ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

domenica 10 maggio 2009

Mani che si alzano, mani che stringono.

L’ho ascoltata tutta l’estate. Il viso duro di un ragazzo che fa il rap, l’hip hop, che mette parole una dopo l’altra. Non ne so molto di hip hop, però so che mi affascina il mondo delle parole e che nelle canzoni come questa, di parole ce ne sono davvero tante.
Il video girava su mtv un po’ di tempo fa, Lucariello canta ed Ezio Bosso, contrabbassista, suona a capo di un gruppo d’archi.
La canzone racconta il possibile omicidio di Roberto Saviano, dal punto di vista killer che porta a termine il compito. E’ la canzone che mi ha accompagnato durante la presa di coscienza, l’analisi personale del problema.
Penso ci siano due tipi di reazione al libro di Saviano. La prima è dirsi che queste cose si sanno, che queste cose sono alla luce del sole, che non c’è nulla di nuovo.
La seconda, ed è la mia reazione, è rimanere totalmente bloccati. Trovarsi a fare i conti con qualcosa di così agghiacciante da non poter né muoversi né riuscire a pensare ad altro. Non si può, non si deve, affrontare altro. Che la via d’uscita, che si imbocchi oggi o domani, sia davvero l’affrontare la questione senza rimandare più?

E però…questo problema ne richiama tanti altri. Fino ad arrivare, banalmente, alla mentalità ormai deviata di tutti, dal primo all’ultimo, alla mia mentalità deviata.
Tutte vittime e tutti colpevoli. La soluzione ce la deve dare qualcuno? La dobbiamo trovare da soli? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica esattamente cosa fare?
Io personalmente non so cosa fare. Ed ogni volta che penso a tutto questo mi ammalo, perché la speranza, anche in chi ha fortunatamente i mezzi per sperare, prima o poi viene abbattuta.
Non sono pronto a vedere la fine di ogni cosa, perché questo non è un problema come gli altri, e se non è già tutto finito presto lo sarà. Questo non è uno dei tanti problemi. Penso che questo sia il nostro grande problema.
Ed io davvero non so come affrontarlo.

Quando Lucariello canta per la seconda volta cappotto di legno, cerco una via di fuga. Dico sul serio, due volte non posso reggerla. Qui non parliamo di una canzone e basta, non parliamo di un ritornello da ripetere all’infinito. Questa è la nostra terra e quel cappotto di legno lo stanno preparando a tutti. Possiamo svegliarci ogni mattina e fare finta di nulla, ma questa storia è una storia vera.
Non so come faccia a cantarla due volte. Immagino lo sforzo, lo immagino mentre cerca di non far venire fuori la rabbia ed il dolore. Ma la seconda volta non gli riesce.
La seconda volta è arrabbiato.
E’ così arrabbiato che quella mano che si alza solitamente sul finire della canzone, e se si alza una mano si alzano tutte quante e adesso sparateci a tutti!, questa volta resta stretta stretta all’asta del microfono.

Il video lo trovate qui.

-.-.-.-.-.-

1 commento:

  1. Grazie...per una notte piena di pensieri dopo il tuo post... :)

    A volte bisogna fermarsi e ...pensare...

    ... accade in notti come queste, per caso, per una canzone.

    RispondiElimina