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sabato 24 luglio 2010

Underworld



Ho letto Underworld.
Quello che non ha niente a che fare con i vampiri e i lupi mannari, e le donne che si innamorano di chi succhia il sangue.

Underworld, il libro di Don DeLillo.
E' una precisione non scontata di questi tempi.

Dalle prime pagine si capisce subito che merita ogni lode ottenuta. E' tutto perfetto, la struttura, i personaggi, la costruzione della narrazione.
Per chi non ne sapesse nulla Underworld racconta una quarantina d'anni di storia americana, intrecciando vite reali e personaggi immaginari. E tra i personaggi reali, DeLillo scrive di J. Edgar Hoover e Lenny Bruce.
C'è il baseball, il collezionismo, l'ossessione per i rifiuti, la paura mortale per la bomba atomica, la New York italiana. Non fatevi spaventare dalla mole.
Mi piacerebbe scrivere di più, ma sono intontito. Prima di scrivere di un libro è come se me ne dovessi liberare. E questa volta sarà difficile.

La mia impressione è che sia un punto fermo.
Uno di quei blocchi nella storia della letteratura che non può non essere considerato. Uno di quei massi sul sentiero che puoi scavalcare se non ti va a genio, ma che non puoi spostare. Sta lì, in mezzo alla strada e ti dice: nel '97 siamo arrivati qui.
Bum. (Questo è il rumore del sasso che tonfa sulla strada)

Sto via qualche giorno. Vado in montagna a trovare un amico.
Non sono ancora le vacanze, quelle lunghe. Ma ci stiamo avvicinando.

martedì 20 luglio 2010

24 Grana - Ho comprato una macchina fotografica



E' strano.
Ogni volta che ascolto i 24 Grana dal vivo mi stupisco.
Napoli ama i 24 Grana.
E' difficile spiegare il legame del pubblico napoletano con il gruppo. E sono certo che non sia lo stesso affetto con cui Napoli ricorda il fenomeno 99 posse. Non è la stessa cosa.
Prima di tutto perché i 99 posse resteranno per sempre legati al clima degli anni '90, alla riconquista politica di Napoli, al fenomeno dei centri sociali e della "rivolta" cittadina.
I 24 Grana si sono infiltrati sotto la pelle della città, hanno affrontato temi più intimi.
E così Napoli ad ogni occasione li accoglie con vero affetto.
"Francesco Di Bella sindaco di Napoli" diceva un cartello.

C'è qualcosa che mi sfugge.
Sento puzza di qualcosa d'importante.
Sapete che ultimamente alcune figure mi incuriosiscono?

Ho visto Io sono l'amore

Di questo film ne hanno parlato quasi tutti male.
Fantastico, ho pensato, un film italiano in cui c'è la superstar Tilda Swinton.
Non è un film facile. Grava sulle spalle degli spettatori come fosse un macigno. Non fa un passo verso il pubblico, ma non mi sento di dire che arrivi ad ignorarlo.

Nel piccolo cinema La Perla alla fine della proiezione la gente ha cacciato fuori un lungo sospiro. I commenti della folla non erano lusinghieri.

Eppure a me è piaciuto. E non so perché.
Reputo giusto che un autore debba tenere in considerazione il pubblico.
Ma ogni tanto, noi (pubblico), possiamo chiudere un occhio, possiamo cercare di perdonare un autore che decide di non piegarsi, che decide di raccontare ciò che vuole, come vuole?
Possiamo una volta fare noi un passo verso l'autore?
Secondo me si. E questa volta era il caso di farlo.



Vi starete chiedendo: ma a questo piacciono tutti i film che va a vedere? No, di quelli che non mi piacciono non scrivo. A meno che non mi siano piaciuti così poco da meritare un post.