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QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

mercoledì 9 novembre 2011

Condividere Timu


 Cosa vuol dire condividere e partecipare su Timu?

Vuol dire accettarne il modello, accettare e condividere i quattro punti necessari per partecipare alla creazione di informazione di qualità:

Accuratezza, indipendenza, imparzialità, legalità.

Il metodo è molto importante, non a caso, nella lista di servizi che offre agli utenti è al primo posto. 
Solo un modello condiviso e messo in pratica permette un miglioramento di qualità nella produzione di informazione.

Iscriversi a Timu è molto facile. Così com'è facile condividerne il metodo: dopo aver accettato i quattro principi il profilo dell'utente sarà sbloccato.

Certo, il modello va poi applicato, ma non parliamo di principi così difficili da fare propri. Si tratta di valori che promuovono un'informazione onesta.
Il web è davvero così fuori controllo da non permettere l'attuazione di tali principi? C'è davvero qualcuno che crede che in assoluto sia così?
Il web è un luogo molto vasto. A differenza del mondo che abbiamo vissuto fino ad oggi - «il mondo è molto vecchio» ripete spesso Lyle personaggio di infinite Jest di David Foster Wallace - , il web è così giovane che abbiamo la possibilità di dargli una direzione. O almeno di dare una direzione ad una parte di questo mondo. Un mondo che si intreccia sempre con più forza al nostro "vecchio mondo", e che quindi lo condiziona. Ci sarà sempre chi vedrà il web come un immenso mercato, ma nessuno vieta a noi che invece crediamo di poter costruire una piazza al suo interno (in cui i cittadini possano migliorare l'informazione) di decidere in che modo costruirla, e quali sono i principi che debbano animarla. 


Iscrivitevi a Timu, accettate il modello e fate il percorso tra i principi.
Poi magari prendete l'immaginetta che trovate qui su e la mettete sui social network che utilizzate, sui blog su cui scrivete, la mandate nelle mail agli amici. Dite alla piazza che quando partecipate, collaborate e condividete informazioni lo fate seguendo il modello Timu.

Quello che accadrà dipenderà da come ci comporteremo.




lunedì 7 novembre 2011

Di Timu, partecipazione, collaborazione ed altre cose

Su "Le vie del lavoro" le storie cominciano a diventare tante. Sono tutte diverse ed uniche, ma tutte contibuiscono ad indicare i valori che proviamo a raccontare.

Nei post precedenti ho scritto tanto di partecipazione e collaborazione su Timu. Oggi Roberta Della Sala, una delle più impegnate nell'inchiesta ha pubblicato un video, molto semplice, girato probabilmente con un telefono cellulare.

Il video potete vederlo qui. Oltre al fatto che la via percorsa da Roberta sia decisamente importante nella nostra inchiesta, è importante notare come il suo contributo sia stato girato con un mezzo che la maggior parte di noi possiede.

Quando parlo di possibilità offerta ai cittadini parlo proprio di questo, e di tanti altri video del genere che possono essere pubblicati. È arrivato il momento di partecipare. Non servono per forza grandi tecnologie. Cellulare, macchina fotografica alla mano perché non ci raccontate le vostre storie?

sabato 5 novembre 2011

Resistance is futile


Domenica scorsa su Repubblica è stato pubblicato un articolo di Riccardo Luna su rete ed informazione, giornalisti e blogger. L'articolo che trovate qui per intero ha un titolo che indica la realtà, che c'è poco da fare, che come dicono i Borg in Star Trek «Resistance is futile».

Il cambiamento è ormai in corso, come scrive Luna: «I giornalisti sono scesi dal piedistallo (anche perché Internet il piedistallo lo aveva demolito): a volte bloggano, sempre più spesso stanno sui social media non solo per dare notizie ma per dialogare con i lettori da pari a pari».

Torna in questo articolo un concetto di cui avevo scritto qui: la collaborazione.

I dubbi sul citizen journalism sono espressi principalmente dai giornalisti o dagli aspiranti giornalisti. I primi per molto tempo hanno creduto che la rete potesse mettere in discussione la loro capacità di organizzare, filtrare, analizzare i fatti, i secondi si sono ritrovati a chiedere che cosa voglia dire diventare giornalisti oggi. O, che cosa sarà il giornalista nel prossimo futuro.
I cittadini reporter non possono sostituire i giornalisti, ma possono migliorare il loro lavoro. Certo, questo è possibile se l'idea di collaborazione permea il mondo dell'informazione professionale, se i giornalisti accettano questa nuova idea di lavoro e questa possibilità d'arricchimento. Lavorando con serietà tutti possono ricavarne qualcosa: i giornalisti avere più testimonianze, confronti, smentite, materiale con cui lavorare, fonti da ascoltare, contributi da utilizzare, i cittadini invece possono partecipare attivamente alla creazione d'informazione, a migliorarne la qualità, migliorare le proprie città ed i propri luoghi, portare delle testimonianze dirette.

Scrive ancora Luna che Jay Rosen, coniatore dell'espressione "Pro-am journalism", docente di giornalismo alla New York University, si è espresso così su questa collaborazione. «I giornalisti non sono abituati ad ascoltare, i blogger non sono preparati a dare un'informazione di qualità. Per questo abbiamo bisogno che lavorino assieme».

Certo, un modello del genere, collaborativo, aperto, non chiuso, rischia di demolire vecchie certezze: l'informazione cade dall'alto, è organizzata da pochi per molti, prodotta alle volte in un modo piuttosto che in un altro per scopi ben precisi.

Nell'articolo c'è anche una battuta di Luca De Biase sul modello proposto da Timu, la piattaforma di Fondazione ahref che permette proprio ai cittadini di partecipare all'informazione e soprattutto di contribuire al miglioramento qualitativo. In che modo? Accettando un metodo, quattro principi che appunto aiutano a muoversi con serietà.

«Abbiamo parlato per anni di contrapposizione fra giornalisti e Rete, ma non ha più senso. Mettiamoci d' accordo sul metodo: accuratezza, imparzialità, indipendenza e legalità. E collaboriamo».

Quando Fondazione ahref nel maggio scorso è venuta a Napoli, proprio Luca De Biase ha detto una cosa che mi sono riproposto di riportare prima o poi. È passato del tempo, e spero di ricordarla esattamente, ma sono sicuro che questa frase sia stata detta, e spero di non ricevere smentite. Quel giorno (l'argomento era "il sommerso e l'economia da svelare") il presidente di Fondazione ahref ha chiesto di utilizzare un'altra formula rispetto alla solita e più abusata "informazione fatta dal basso" e cioè "informazione fatta dall'alto della nostra condizione di cittadini".

giovedì 3 novembre 2011

101 tesori nascosti di Napoli

Da oggi trovate in libreria "101 tesori nascosti di Napoli da vedere almeno una volta nella vita" (newtoncompton). Mi piace definirla una quasi-guida turistica perché per alcuni aspetti ha la stessa funzione, ma dentro ci trovate anche molte altre cose che normalmente nelle guide turistiche non hanno spazio.

Per trattare alcuni argomenti e per poter descrivere alcuni dei luoghi ho usato libri, romanzi, film, canzoni e musiche. Sono inviti alla lettura, all'ascolto, al recupero di contributi essenziali per capire un po' di più questa città.

Per il lettore che per la prima volta si trova ad affrontare Napoli credo sia un buon testo per visitare la città in maniera completa. Dentro ci trovate luoghi meno noti o più conosciuti, nascosti, letteralmente sottratti alla vista, o metaforicamente, abbandonati, non valorizzati o completamente dimenticati. Per chi invece la città la vive tutti i giorni può essere un buon modo per riappropriarsene, esattamente com'è successo a me.

Vedere un proprio lavoro in libreria è sicuramente piacevole, ma l'aspetto più importante credo sia un altro: mi è stata concessa la possibilità di fare pace con la mia città. E sono stato fortunato perché Anna Leoncino e Antonella Pappalardo, le due editor con cui ho avuto più a che fare da maggio scorso, hanno capito che alcuni punti, seppur banali e forse ripetitivi, per me sono importanti.

Anche se lo diciamo e lo scriviamo spesso, ricordare come alcuni luoghi - luoghi di una bellezza infinita - siano completamente abbandonati a loro stessi è importante. Perché non è normale, non è accettabile. Allo stesso modo è importante mostrare come alcuni luoghi e alcuni tesori siano invece custoditi con attenzione e valorizzati. Perchè anche a Napoli si può fare, perchè qualcuno l'ha fatto o si impegna ogni giorno per farlo.

Spero che "101 tesori nascosti di Napoli" dia al lettore la stessa possibilità che è stata data a me, poter sentire di nuovo propria questa straordinaria città.

mercoledì 2 novembre 2011

Ricamatore Carmine Brucale



Ciccate QUI e guardate il video. 

«È strano vedere un uomo che ricama, vero?» mi chiede Carmine Brucale mentre sistemo l'inquadratura. Alla scuola media Augusto, la professoressa M. di educazione tecnica ci faceva esercitare sul punto a croce. A qualche mio compagno di classe riusciva facile, a me no. Un paio di amici di allora addirittura si appassionarono. Quindi non sono stupito tanto dal fatto che sia un uomo a ricamare, quanto dalla bellezza del suo lavoro, dalla delicatezza con cui il filo d'oro viene poggiato sul cotone, dalle decorazioni che prendono forma lentamente, punto dopo punto.

Carmine Brucale ricama con fili d'oro, oro vero. Nel video pubblicato su Timu, potete ascoltare la sua storia e vederlo al lavoro. La madre di Carmine, anche lei ricamatrice, per tenerlo buono lo teneva al suo fianco mentre lavorava al telaio. Carmine ha così imparato un mestiere, un'arte a cui dedica gran parte delle sue giornate.

Un lavoro delicato, che richiede accuratezza e precisione. Carmine ride quando spiega che d'estate non si può ricamare, perché con il caldo i rocchetti d'oro non vanno molto d'accordo.

«Per me è un hobby, un amore, una passione, diciamo che è tutta la mia vita».

A Castel San Giorgio (Salerno) l'inchiesta "le vie del lavoro" ha incontrato grandi lavoratori ed artigiani, esempi e modelli, storie che vale la pena raccontare, ascoltare e condividere.

Piano piano scriviamo di tutti.