Sono uno che facilmente abbocca agli scherzi. Sono un credulone, ingenuo alle volte. Ma la mia ingenuità deriva principalmente da quella convizione così difficilmente appresa da bambino, così utopica, che mantenendo un certo comportamento con il prossimo non ti venga fatto ciò che tu non faresti mai.
E' divertente che una delle cose più assurde e incredibili che possano succederti avvenga il primo di aprile. Uno scherzo che scherzo non è.
Lo so, come vi ho detto si tratta di utopie.
Quand'ero più piccolo guardandomi intorno percepivo la profonda importanza del caso nella mia vita. Incontri, fortunate o sfortunate coincidenze. Oggi mi sono accorto però di un altro aspetto, piacevole o spiacevole a seconda delle situazioni. L'ironia di cui è imbevuta la nostra storia personale. I nostri giorni gocciolano, macchiano e sporcano d'ironia tutto intorno.
(A fine serata si riesce almeno a percepire un qualche aspetto positivo).
Preso da malinconia ho riletto una cosa scritta un po' di tempo fa.
Un raccontino che parla di amicizia, amicizia vera.
Non lo ricopio tutto, perchè trovo che sia abbastanza noioso. Ma la fine resta un bel ricordo.
"Luca e Giovanni entrano nel bar. Si perdono nella folla colorata. Io e Je attraversiamo la strada e ci arrampichiamo sulla scogliera. Il mare d’inchiostro sembra morto. Je vede le sirene, io no.
-Le vedi le sirene?-
-No- dico
So che sono lì, ma non sono pronto a vederle.
Poi arrivano i saluti. Non so se sono pronto. Ma le partenze, nei lunghi viaggi, non considerano mai la preparazione come un dato di fatto. La partenza resta sempre partenza, che tu sia pronto o no.
...in cui ci si perde.
Seguimmo certe rotte in diagonale
dentro la Via Lattea."
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