Dopo 300 pagine di Anna Karenina ho scoperto di aver sottolineato poco, molto poco, rispetto a quel lavoro di ossessiva sottolineatura, rilettura, ricopiatura, svolto un anno fa su Guerra e Pace. Dopo 300 pagine di Anna Karenina (e sono ancora poche) mi sono ritrovato a mettere dentro parentesi quadrate solo questo:
- Io, infelice? - domandò la donna protendendosi verso di lui e guardandolo con un estatico sorriso d'amore. - Sono come un essere affamato, e cui si è dato da mangiare. Avrà forse freddo, forse il suo abito sarà lacero, forse proverà vergogna; ma non è più disgraziato. Io, infelice? No, ecco la mia felicità!... -
In quel momento udì la voce del figlio che si avvicinava. Gettò una rapida occhiata attorno a sé, e si alzo di scatto, con uno sguardo in cui brillò una fiamma che Vronski ben conosceva. Alzando con una mossa rapida le sue belle mani inanellate, afferrò la testa dell'amante e lo fissò con un lungo sguardo; poi avvicinò al suo viso le labbra semiaperte e sorridenti, gli baciò gli occhi, la bocca e lo respinse. Volle andarsene, ma egli lo trattenne.
- Quando? -
- Stanotte all'una - sussurrò la donna e, con un profondo sospiro, si staccò da lui per andare, leggera e svelta, incontro al figlio.
Seriogia e la vecchia balia erano stati sorpresi dalla pioggia nel vasto giardino e avevano dovuto rifugiarsi sotto un pergolato.
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