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domenica 23 ottobre 2011

Le vie del lavoro

Per esempio...la precisione è un valore, le cose che costano uno sforzo ma arricchiscono la vita di relazione sono un valore. La mia morale fa parte dell'etica del lavoro. Il senso di tutto è il lavoro. E il lavoro è qualcosa di intersoggettivo, che stabilisce una comunicazione con gli altri. [...] Il lavoro come comunicazione.
(Italo Calvino)

Il 17 ottobre è partita l’inchiesta “Le vie del lavoro” su Timu, lanciata da Vincenzo Moretti.

È ovviamente un’inchiesta partecipata, secondo il modello proposto da fondazione ahref su Timu.


Lavoro/Valore

Ultimamente quando rileggo appunti scritti sull’argomento, alle volte di getto, scopro di aver scritto sul foglio la parola valore al posto della parola lavoro. È un errore? No, credo di no.
In quest’Italia il lavoro per molti è un valore. E questi molti possono aiutare a determinare il cambiamento non solo continuando a fare bene il proprio lavoro, ma anche raccontando la loro esperienza, quali sono i principi che applicano al proprio lavoro, come e perché fanno bene ciò che fanno.


Citando Moretti:
Racconteremo l’Italia che pensa che il lavoro non sia solo un modo per procurarsi i beni necessari per vivere ma anche un valore, un bisogno in sé, uno strumento importante per organizzare la propria vita in un sistema di relazioni riconosciute, per soddisfare le proprie aspettative di futuro, per cercare di vivere, in una pluralità di contesti e circostanze, vite più degne di essere vissute.

Partecipazione

Quindi partecipate, collaboriamo, raccogliamo storie, spieghiamole, lasciamo che gli italiani le ascoltino, le vedano e le condividano.

Qualche anno fa, durante le feste natalizie - forse il 27 dicembre - me ne tornavo a casa di primo mattino dopo aver passato la notte fuori. Entrato in un bar ho chiesto un cappuccino e un cornetto. Il barista, mentre mi metteva davanti la tazza bollente prendeva in giro un giovane collega che dato l’orario - penso fossero le sei e mezza - faticava ad attivarsi. «Un cornetto alla cassa uno...» dice «...sveglia Salvatò!». Poi mi guarda ed aggiunge: «Mo' ci sono le feste, no? Ci sta mio figlio che continua a dire “e quando torni a casa?”. Sto da due giorni chiuso qua dentro...ma come glielo spiego che c'è una responsabilità? Qua dentro noi dobbiamo svegliare la città. Scusa se è poco, Salvatò, forza che dobbiamo svegliare la città!».
Cercheremo l’approccio dell’artigiano, quello che ti fa provare soddisfazione nel fare bene una cosa “a prescindere”, senza cercare alibi nelle mille cose intorno che non funzionano come dovrebbero, qualunque cosa essa sia: pulire una strada, progettare un centro direzionale, scrivere l’enciclopedia del dna, cucinare la pasta e ceci. Sì, siamo cittadini reporter in cerca di una cultura, di una vocazione, di quella “cosa che fai con gioia, come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo”, come diceva Josephine Baker, in cerca del “calore che riesci a fare quando fai qualcosa”, come dice il giovane Renato quando racconta della sua attività di maestro di chitarra. Ecco, noi cerchiamo questo, e ci piace un sacco l’idea di cercarlo insieme a voi. Buona partecipazione.

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