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martedì 22 giugno 2010

Caro Marcello


Caro Marcello,
lo sai che con questa lettera è la prima volta che scrivo dei mondiali in corso?
Dovresti esserne onorato. E gia che a te delle cose scritte non te ne importa niente, perché ti importa solo vincere, e stare sulle scogliere con il sigaro in bocca. Come un vero Gringo, aggiungerei.

Marcello, ma che sta succedendo?
Io quattro anni fa sono salito sul carro dei vincitori, quello che piace tanto ricordare a Varriale, con un biglietto guadagnato perché ti ho sempre difeso e sono sempre stato convinto che nonostante calciopoli, anzi proprio perché c'era in corso la questione calciopoli, li avremmo fatti tutti secchi.
E poi io i criticoni non li sopporto.
Quelli che non appena uno sbaglia un passaggio o uno stop cominciano a dirne di tutti i colori, parlando di quanto prima si stesse meglio, e di quanto Paolo Rossi fosse un vero calciatore, di quanto prima si riuscisse a vedere la grinta negli occhi di undici giocatori durante l'inno nazionale. E poi capisco che sei stressato: la questione di Marchetti è stata pesante. Dico io, vediamo se sei d'accordo con me Marcello, quello si allena da una vita per giocare ai mondiali, e questi della Rai fanno sei puntate incentrate su di lui e chiedendo continuamente "Ma Marchetti sarà pronto"? E che diamine, ha ventisette anni il ragazzo, è un professionista, mica hanno messo in porta uno così. E ti dirò di più, sono d'accordo pure su Cassano. Meno su Balotelli, ma su Cassano ti do ragione. L'allenatore sei tu, punto, e tu decidi i giocatori da chiamare. E' il vecchio problema del credersi tutti allenatori, tutti penalisti, tutti scrittori, tutti opinionisti e criticoni.

Io ho fiducia in te, ma tu cerca di passare il girone.
Che poi i giornalisti sono peggio dei criticoni opinionisti da salotto. Anzi, cosa ancora più grave, in Italia i due fenomeni tendono a coincidere. E così, quando uno vorrebbe soltanto vedere i momenti salienti di una partita, magari ascoltare qualche intervista ai protagonisti, deve sopportare invece le opinioni di Collovati, Tombolini, di una valletta che prova in tutti i modi a stracciarsi di dosso il vestitino della sciocchina imbarazzante (e per dovere di cronaca non ci riesce), di Galeazzi e squillino le trombe, di sua maestà Costanzo che parla di De Rossi e delle trombettelle sudafricane nello stesso modo in cui parla di Carmelo Bene.
Deve ascoltare l'opinione di tutti. Che poi chi ha chiesto niente.

Ed io lo so che anche questo ti da fastidio. A me fa proprio incavolare. Perché a me piace lo sport, non ascoltare i litigi tra un ct ed una marea di giornalisti.
E si, lo so che ci sono anche i giornalisti capaci e non inclini a questa stupida tendenza contemporanea.

Ora, però, ti devo fare una domanda.
Perché fissarsi con Iaquinta? Che cos'è? Un totem? Un fantoccio scacciaguai? Marcè, quello non si muove, quello è alla frutta. Quello non ce la fa più. Ti do ragione su tutto, ma su Iaquinta ti sei fissato. Marcè, quello è un morto. Poi metti chi ti pare a te, sei tu l'allenatore e tu decidi. Ma togli Iaquinta. Che poi altro che Zidane, ci facciamo la figura della Francia, tu, io e tutti i giocatori.

1 commento:

  1. Adesso le cose si possono dire senza essere giornalisti, critici, ecc, e la prima è questa: l'Italia s'è vista, dopo tre partite, negli ultimi 10' (recupero incluso) contro una Slovacchia che ha vinto senza far niente di particolare, giocando a fare passaggi. È mancato tutto, tranne la grinta di quegli ultimi sprazzi, che grinta non è ma scuorno, che pure è buono. La fiducia si può riporre in chi si vuole, è soggettivo, a volte arbitrario. Quella di questo mondiale è stata fondamentalmente una squadra selezionata a cazzo, gestita male e schierata peggio sacrificando gli elementi validi. Sai come la penso su Buffon: se uno va convocato perché fuoriclasse e basta, nonostante la forma fisica, allora tanto valeva convocare uno Zoff tra i pali, viecchio e bbuon' ai tempi era un fuoriclasse. Pirlo poteva offrire uno scampolo di fantasia, nonostante le condizioni, e non è stato messo in campo se non nell'ultima partita. Gattuso, che doveva dare grinta, idem. Pazzini non ha visto il terreno di gioco. Quagliarella l'ha visto per pochi minuti. Maggio idem. A Lippi è bastato portare un solo fenomeno: se stesso. E mò sarà anche stavolta il primo a salire sul carro, d'a munnezz però.

    Se l'Argentina vince il mondiale m'e fa na lettera a Diego.

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