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sabato 8 maggio 2010

Denti Bianchi


L'ultimo libro che ho letto, Denti bianchi di Zadie Smith, rientra in quel vastissimo filone che prende il nome di Realismo Isterico o Postmodernismo.
Non a caso ho letto per la prima volta il nome dell'autrice in un libro di Wallace. Ha curato la postfazione a La ragazza dai capelli strani. Ha scritto quanto Wallace fosse importante per lei e, soprattutto, quanto fosse particolare la sua condizione: uno scrittore contemporaneo e vivente che è amato ed idolatrato da altri scrittori contemporanei e viventi.
Una postfazione molto divertente.

Denti bianchi è un libro gigantesco. Non tanto per la mole, siamo sulle 550 pagine più o meno, ma per gli argomenti, per i temi, per lo spessore dei personaggi. E' la storia di tre famiglie nella Londra caotica e multirazziale che si prepara all'arrivo del 2000. Abbiamo così Samad Iqbal e sua moglie Alsana. I Jones, Archie e Clara (Inglese lui, di origine giamaicana lei). Abbiamo i loro figli (Archie e Samad sono molto amici, per motivi che piano piano verranno scoperti), Magid e Millat Iqbal e la decisa Irie Jones. Nella terza parte del libro entrano nell'intreccio i Chalfen, intellettuali inglesi dal comportamento bizzarro.
I personaggi si scontrano, si azzuffano, si innamorano, si inseguono, e tutti cercano la propria identità.

Se la religione è l'oppio dei popoli, la tradizione è un analgesico ancora più sinistro, semplicemente perché di rado appare sinistro. Se la religione è un laccio fasciato stretto, una vena pulsante e un ago, la tradizione è una mistura assai più casalinga: semi di papavero macinati nel tè; una dolce bevanda al cioccolato spruzzato di cocaina; il tipo di cose che avrebbe potuto preparare la nonna. Per Samad, come per la gente della Thailandia, la tradizione era cultura, e la cultura portava alle radici, e le radici erano buone, erano principi incontaminati.

Samad continua la lotta con la religione e con le sue crisi musulmane. Costantemente è preso dal disgusto per i comportamenti occidentali. Sente che la sua purezza è messa costantemente in discussione dal mondo che lo circonda. Prova, in tutti i modi, a controllare la futura fede dei due gemelli Magid e Millat. Non voglio anticiparvi nulla della trama ma possiamo dire che non avrà vita facile.
I temi del libro sono quindi attualissimi. E trattati in maniera approfondita: se credete di trovare la solita retorica sull'integrazione sbagliate di grosso. Il racconto del meltin-pot spiegato nel libro non ha nulla a che vedere con i soliti stringiamoci le mani tutti in un solo grande girotondo, ma tiene conto delle vere differenze e dei veri problemi.

Questo è stato il secolo degli sconosciuti, di pelle scura, gialla e bianca. Questo è stato il secolo della grande sperimentazione immigratoria. E' solo ora che entrando in un parco giochi si può trovare Isaac Leung a pesca vicino allo stagno, Danny Rahman sul campetto di calcio, Quang O'Rourke che lancia al canestro, e Irie Jones che canticchia una melodia. Ragazzi con il nome di battesimo e il patrocinio in rotta di collisione. Nomi che al loro interno celano esodi di massa, barche e aerei stracolmi, sbarchi gelidi, controlli medici. [...]
Ma gli immigrati ridono sentendo i timori dei nazionalisti, che hanno paura delle infezioni, delle penetrazioni, della mescolanza di razze, tutte cose da poco, bazzecole, se paragonate a ciò di cui hanno paura gli immigrati...la dissoluzione, la scomparsa. Perfino l'impassibile Alsana Iqbal si svegliava regolarmente in una pozza di sudore dopo una notte visitata da visioni di Millat (geneticamente BB; dove B sta per bengali-nità) che sposava una ragazza di nome Sarah (aa, dove la "a" sta per ariana), e come risultato nasceva un bambino chiamato Michael (Ba), che a sua volta sposava una certa Lucy (aa) lasciando Alsana con un legato di bisnipoti irriconoscibili (Aaaa!), dalla bengali-nità più che diluita, con il genotipo nascosto nel fenotipo.

Non vorrei citare ancora Pamuk, ma sono costretto.
E' in libri come questo che si realizza la sua idea di romanzo come specchio della vita umana. Non è tanto nei temi, nelle scelte delle argomentazioni da trattare, che si realizza la similitudine, ma nella struttura narrativa del romanzo. E così siamo partecipi di ciò che accade in più tempi ed in più luoghi, siamo testimoni delle piccole storie e delle grandi Storie. Tutto ciò che accade non accade mai in una sola direzione.
E' il mondo ad essere così.

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Zadie Smith - Denti bianchi, mondadori


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