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sabato 19 giugno 2010

Ho incontrato un premio Nobel (Ho comprato una macchina fotografica)



- Ti immagini se adesso sale con noi sul c18?
Ho detto alla mia amica mentre Herta Muller ci passava davanti, camminando leggermente curva, accompagnata da un uomo ed una donna. Minuta, piccola piccola, vestita completamente di nero.
Durante la presentazione ha inforcato poche volte gli occhialini neri filiformi con le lenti circolari grandi quanto una moneta da 20 cent.

Mi sono anche seduto a gambe incrociate ad un metro da lei, sia per fare qualche foto ravvicinata (lo ammetto) ma anche perché è una di quelle cose che sento di dover fare di fronte ad un premio Nobel. E quel dover non è certo una costrizione, nè timore reverenziale, ma il bisogno che un aspirante scrittore dimostra nei confronti di chi ha narrato e raccontato qualcosa meglio di chiunque altro. E' come affidarsi, è come da bambini quando ci si mette in cerchio e si ascolta una storia raccontata da una maestra, da un genitore, da chiunque ne sappia di più.

Leggere Herta Muller è impegnativo. Lo è per me, almeno. E' una di quelle autrici la cui materia narrativa trova sfogo solo attraverso uno stile difficilmente catalogabile. E' chiaro e frazionato, alle volte singhiozzante (se mi passate il termine), mancante, spezzato, alle volte preciso e crudo.

Non avevo mai incontrato un premio Nobel. Anche Pamuk, che ho il dovere di incontrare (e prima o poi accadrà), me lo sono lasciato scappare tante volte.
Questa del Nobel non è una fissazione. So che grandi, anzi grandissimi autori, tra cui molti che amo non l'hanno mai neanche annusato da lontano. E so che, assegnandone uno all'anno, non sono poi così pochi quelli che lo vincono. E lo so che i premi sono uno di quei fenomeni che contano e non contano nella letteratura e nell'arte in genere. Ma quando leggi la lista dei vincitori non ci trovi solo nomi di grandi scrittori. Ma di persone, uomini e donne, fatte di carne e ossa che - attenzione - non si sono innalzati al di sopra delle masse, come stupidamente si potrebbe pensare, ma che le masse le hanno attraversate, che il mondo l'hanno scavato, consapevolemente o per colpa del caso.

Yeats, Mann, Pirandello, Hesse, Faulkner, Eliot, Hemingway, Camus, Montale, Canetti...fino agli ultimi, Pamuk, Lessing.
E sapete quanti ne ho saltati.
Perché poi con le gambe incrociate ad un metro di distanza vedi che chi entra di diritto nella storia dell'umanità ha le labbra incurvate ed un tic all'occhio sinistro, il riso che esplode improvviso quando ogni tratto pare tristezza e malinconia. Scopri che un pezzo di storia scherza sull'altezza della sedia e parla per molto tempo di un altro autore in Italia praticamente sconosciuto.

Sulla presentazione di ieri de L'altalena del respiro di Herta Muller, edito da Feltrinelli, Cristina Zagaria ha scritto per Repubblica una recensione importante.

1 commento:

  1. quando ho linkato il tuo nome sul mio blog...ho scoperto che avevamo scelto esattamente la stessa foto...l'ho lasciata...

    grazie del regalo

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