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sabato 4 settembre 2010

Ho visto il Che

Ho visto i due film su Che Guevara di Soderbergh.
Le critiche al tempo non furono esaltanti, qualcuno gli rimproverava la mancanza di pathos. Invece a me i due film (o l'unico film da 4 ore) sono piaciuti. Soderbergh mi sembra abbastanza distaccato dalla materia, subendone tuttavia il fascino, da regalare un ritratto compiuto e preciso.

Resta solo una domanda, e magari qualcuno di voi più ferrato sull'argomento può rispondermi. Nel film non c'è alcuna contraddizione tra il Che comandante ed il Che uomo. Il combattente, il rivoluzionario, l'uomo pubblico, non lascia spazio alla figura privata.
Simbolo ed uomo erano davvero la stessa cosa?

(L'unico momento di vera umanità, sempre che non si decida di considerare la sua intera vita un atto di estrema umanità, è nelle ultime immagini, che non vi sto qui a raccontare perché magari non avete visto il film, e che sono davvero un bel momento.)

2 commenti:

  1. In effetti comincia già dal Che rivoluzionario, mancando quel Che uomo-ragazzo meno intriso di marxismo, con tutto quel groviglio umano di emozioni, dubbi, doveri e sogni chiamato gioventù. Il Che dei Diari della motocicletta, per capirci. Comunque sì, bel film. E forse sì, forse l'intera vita di uno che nasce in un paese ma ne libera un altro, poi combatte per un altro ancora e muore in un altro ancora diverso, è proprio un atto di carità.

    C'hai presente come finisce il secondo episodio, no? In sala una commentò: "Ah, menumal, allora si salva".

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  2. Ecco, i Diari della motocicletta non l'ho visto.

    Pensa che quando vedemmo operazione valkyria, alla fine del film, uno in sala lesse la didascalia che spiegava come avvenne il suicidio di Hitler e commentò così:

    "Ah, e capit, alla fine s'è suicidato!"

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