisce la cabina, o mentre osserva lo zoo che popola il grattacielo galleggiante chiamato Nadir.

"Winston 3p ed io abbiamo raggiunto quel livello di maestria quasi zen in cui è il ping pong che gioca noi - gli affondi, le piroette, le schiacciate e i recuperi sono esternazioni automatiche di una sorta di armonia intuitiva fra l'occhio, la mano e l'istinto primordiale di uccidere - in un modo che ci lascia i lobri frontali liberi di blaterare assurdità durante il gioco [...]"

Tutto, ogni incontro, ogni persona è riportata con precisione, nei difetti e nelle ossessioni.
E' una ricerca quella di Wallace, sempre speranzoso, fiducioso, nè è prova l'ironia che strapperebbe risate anche al lettore più triste, di trovare una falla, una crepa nel terribile mondo che abbiamo creato, nel terribile genere umano che siamo diventati.
Tutto ciò che è scritto in questo libro è vero. Le crociere esistono sul serio e la gente che ci va è gente come noi. E' gente vicina a noi.

Il sistema di note che Wallace, a detta dei critici, utilizza per riportare la realtà a ciò che è sul serio, un intricato groviglio di riferimenti, nozioni, corrispondenze, mi ha lasciato completamente spiazzato. E' un modo perfetto per rappresentare la realtà, questa nostra enciclopedica vita.
Cito la nota 137a, un esempio di ironia rarissima:

"137a. (cioè quando durante un'assemblea a scuola uno psicologo locale ci mise tutti in stato di ipnosi teoricamente leggera per un'esperienza di visualizzazione creativa, e dieci minuti dopo tutti quelli dell'auditorium uscirono dall'ipnosi tranne purtroppo il sottoscritto, e finii per passare alcune ore con le pupille dilatate in trance irreversibile nell'infermeria della scuola, con lo strizzacervelli sempre più nel panico che provava a tirarmi fuori da quello stato con sistemi sempre più drastici, e i miei genitori avevano quasi deciso di fargli causa per l'episodio quando io da allora in poi ho deciso con ferma e serena risoluzione di tenermi alla larga da ogni tipo di ipnosi.)"

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David Foster Wallace - Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax

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