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giovedì 11 marzo 2010

L'uomo verticale


Potete leggere dell'incontro con Davide Longo e Alessandro Baricco qui.

Mi avevano già convinto alla presentazione, poi mi hanno convinto nuovamente quando ho "sbobinato" l'intervista e l'ho riascoltata.
Il libro è davvero molto ben scritto, posato e controllato.
Anche io amo (così ha detto Baricco) gli scrittori che mantengono il controllo su ciò che scrivono, che riescono a mettere un freno all'impulsività.
Così accettiamo di farci raccontare una storia che purtroppo non ci appare così assurda. La gente inizia ad odiarsi, la legge del più forte prevale sulla giustizia, le città si svuotano, maniaci ed assassini distruggono e stuprano, finti messia addestrano bande alla professione della violenza.

Leonardo è stato uno scrittore, ha dedicato tutta la vita alle storie e alle parole.
Ripeterà spesso che lui non c'era quando tutto è accaduto.
Cosa succede quando tutto ciò che ritieni bello e giusto rischia di essere cancellato? Leonardo deve tornare e trovare un nuovo se stesso, senza dimenticare la luce della bellezza, senza farsi travolgere dal terrore e dalla violenza.

"Forse era questa la barbarie, pensò: un nuovo vocabolario e nuove immagini che a poco a poco si fanno strada. La prima parola era il cavallo di Troia. Dopodiché il pozzo era inquinato. Il germe si sarebbe riprodotto. La malattia. Il colera."

Il testo si inserisce perfettamente nel filo della fantascienza da apocalisse, è vero.
Ma la qualità della scrittura è decisamente sopra la media.
Leonardo è un intellettuale, non è pronto alla violenza del mondo che deve affrontare e questa è la grandezza del libro. Chiunque abbia sentito una volta nella vita di essere un intellettuale, chiunque si sia sentito più a suo agio nei pensieri e tra le parole, ha sentito la mancanza di qualità necessarie per affrontare la durezza del mondo.

"Nella vecchia casa passavo molte ore in una stanza che chiamavo stanza dei libri. Lì avevo raccolto migliaia di romanzi, saggi, trattati e libri d'arte. Molti li avevo letti più volte, sottolineati, chiosati e dissezionati per ricavarne qualche insegnamento per me e per i miei studenti. Alcuni li avevo scelto come bastioni delle mie mura. Altri come passaporti per le mie terre. Sillogi di ciò che la vita era o avrebbe dovuto essere.
Non ho alcun desiderio di sapere cosa è stato di loro. A meno che qualcuno non abbia incendiato la casa suppongo siano ancora là a farsi divorare dalla muffa e dai topi. Amo infinitamente quelle storie, eppure le so responsabili di quello che sono. Un uomo mancante."

Compratelo e leggetelo.
Ah, l'elefante disegnato in copertina è davvero un personaggio del romanzo.





2 commenti:

  1. Bene, grazie. Lo avevo già comprato, come tutti i libri di Davide Longo. E' in lista d'attesa ma non avevo ancora le idee chiare. Mi capita spesso con i libri, compro sulla fiducia e poi cerco di capire se davvero ho voglia di leggerlo.
    P.

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  2. Io non lo conoscevo.
    Però in casa avevamo racconti di montagna di cui è il curatore.
    L'incontro è stato molto interessante, per quanto Baricco non mi stia molto simpatico, ha parlato con grande esperienza della scrittura e del rapporto che gli scrittori hanno con la loro vita.
    Longo è molto posato anche quando parla, molto controllato.

    Noi che amiamo così tanto le parole, siamo davvero mancanti di qualcosa? Davvero non siamo presenti mentre fuori tutto ciò avviene?
    Che sia un monito?

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