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lunedì 19 aprile 2010

Ma alla fine Saviano ha lasciato la Mondadori, o no?

Mica l'ho capito.

L'opinione pubblica (il parolone del millennio è usato senza una valida base qui in Italia, sarebbe il caso di dire l'opinione pubblica virtuale su facebook) si è espressa in diversi modi. Tutti quelli possibili:
- Saviano Sputa nel piatto in cui mangia. Prima si fa pubblicare, diventa ricco e famoso e poi fa tutto 'sto casino?
- E' Berlusconi a sputare nel piatto in cui mangia.
- Berlusconi utilizza le sue dichiarazioni banali e superficiali in maniera solo apparentemente banale e superficiale. Il fine sarebbe ancora quello di guadagnare il più possibile sull'opera di Saviano.
- Berlusconi è serio quando dice queste cose. (Io propendo per questa. Nessun vero doppio fine, solo estrema ignoranza e superficialità. Si, esatto, credo che Berlusconi sia profondamente ignorante e che il suo ultimo contributo alla lista di stronzate da libro di storia sia molto sincero.)*

Chi segue questo blog sa quante volte io abbia usato parolacce: due o tre. E guardando ogni volta a chi sono riferite facilmente si può dedurre chi sia l'unico capace di tirarmi fuori così tante parolacce.
Saviano fa bene a lasciare Mondadori. Farebbe magari bene a valutare anche l'operato di tutte le altre persone che lavorano per la Mondadori e che, sicuramente lavorano a più stretto contatto con lui. Ma non sarebbe un gesto da condannare, anzi. A me piacerebbe molto come gesto. E mi piacerebbe molto di più, tra le altre cose, se scegliesse in barba ad ogni pronostico una casa editrice magari non piccola piccola, ma magari piccola e basta, e che magari lavori qui in Campania e che sia gestita da giovani.
Sono sicuro che questo pensiero lui già ce l'ha in testa.

*Sono stufo, molto stufo, di chi continua a parlare "bene" delle doti imprenditoriali di Berlusconi. Sono stufo di chi continua a dire che deve essere una persona intelligente, magari di cui non si condivide l'operato, ma che deve essere intelligente. La sua esternazione, questa volta vi prego, prendetela per quello che è: (mi censuro, ora sarebbe troppo!) una gran cavolata.

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