Eppure leggendo David Foster Wallace è sempre stato inevitabile pensare a quale testa dovesse avere l'autore di quelle pagine, divertenti nei loro rovelli, opache nel loro tentativo di saturare il dicibile. E' probabile per questo che la notizia del suo suicidio ha percosso i suoi lettori con la forza di uno staffilante dolore personale, diretto: cosa avesse in testa quell'uomo non era più una questione letteraria, era diventata una questione esistenziale senza vie di scampo, del genere tertium non datur. E in tanti ci si è chiesti quando sarà possibile tornare a leggere le sue opere senza pensarci, senza dare troppo peso ai presagi di cui ora sembrano pullulare, senza cioè proiettare all'esterno della scrittura quella raccolta di indizi che la sua scrittura stessa ci sollecita.
Prefazione di Stefano Bertezzaghi a La scopa del sistema - David Foster Wallace, Einaudi.
Più o meno,
qui, avevo scritto una cosa del genere.
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