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venerdì 8 ottobre 2010
L'ultimo metro
Carver era un sostenitore della solidarietà tra scrittori.
Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che nascessero invidie e gelosie tra amanti della stessa arte, tra persone che condividono la stessa forma espressiva.
Io per primo per molto tempo, spero apprezziate questa piccola e personale autocritica, quando mi sono trovato davanti un testo scritto da qualcuno che conoscevo sono stato titubante.
La mia più grande paura era scoprire che quello scrittore, un conoscente tra le altre cose, fosse migliore di me. Come se esistessero dei parametri, poi. Fortunatamente ho smesso di comportarmi così. Fortunatamente per me, prima che per gli altri che dei miei giudizi se ne fanno ben poco. Fortunatamente per me, perché mi sarei perso delle cose davvero interessanti continuando su quella strada.
Giovanni Di Benedetto è un ragazzo che ho conosciuto all'università diversi anni fa. Già nel 2005 si dimostrò più saggio di me, quando incontrandolo al concerto dei Sigur Ròs a Firenze mi disse che aveva prenotato un ostello per la notte, mentre io ed altri tre disgraziati amici congelammo alla stazione (poi un giorno ne scrivo, promesso). Ogni tanto ci incontriamo perché ci piacciono le stesse cose. Giovanni sul suo blog scrive un sacco cose interessanti (prima aveva un'immagine meravigliosa che adesso ha sostituito, ma gli ho già espresso il mio parere), credo di averlo già consigliato, fatevi un giro se non l'avete ancora tra i preferiti.
Il suo racconto L'ultimo metro, è stato pubblicato nel 2009 dall'ARPAnet.
Finalmente me ne sono procurato una copia. Vi consiglio di leggerlo. E' un racconto intenso e strutturato in maniera interessante.
D'improvviso pioggia. I camerieri dei cafè si agitano, sgombrano i dehor e ricevono mance di chi decide di correre via. L'entrata della metro di Republique si orna di venditori di ombrelli da due soldi come mercanti nel Tempio che spacciano fede.
Descrizioni di attimi, molteplici punti di vista, personaggi inconsapevoli.
Al di là dello stile, ciò che è davvero importante è che il racconto è pieno zeppo di citazioni importanti. Normalmente ritengo l'utilizzo di una citazione una scelta adolescenziale, ma Giovanni ha scelto bene cosa inserire, o meglio, sono sicuro che siano loro ad averlo scelto.
Quando lo leggete quindi, se mai doveste scoprite di non conoscere qualche brano musicale, o peggio ancora un libro citato, correte ai ripari che ne va della vostra cultura.
Il formato (Mini concept letteratura) è delizioso, è un piacere sfogliarlo, delicato com'è.
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