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lunedì 18 maggio 2009

Giri, ruote e stradoni impolverati

Il Giro va avanti da cent'anni.
Nell'ultima edizione tra chi torna e chi se ne è andato c'è anche il tempo per qualche piccola rivolta, come al liceo quando si consegnava un compito in bianco. C'è chi cade, chi rischia la vita, chi resta nel gruppo e chi riesce a volare.

Questo libricino parla di due uomini, anche se uno più dell'altro considerato una macchina, e della nostra Italia. E di quelle due ruote che da nord a sud l'attraversano per migliaia di chilometri.

Uno sport viziato dal doping, eppure sempre così affascinante.
Uomini che vanno veloci some macchine, che scalano pendenze che fanno venire il fiatone solo a guardarle. Uomini di cui spesso si dimentica la qualità, campioni di cui spesso non si considera la sensibilità, l'umanità.

"Nella rivalità tra Bartali e Coppi forse Pindaro non vedrebbe altro che il simbolo delle lotte, delle sofferenze, dei sacrifici e delle speranze che le nostre generazioni offrono alla libertà, alla pace, alla felicità degli uomini e delle nazioni"

Amo una canzone di Paolo Conte, più che famosa, molto più che famosa. Tra i due quello che preferisco è Bartali, forse per il suo naso triste, per quella tristezza tipica dell'italiano allegro. Per quel suo curvarsi sul manubrio, per il suo essere asceta, romantico inquieto, eroe e uomo (Curzio Malaparte).
Forse perchè come per Conte, per me Bartali è oltre che uomo anche simbolo. Perchè anche a me tutto sommato piace restar lì sullo stradone, impolverato e se tu vuoi andare vai.

Si aspetta Bartali.
Al cine vacci tu.

-.-.-.-.-

Curzio Malaparte - Coppi e Bartali (con una nota di Gianni Mura), Adelphi
Paolo Conte - Bartali



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