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domenica 2 maggio 2010

Disco Days (Ho comprato una macchina fotografica)


Vi ricordate il disco days? Ci sono andato anche l'anno scorso.
Quest'anno era ancora meglio. Un sacco di espositori e tanti, tantissimi dischi, musica suonata dal vivo e tanta gente simpatica.

Quando da giovane (!) facevo il musicista, precisamente quando ho iniziato a studiare la musica, tra i sedici e i diciassette anni, frequentavo una scuola, l'8 jazz, al Corso Vittorio Emanuele. La bellezza di quel posto (un locale rosso con un sacco di foto in bianco e nero alle pareti), e la bravura di chi insegnava e gestiva, l'ha reso un luogo discretamente famoso e soprattutto una scuola di "qualità".
Ho studiato/suonato lì per quasi tre anni, prima di navigare verso altri lidi, ma ho dei ricordi di quel posticino che credo, bè, avete capito.
Ieri, a suonare al Disco Days, c'era anche uno degli insegnanti dell'8 jazz. So quanto gli darebbe fastidio il titolo di insegnante, ma lo è stato davvero, quindi, è inutile far finta di niente. Per due anni ho suonato nel suo gruppo blues di musica d'insieme. Avete idea di quanto possa essere difficile spiegare e provare a far capire l'essenza di un genere musicale come il blues ad un gruppo fin troppo variegato d'umanità? Mica è facile? Non parliamo solo di un brano o due, di un paio di battute da suonare con più intensità o meno, parliamo di spiegare ad un collage di uomini cosa sia il genere che ha condotto giganteschi esseri umani neri dalle catene alla libertà spirituale. Collage? Perché? Il primo anno che seguivo quelle lezioni io, il pianista e il batterista avevamo meno di vent'anni, la voce e chitarra (Il personaggio di cui stiamo parlando), le altre due chitarre ed il sassofonista più di quaranta. Suonavo il blues con delle persone che potevano essere i miei genitori. Sarebbe materia per un romanzo.
E così, Guido Migliaro (l'insegnante, l'amico, il personaggio di cui stiamo parlando) ci spiegava ogni mercoledì sera (o dovrei dire notte?) cosa fosse il blues, cosa stavamo effettivamente facendo, cosa dovevamo tenere davanti agli occhi mentre suonavamo.
Ed il blues è diventato piano piano ciò a cui mi rivolgo per far passare una brutta serata, o per cancellare qualche brutto ricordo. Poi ognuno lo vive a modo suo. Leggetevi l'intervista così capite cos'è il blues per Guido Migliaro.
Per me è molte cose insieme. E' la musica che accompagna le mia partenze e i miei ritorni. E' la musica che mi racconta che il dolore, l'amore, la malinconia, la sfortuna, il destino, le scelte, gli errori, le fatalità, le bestemmie, le situazioni complicate, i tradimenti, le promesse, le amicizie, gli incontri di una notte, fanno parte della vita di tutti gli uomini. Che tutte queste cose SONO la vita degli uomini. E così con il blues ci si sente meno soli su questa terra.




Questi sono Guido Migliaro ed il suo bassista/contrabbassista Umberto Sirigatti.
Aggiungetelo su Facebook, cercatelo su internet ed andatevi a vedere i concerti che fa con i Juke Joint.

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