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giovedì 8 ottobre 2009

Le mie città invisibili

Marco Polo discorre con Kubali Kan.

- Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma nè l'una nè l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che da a una tua domanda.
- O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere come Tebe per bocca della Sfinge.

Un libro unico. Un pezzo originale, senza precedenti o "discendenti".
Tra le città invisibili mi piace citare Leonia e la sua spazzatura. Quella spazzatura che invaderebbe il mondo, se non ci fosse anche la spazzatura di tutte le città vicine a spingere.
E' così invisibile l'immagine di un mondo intero ricoperto di crateri colmi fino all'orlo di pattume?
E quanto è bella Raissa, che mi piace immaginare prima di andare a dormire. Una città triste ma che dentro porta il germe della felicità.

Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicchè a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d'esistere.

-.-.-.-.-.-

Italo Calvino - Le città invisibili, Mondadori

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