ATTENZIONE

QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.

domenica 11 ottobre 2009

Festa del disco


Oltre ad avermi fatto spendere troppi soldi, la festa del disco mi ha messo nella terribile condizione di dover ordinare i miei cd ed i miei dischi in vinile.
C'è un grosso lavoro da fare, i dischi sono tanti, e scegliere quale possa essere eliminato e quale sia degno di restare è una faccenda complicata.

Alcuni cd ed alcuni dischi mi sono stati regalati ed anche se sono sul serio improponibili mi dispiace buttarli o venderli. Come fare? Metterli da parte in una scatola con su scritto "trash"? Oppure accettare qualche errore di gioventù?

In ogni caso, carino il palapartenope adibito a mercato del disco. C'era tanta roba e molte offerte, tanti dischi rari, tanti dischi conosciuti e soprattutto per tutte le tasche.
Personalmente per quanto ascolti tutti i giorni musica in mp3 resiste il legame con i vecchi formati.
I cd ed i dischi fanno parte ancora del mio tempo. E' bello ricordare giornate passate ad ascoltare e consumare letteralmente i dischi della mia infanzia prima e quelli dell'adolescenza poi.
Per la precisione, il mio legame con i dischi in vinile risale all'età tra i sette ed i dieci anni. Nella casa dei miei nonni in Puglia, dove sopravvive ancora di fronte al camino un vecchio mobile-radio-giradischi-jukebox, si possono ancora trovare almeno un centinaio di singoli e classici della canzone italiana. Il disco che più ascoltavamo e che ricordo con più affetto appartiene a mia madre e mia zia.
Ebbene si, è Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni.

E' l'esempio perfetto per descrivere le grandi qualità estetiche del disco in vinile al di là del suo valore musicale.
Prendiamo ad esempio le illustrazioni che troviamo all'interno degli album. Veri capolavori grafici, capaci di rendere un disco qualcosa di più. Un oggetto che entra nell'immaginario, un simbolo.
Per quanto riguarda la faccenda di Questo piccolo grande amore, non prendetemi in giro.
Oggi alla fiera del disco ero tentato di comprarne un'altra copia, ma mancava all'interno delle illustrazioni citate sopra. Mi sono chinato per prenderlo dalla pila e farlo vedere ad un'amica interessata alla storia che avevo da raccontare, ed un signore, avrà avuto almeno cinquant'anni, si è avvicinato. Ha detto che a suo avviso era bellissimo, un disco eccezionale, che ne aveva uno a casa ed era stupefacente. Vi allego qualche foto.





Bello no?

Rino Gaetano e cieli plumbei


Ho scoperto che ciò che è veramente difficile nello scrivere e nel raccontare è riuscire a dire senza dire. Come fanno Joyce o Hemingway.
Ed anche scatenare emozioni semplicemente raccontando tutt'altro, senza nemmeno nominare gli stati d'animo. Come Wallace.
Scatenare nel lettore l'emozione, non indurla, permettendo a lui di poter reagire a piacimento, senza dargli emozioni già confezionate, senza decidere per lui cosa sia ciò che prova dentro.

Intanto a Napoli arrivano le brutte giornate. Nuvole all'orizzonte e colori autunnali.

"Otto von Bismarck-Shonhausen per l'unità germanica si annette mezza Europa mentre io aspettavo te Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tuttora in voga mentre io oh ye aspettavo..."

Rino Gaetano è perfetto per questo tempo e questi colori.


venerdì 9 ottobre 2009

Herta Muller Nobel 2009


E' nata in Romania e scrive i suoi libri in Germania
Timida, riservata ed esile. Poco conosciuta in italia, riceve il premio svedese per essere poeta e narratrice dei diseredati.

Sicuramente presente tra i prossimi titoli da acquistare.

giovedì 8 ottobre 2009

Le mie città invisibili

Marco Polo discorre con Kubali Kan.

- Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma nè l'una nè l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che da a una tua domanda.
- O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere come Tebe per bocca della Sfinge.

Un libro unico. Un pezzo originale, senza precedenti o "discendenti".
Tra le città invisibili mi piace citare Leonia e la sua spazzatura. Quella spazzatura che invaderebbe il mondo, se non ci fosse anche la spazzatura di tutte le città vicine a spingere.
E' così invisibile l'immagine di un mondo intero ricoperto di crateri colmi fino all'orlo di pattume?
E quanto è bella Raissa, che mi piace immaginare prima di andare a dormire. Una città triste ma che dentro porta il germe della felicità.

Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicchè a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d'esistere.

-.-.-.-.-.-

Italo Calvino - Le città invisibili, Mondadori

mercoledì 7 ottobre 2009

Ottombre

Ombre d'ottobre. Anzi, Ombre e luci*.

In questi giorni il lavoro non mi permette nè di leggere nè di scrivere abbastanza. (Quando lo è stato?)
In compenso, a dimostrazione di quanto ogni lavoro ed esperienza, per quanto precaria e faticosa, offra spunti di riflessione ed idee da sviluppare, ogni sera prendo appunti e scrivo piccoli commenti su ciò che mi succede.
Ed uno schermo da cinquanta pollici, quasi a prendermi in giro, anzi a prendermi totalmente in giro, proietta nelle mie otto ore di lavoro immagini di Parigi.
E vi assicuro che cinquanta pollici sono tanti.

Generazione Promoter?

-.-.-.-.-.-

*
Silvio Berlusconi si sente preso in giro