ATTENZIONE
QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.
domenica 31 maggio 2009
Uomini che odiano le donne - bilancio
Bilancio: Decisamente positivo.
Perchè dico si.
Nyqvist e Rapace sono perfetti nei ruoli di Blomkvist e Salander.
Il film è davvero la trasposizione del libro.
Ottimi i tempi, la regia, la fotografia.
Perchè dico no.
Qualche omissione di troppo. Qualche buco che spero sia tappato nei prossimi capitoli.
Il doppiaggio che in Italia sembra essere davvero non sacrificabile. E un doppiaggio non adatto rischia di modificare un intero film, il giudizio su di esso, ed il piacere dell'ascolto.
La colonna sonora, insomma, si poteva fare di più.
Facile era tradire le aspettative di noi fan Larssoniani. Ed invece sono stati bravi.
sabato 30 maggio 2009
A proposito di giri.
Ieri sera ho mangiato veramente tanto. La cena di laurea più calorica a cui abbia mai partecipato. E sono tornato a casa verso le 4 del mattino.
E quindi stamattina, decisamente appesantito, ero deciso a dormire fino a tardi.
Fatto sta che alle 12 e 20, minuto più minuto meno, squilla il cellulare. Mio padre mi dice che dovrebbero passare quelli del giro a viale Augusto.
Neanche il tempo di tirarmi su e già sento l'elicottero, ed in lontananza le sirene delle macchine battistrada. Mi vesto velocemente, assonnatissimo salto gli scalini a tre a tre. Per qualche istante temo sia troppo tardi, poi sento la gente che urla, e le sirene sempre più vicine. Inizio a corerre, duecento metri e svolto su viale Augusto. Stanno arrivando. Ed io ho l'affanno.
Mi metto tra un padre con bambina in braccio ed un paio di anziani.
L'onda su due ruote travolge la strada, non velocemente, ma decisa. Sfilano compatti, serrati. Dal nostro lato del marciapiede passa Menchov in maglia rosa.
Ho sonno, ho gli occhi ancora chiusi. Ma ho il cellulare già in mano e già lo tengo alto.
Scatto.
E speriamo che Di Luca riesca a volare.
E quindi stamattina, decisamente appesantito, ero deciso a dormire fino a tardi.
Fatto sta che alle 12 e 20, minuto più minuto meno, squilla il cellulare. Mio padre mi dice che dovrebbero passare quelli del giro a viale Augusto.
Neanche il tempo di tirarmi su e già sento l'elicottero, ed in lontananza le sirene delle macchine battistrada. Mi vesto velocemente, assonnatissimo salto gli scalini a tre a tre. Per qualche istante temo sia troppo tardi, poi sento la gente che urla, e le sirene sempre più vicine. Inizio a corerre, duecento metri e svolto su viale Augusto. Stanno arrivando. Ed io ho l'affanno.
Mi metto tra un padre con bambina in braccio ed un paio di anziani.
L'onda su due ruote travolge la strada, non velocemente, ma decisa. Sfilano compatti, serrati. Dal nostro lato del marciapiede passa Menchov in maglia rosa.
Ho sonno, ho gli occhi ancora chiusi. Ma ho il cellulare già in mano e già lo tengo alto.
Scatto.
E speriamo che Di Luca riesca a volare.
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mercoledì 27 maggio 2009
Crash
Altro consiglio veloce veloce.
In casa Strazzullo si rispolverano vecchi dischi ultimamente. Questo piccolo capolavoro è un bel cd da "viaggio", americano al punto giusto, rock al punto giusto, suonato bene al punto giusto. In America sono famosissimi, qui in Italia hanno un discreto seguito.
Per viaggio intendo qualsiasi cosa vi porti altrove. O tanto tanto dentro voi stessi.
In casa Strazzullo si rispolverano vecchi dischi ultimamente. Questo piccolo capolavoro è un bel cd da "viaggio", americano al punto giusto, rock al punto giusto, suonato bene al punto giusto. In America sono famosissimi, qui in Italia hanno un discreto seguito.
Per viaggio intendo qualsiasi cosa vi porti altrove. O tanto tanto dentro voi stessi.
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martedì 26 maggio 2009
Scelte e cd sicuri
Al bivio, alle scelte, l'uomo arriva sempre impreparato.
Magari si aspetta una rivelazione, l'evento che accade e tutto diventa chiaro. Aspettare l'intuizione, vedere cosa fare, più che scegliere. E se l'intuizione non arriva?
Si aspetta e si ha pazienza.
"Se ho fatto qualche scoperta di valore, ciò è dovuto più ad un'attenzione paziente che a qualsiasi altro talento."
(Credo alla buona fede di Isaac Newton)
Arriviamo al consiglio del giorno.
Se leggete il mio blog e ci tornate e ritornate, forse cominciate a fidarmi di me. Il cd che sto per consigliarvi è davvero uno dei MIEI cd. Ha segnato i primi periodi all'8 Jazz, i viaggi con i Masnada in macchina, e mi ricorda, soprattutto, la mitica sera al Blue Note di Milano.
Non è un cd di facilissimo ascolto, soprattutto se non avete dimestichezza col genere. Ma non ve ne pentirete. E quest'ultimo messaggio è per i romanticoni:
Ci sono giornate, per quanto felici, in cui si ha bisogno di ripercorrere sentieri sicuri, strade già fatte. Perchè il calore dei posti che si conoscono bene è impareggiabile. Questo è il mio cd sicuro, quello che mi fa sentire a casa.
Magari si aspetta una rivelazione, l'evento che accade e tutto diventa chiaro. Aspettare l'intuizione, vedere cosa fare, più che scegliere. E se l'intuizione non arriva?
Si aspetta e si ha pazienza.
"Se ho fatto qualche scoperta di valore, ciò è dovuto più ad un'attenzione paziente che a qualsiasi altro talento."
(Credo alla buona fede di Isaac Newton)
Arriviamo al consiglio del giorno.
Se leggete il mio blog e ci tornate e ritornate, forse cominciate a fidarmi di me. Il cd che sto per consigliarvi è davvero uno dei MIEI cd. Ha segnato i primi periodi all'8 Jazz, i viaggi con i Masnada in macchina, e mi ricorda, soprattutto, la mitica sera al Blue Note di Milano.
Non è un cd di facilissimo ascolto, soprattutto se non avete dimestichezza col genere. Ma non ve ne pentirete. E quest'ultimo messaggio è per i romanticoni:
Ci sono giornate, per quanto felici, in cui si ha bisogno di ripercorrere sentieri sicuri, strade già fatte. Perchè il calore dei posti che si conoscono bene è impareggiabile. Questo è il mio cd sicuro, quello che mi fa sentire a casa.
-.-.-.-.-
The Yellowjackets - Mirage a trois (1983)
sabato 23 maggio 2009
Ti racconto il dieci maggio
Quando segna il Napoli, io che solitamente parlo sempre a voce bassa, caccio dalla gola un solo urlo. Uno solo, lungo, che graffia la gola, accompagnato da invocazioni ai santi e alla santa vergine. Non c'è blasfemia, anzi, è una chiara dimostrazione di quanto in momenti di bisogno io ricerchi il divino. Insomma, è sempre un'emozione fortissima.
In questi due anni sono stati tanti i goal davvero emozionanti.
Hamsik che segna da fuoriclasse al San Paolo contro la Sampdoria, quel colpo di testa beffardo al Palermo. Quel pallonnetto all'Inter di Zalayeta e l'anno dopo una botta di esterno sempre nella porta di Julio Caesar. Il 2 a 0 alla Fiorentina con doppietta di Lavezzi, i goal di Maggio, Gargano che sembra Messi nell'area della Juve. Domizzi che spiazza due volte Buffon nella stessa partita segnando due rigori rubati.
Sono certo che quel dieci maggio raccontato da de Giovanni non mi avrebbe lasciato vivo. O forse si. Di sicuro ne porterei ancora i segni addosso. Esattamente come lui.
La vittoria dei mondiali è stata una felicità esplosiva. Ma la vittoria di uno scudetto non riesco neanche ad immaginarla. E de Giovanni è bravo a raccontarla. Perchè tante volte, quando ho provato a scrivere della passione sportiva, dell'amore per il Napoli, mi sono trovato senza parole. Come se l'amore che lega il tifoso alla propria squadra non possa essere espresso descrivendo i sentimenti. Può essere compresa da chi legge solo se chi scrive è bravo a raccontare ciò che è successo, incredibilmente, ironicamente, ma realmente, quel giorno che un'intera città ha gioito come non mai.
In questi due anni sono stati tanti i goal davvero emozionanti.
Hamsik che segna da fuoriclasse al San Paolo contro la Sampdoria, quel colpo di testa beffardo al Palermo. Quel pallonnetto all'Inter di Zalayeta e l'anno dopo una botta di esterno sempre nella porta di Julio Caesar. Il 2 a 0 alla Fiorentina con doppietta di Lavezzi, i goal di Maggio, Gargano che sembra Messi nell'area della Juve. Domizzi che spiazza due volte Buffon nella stessa partita segnando due rigori rubati.
Sono certo che quel dieci maggio raccontato da de Giovanni non mi avrebbe lasciato vivo. O forse si. Di sicuro ne porterei ancora i segni addosso. Esattamente come lui.
La vittoria dei mondiali è stata una felicità esplosiva. Ma la vittoria di uno scudetto non riesco neanche ad immaginarla. E de Giovanni è bravo a raccontarla. Perchè tante volte, quando ho provato a scrivere della passione sportiva, dell'amore per il Napoli, mi sono trovato senza parole. Come se l'amore che lega il tifoso alla propria squadra non possa essere espresso descrivendo i sentimenti. Può essere compresa da chi legge solo se chi scrive è bravo a raccontare ciò che è successo, incredibilmente, ironicamente, ma realmente, quel giorno che un'intera città ha gioito come non mai.
"Ma la macchinetta per festeggiare l'avevamo costruita, e pure se non c'era la targa e nemmeno il libretto di circolazione, nè, dottò, ma chi ci doveva fermare, se le cose andavano come dovevano andare? E perciò dalla mattina ci mettemo a piazzale Tecchio, verso la stazione dei Campi Flegrei, con la macchina puntata verso la galleria, pronta a partire: della radio non c'era bisogno, se le cose andavano bene lo sentivano pure i santi in cielo. Ce lo dicevano quelli che stavano dentro, beati loro."
-.-.-.-.-
-.-.-.-.-
Maurizio de Giovanni - Ti racconto il dieci maggio, Edizioni Cento Autori
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venerdì 22 maggio 2009
Lo zoccolaro
Ignoti sono gli autori di musica e parole.
Ma è certo che lo zoccolaro vende scarpe davvero particolari, a prova di rumor di tacco.
Si qualcuno fa l'ammore
s'accattasse chisti ccà,
ca nun fanno maje rummore
e non scetano a mammà!
Guè pericolo non c'è!
-.-.-.-
s'accattasse chisti ccà,
ca nun fanno maje rummore
e non scetano a mammà!
Guè pericolo non c'è!
-.-.-.-
Lo zoccolaro (di ignoti) - Roberto Murolo, Napoletana
mercoledì 20 maggio 2009
Uomini dimentichi di passato rifiutano l'umanità
Non siamo ospitali, stranamente ed incredibilmente.
Oltre ad essere sotto gli occhi di tutti è anche nelle parole di chi pensa e scrive, nelle pagine dei giornali, nelle foto di chi denuncia.
In qualche post fa citavo Junger e le sue parole riguardanti l'umanità e la solidarietà.
La benevolenza, l'accoglienza e la solidarietà verso chi cerca un po' di pace non credo siano questioni politiche. Credo siano questioni umane.
Ed il dramma che viviamo e che vivono è questo. Una parte politica ha deciso di non essere più umana.
A proposito della lingua italiana:
"Oggi non aiutiamo gli stranieri presso di noi a possederla, impediamo che alcuni di loro possano amarla fino a scrivere in essa e a regalarci letteratura italiana"
Questo è un estratto di un brano appena più lungo dal titolo Emigranti, raccolto in Alzaia di Erri De Luca. Il libro raccoglie pezzi scritti per il quotidiano "Avvenire" durante il 1996.
Ed ovviamente questo è un consiglio.
Oltre ad essere sotto gli occhi di tutti è anche nelle parole di chi pensa e scrive, nelle pagine dei giornali, nelle foto di chi denuncia.
In qualche post fa citavo Junger e le sue parole riguardanti l'umanità e la solidarietà.
La benevolenza, l'accoglienza e la solidarietà verso chi cerca un po' di pace non credo siano questioni politiche. Credo siano questioni umane.
Ed il dramma che viviamo e che vivono è questo. Una parte politica ha deciso di non essere più umana.
A proposito della lingua italiana:
"Oggi non aiutiamo gli stranieri presso di noi a possederla, impediamo che alcuni di loro possano amarla fino a scrivere in essa e a regalarci letteratura italiana"
Questo è un estratto di un brano appena più lungo dal titolo Emigranti, raccolto in Alzaia di Erri De Luca. Il libro raccoglie pezzi scritti per il quotidiano "Avvenire" durante il 1996.
Ed ovviamente questo è un consiglio.
-.-.-.-
Erri De Luca - Alzaia, Feltrinelli
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lunedì 18 maggio 2009
Giri, ruote e stradoni impolverati
Il Giro va avanti da cent'anni.
Nell'ultima edizione tra chi torna e chi se ne è andato c'è anche il tempo per qualche piccola rivolta, come al liceo quando si consegnava un compito in bianco. C'è chi cade, chi rischia la vita, chi resta nel gruppo e chi riesce a volare.
Questo libricino parla di due uomini, anche se uno più dell'altro considerato una macchina, e della nostra Italia. E di quelle due ruote che da nord a sud l'attraversano per migliaia di chilometri.
Uno sport viziato dal doping, eppure sempre così affascinante.
Uomini che vanno veloci some macchine, che scalano pendenze che fanno venire il fiatone solo a guardarle. Uomini di cui spesso si dimentica la qualità, campioni di cui spesso non si considera la sensibilità, l'umanità.
"Nella rivalità tra Bartali e Coppi forse Pindaro non vedrebbe altro che il simbolo delle lotte, delle sofferenze, dei sacrifici e delle speranze che le nostre generazioni offrono alla libertà, alla pace, alla felicità degli uomini e delle nazioni"
Amo una canzone di Paolo Conte, più che famosa, molto più che famosa. Tra i due quello che preferisco è Bartali, forse per il suo naso triste, per quella tristezza tipica dell'italiano allegro. Per quel suo curvarsi sul manubrio, per il suo essere asceta, romantico inquieto, eroe e uomo (Curzio Malaparte).
Forse perchè come per Conte, per me Bartali è oltre che uomo anche simbolo. Perchè anche a me tutto sommato piace restar lì sullo stradone, impolverato e se tu vuoi andare vai.
Si aspetta Bartali.
Al cine vacci tu.
Nell'ultima edizione tra chi torna e chi se ne è andato c'è anche il tempo per qualche piccola rivolta, come al liceo quando si consegnava un compito in bianco. C'è chi cade, chi rischia la vita, chi resta nel gruppo e chi riesce a volare.
Questo libricino parla di due uomini, anche se uno più dell'altro considerato una macchina, e della nostra Italia. E di quelle due ruote che da nord a sud l'attraversano per migliaia di chilometri.
Uno sport viziato dal doping, eppure sempre così affascinante.
Uomini che vanno veloci some macchine, che scalano pendenze che fanno venire il fiatone solo a guardarle. Uomini di cui spesso si dimentica la qualità, campioni di cui spesso non si considera la sensibilità, l'umanità.
"Nella rivalità tra Bartali e Coppi forse Pindaro non vedrebbe altro che il simbolo delle lotte, delle sofferenze, dei sacrifici e delle speranze che le nostre generazioni offrono alla libertà, alla pace, alla felicità degli uomini e delle nazioni"
Amo una canzone di Paolo Conte, più che famosa, molto più che famosa. Tra i due quello che preferisco è Bartali, forse per il suo naso triste, per quella tristezza tipica dell'italiano allegro. Per quel suo curvarsi sul manubrio, per il suo essere asceta, romantico inquieto, eroe e uomo (Curzio Malaparte).
Forse perchè come per Conte, per me Bartali è oltre che uomo anche simbolo. Perchè anche a me tutto sommato piace restar lì sullo stradone, impolverato e se tu vuoi andare vai.
Si aspetta Bartali.
Al cine vacci tu.
-.-.-.-.-
Curzio Malaparte - Coppi e Bartali (con una nota di Gianni Mura), Adelphi
Paolo Conte - Bartali
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venerdì 15 maggio 2009
Trattato del ribelle
"Guai a chi alberga deserti: guai a chi non porta con sé, anche solo in un'unica cellula, quel tanto di sostanza originaria che assicura continuamente nuova fertilità."
-.-.-.-
"Le masse seguiranno la propaganda, che le costringe a un rapporto tecnico sia con il diritto sia con la morale. Non è così il ribelle. Quella che egli deve prendere è un'ardua decisione: riservarsi sempre di esaminare ciò per cui è richiesta la sua approvazione o la sua adesione."
-.-.-.-
"In origine la nobiltà consisteva nell'offrire protezione dalla minaccia di mostri e demoni. E' ciò che tuttora distingue un carattere superiore: ed è quanto ancora risplende nella figura del secondino che passa di nascosto al prigioniero un tozzo di pane. Quei gesti non possono andare perduti: il mondo intero ne vive. Sono i sacrifici su cui esso poggia."
"In origine la nobiltà consisteva nell'offrire protezione dalla minaccia di mostri e demoni. E' ciò che tuttora distingue un carattere superiore: ed è quanto ancora risplende nella figura del secondino che passa di nascosto al prigioniero un tozzo di pane. Quei gesti non possono andare perduti: il mondo intero ne vive. Sono i sacrifici su cui esso poggia."
-.-.-.-.-
Ernst Junger - Trattato del ribelle, Adelphi
giovedì 14 maggio 2009
I quattro vecchi amici
C'è un tema ricorrente nel suo cinema: l'amicizia che finisce, o per colpa del Destino o per qualche tradimento. Evidentemente, è una cosa che le sta molto a cuore.
E' parte della mia vita. Anche se non con le modalità dei film, io ho vissuto molte amicizie che poi, nonostante i buoni propositi, sono finite. Inoltre, io sono figlio unico, e ho sempre sentito la mancanza di un fratello da amare. Insomma è un tema che mi appartiene per intero.
E' parte della mia vita. Anche se non con le modalità dei film, io ho vissuto molte amicizie che poi, nonostante i buoni propositi, sono finite. Inoltre, io sono figlio unico, e ho sempre sentito la mancanza di un fratello da amare. Insomma è un tema che mi appartiene per intero.
-.-.-.-.-
Francesco Mininni - Sergio Leone, L'Unità/Il Castoro
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Libri, volumi, scaffali.
Lavorare in una biblioteca per due settimane non è come lavorarci per trent'anni.
Di qui la mia completa disponibilità agli scaffali e a chi ricerca un libro.
Di certo è un lavoro fatto di silenzi, di rumori sordi e di occhi che cercano, lettere e numeri, codici e collezioni.
C'è tutto quello che serve nelle biblioteche: classici, riviste, libri di critica.
Alla fine del corridioio una finestra mi mostra un palazzo in mattoni rossi.
Tutto deve essere in ordine. Può essere disastroso, o diventarlo, leggere un numero al posto di un altro.
Penso a mia madre, al fatto che faccia questo lavoro ormai da quasi tre decenni.
Penso a quanto sia tutto instabile, mutevole, condizionato dalle storie e dalla vita.
Gli scaffali, le luci al neon che si ripetono regolari ad intermittenza una dopo l'altra, il corridoio, la finestra, mi lasciano serenità. Qui c'è tutto. Non manca niente.
Ma è solo per due settimane. Appena è il termine adatto.
Di qui la mia completa disponibilità agli scaffali e a chi ricerca un libro.
Di certo è un lavoro fatto di silenzi, di rumori sordi e di occhi che cercano, lettere e numeri, codici e collezioni.
C'è tutto quello che serve nelle biblioteche: classici, riviste, libri di critica.
Alla fine del corridioio una finestra mi mostra un palazzo in mattoni rossi.
Tutto deve essere in ordine. Può essere disastroso, o diventarlo, leggere un numero al posto di un altro.
Penso a mia madre, al fatto che faccia questo lavoro ormai da quasi tre decenni.
Penso a quanto sia tutto instabile, mutevole, condizionato dalle storie e dalla vita.
Gli scaffali, le luci al neon che si ripetono regolari ad intermittenza una dopo l'altra, il corridoio, la finestra, mi lasciano serenità. Qui c'è tutto. Non manca niente.
Ma è solo per due settimane. Appena è il termine adatto.
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domenica 10 maggio 2009
Mani che si alzano, mani che stringono.
L’ho ascoltata tutta l’estate. Il viso duro di un ragazzo che fa il rap, l’hip hop, che mette parole una dopo l’altra. Non ne so molto di hip hop, però so che mi affascina il mondo delle parole e che nelle canzoni come questa, di parole ce ne sono davvero tante.
Il video girava su mtv un po’ di tempo fa, Lucariello canta ed Ezio Bosso, contrabbassista, suona a capo di un gruppo d’archi.
La canzone racconta il possibile omicidio di Roberto Saviano, dal punto di vista killer che porta a termine il compito. E’ la canzone che mi ha accompagnato durante la presa di coscienza, l’analisi personale del problema.
Penso ci siano due tipi di reazione al libro di Saviano. La prima è dirsi che queste cose si sanno, che queste cose sono alla luce del sole, che non c’è nulla di nuovo.
La seconda, ed è la mia reazione, è rimanere totalmente bloccati. Trovarsi a fare i conti con qualcosa di così agghiacciante da non poter né muoversi né riuscire a pensare ad altro. Non si può, non si deve, affrontare altro. Che la via d’uscita, che si imbocchi oggi o domani, sia davvero l’affrontare la questione senza rimandare più?
E però…questo problema ne richiama tanti altri. Fino ad arrivare, banalmente, alla mentalità ormai deviata di tutti, dal primo all’ultimo, alla mia mentalità deviata.
Tutte vittime e tutti colpevoli. La soluzione ce la deve dare qualcuno? La dobbiamo trovare da soli? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica esattamente cosa fare?
Io personalmente non so cosa fare. Ed ogni volta che penso a tutto questo mi ammalo, perché la speranza, anche in chi ha fortunatamente i mezzi per sperare, prima o poi viene abbattuta.
Non sono pronto a vedere la fine di ogni cosa, perché questo non è un problema come gli altri, e se non è già tutto finito presto lo sarà. Questo non è uno dei tanti problemi. Penso che questo sia il nostro grande problema.
Ed io davvero non so come affrontarlo.
Quando Lucariello canta per la seconda volta cappotto di legno, cerco una via di fuga. Dico sul serio, due volte non posso reggerla. Qui non parliamo di una canzone e basta, non parliamo di un ritornello da ripetere all’infinito. Questa è la nostra terra e quel cappotto di legno lo stanno preparando a tutti. Possiamo svegliarci ogni mattina e fare finta di nulla, ma questa storia è una storia vera.
Non so come faccia a cantarla due volte. Immagino lo sforzo, lo immagino mentre cerca di non far venire fuori la rabbia ed il dolore. Ma la seconda volta non gli riesce.
La seconda volta è arrabbiato.
E’ così arrabbiato che quella mano che si alza solitamente sul finire della canzone, e se si alza una mano si alzano tutte quante e adesso sparateci a tutti!, questa volta resta stretta stretta all’asta del microfono.
Il video lo trovate qui.
Il video girava su mtv un po’ di tempo fa, Lucariello canta ed Ezio Bosso, contrabbassista, suona a capo di un gruppo d’archi.
La canzone racconta il possibile omicidio di Roberto Saviano, dal punto di vista killer che porta a termine il compito. E’ la canzone che mi ha accompagnato durante la presa di coscienza, l’analisi personale del problema.
Penso ci siano due tipi di reazione al libro di Saviano. La prima è dirsi che queste cose si sanno, che queste cose sono alla luce del sole, che non c’è nulla di nuovo.
La seconda, ed è la mia reazione, è rimanere totalmente bloccati. Trovarsi a fare i conti con qualcosa di così agghiacciante da non poter né muoversi né riuscire a pensare ad altro. Non si può, non si deve, affrontare altro. Che la via d’uscita, che si imbocchi oggi o domani, sia davvero l’affrontare la questione senza rimandare più?
E però…questo problema ne richiama tanti altri. Fino ad arrivare, banalmente, alla mentalità ormai deviata di tutti, dal primo all’ultimo, alla mia mentalità deviata.
Tutte vittime e tutti colpevoli. La soluzione ce la deve dare qualcuno? La dobbiamo trovare da soli? Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica esattamente cosa fare?
Io personalmente non so cosa fare. Ed ogni volta che penso a tutto questo mi ammalo, perché la speranza, anche in chi ha fortunatamente i mezzi per sperare, prima o poi viene abbattuta.
Non sono pronto a vedere la fine di ogni cosa, perché questo non è un problema come gli altri, e se non è già tutto finito presto lo sarà. Questo non è uno dei tanti problemi. Penso che questo sia il nostro grande problema.
Ed io davvero non so come affrontarlo.
Quando Lucariello canta per la seconda volta cappotto di legno, cerco una via di fuga. Dico sul serio, due volte non posso reggerla. Qui non parliamo di una canzone e basta, non parliamo di un ritornello da ripetere all’infinito. Questa è la nostra terra e quel cappotto di legno lo stanno preparando a tutti. Possiamo svegliarci ogni mattina e fare finta di nulla, ma questa storia è una storia vera.
Non so come faccia a cantarla due volte. Immagino lo sforzo, lo immagino mentre cerca di non far venire fuori la rabbia ed il dolore. Ma la seconda volta non gli riesce.
La seconda volta è arrabbiato.
E’ così arrabbiato che quella mano che si alza solitamente sul finire della canzone, e se si alza una mano si alzano tutte quante e adesso sparateci a tutti!, questa volta resta stretta stretta all’asta del microfono.
Il video lo trovate qui.
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sabato 9 maggio 2009
Canzoni.
Era l'ultimo anno di liceo quando io e Raffaele parlammo per la prima volta di un progetto mai realizzato. Non realizzato ancora, almeno. Incantati entrambi dalle canzoni napoletane, parlammo più volte di provare a scrivere/comporre qualcosa.
Poi è passato del tempo, lui ha iniziato a girare il mondo con il suo mandolino ed io ho pensato alle mie cose. Ma quel pensiero ogni tanto ritorna.
Adesso abbiamo fissato il mese di luglio come data di lavorazione.
Ed intanto...
Erano tra i dischi di mia madre. Pare fossero un regalo per mio nonno, un regalo ricevuto per il raggiungimento della pensione.
Eccezionale, tre enormi volumi, dodici dischi. Un bel tuffo nelle parole, nelle leggende, nelle storie della gente, non solo dei poeti, della nostra Napoli.
Poi è passato del tempo, lui ha iniziato a girare il mondo con il suo mandolino ed io ho pensato alle mie cose. Ma quel pensiero ogni tanto ritorna.
Adesso abbiamo fissato il mese di luglio come data di lavorazione.
Ed intanto...
Erano tra i dischi di mia madre. Pare fossero un regalo per mio nonno, un regalo ricevuto per il raggiungimento della pensione.
Eccezionale, tre enormi volumi, dodici dischi. Un bel tuffo nelle parole, nelle leggende, nelle storie della gente, non solo dei poeti, della nostra Napoli.
-.-.-.-.-.-.-.-
Napoletana (antologia cronologica della canzone partenopea, presentata da Roberto Murolo) I,II,II - Durium
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martedì 5 maggio 2009
Quando arriva maggio...
Quando arriva il mese di maggio me la canticchio in ogni momento della giornata. Da quando scendo ed entro in metropolitana a quando me ne torno a casa. Una delle più belle poesie che abbia mai letto, ascoltato, canticchiato.
Era de maggio e te cadeano 'nzino
a schiocche schiocche li ccerase rosse
fresca era ll'aria e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciente passe
era de maggio io no nun me ne scordo
'na canzone cantavemo a ddoie voce
cchiu' tiempo passa
e cchiu' me n'arricordo
fresca era ll'aria e la canzona doce
e diceva core core
core mio luntano vaie
tu me lasse e io conto ll'ore
chi sa quanno turnarraie
rispunnev'io turnaraggio
quanno tornano li rrose
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
e diceva core core
core mio luntano vaie
tu me lasse e io conto ll'ore
chi sa quanno turnarraie
ripunnev'io turnaraggio
quanno tornano li rrose
e te dico core core
core mio turnato io so'
torna maggio e torna ammore
fa de me chello che vuo'
Era de maggio e te cadeano 'nzino
a schiocche schiocche li ccerase rosse
fresca era ll'aria e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciente passe
era de maggio io no nun me ne scordo
'na canzone cantavemo a ddoie voce
cchiu' tiempo passa
e cchiu' me n'arricordo
fresca era ll'aria e la canzona doce
e diceva core core
core mio luntano vaie
tu me lasse e io conto ll'ore
chi sa quanno turnarraie
rispunnev'io turnaraggio
quanno tornano li rrose
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
si 'stu sciore torna a maggio
pure a maggio io stongo cca'
e diceva core core
core mio luntano vaie
tu me lasse e io conto ll'ore
chi sa quanno turnarraie
ripunnev'io turnaraggio
quanno tornano li rrose
e te dico core core
core mio turnato io so'
torna maggio e torna ammore
fa de me chello che vuo'
S. Di Giacomo
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lunedì 4 maggio 2009
Quando.
Quando mi si regala un libro non si sbaglia mai.
C'è poi chi sa fare regali davvero speciali.
Un racconto eccezionale, limpido e poetico. Edizioni piccole (e qualcuno capirà), di una docezza infinita.
"Pensai d'aver scritto con molta sincerità di me stesso, in questo genere di racconti, invece, a quel tempo, nessuno si accorse della mia confessione. Probabilmente era la conseguenza di essere sempre apparso agli altri come chi non vuole mai dire nulla di sé."
C'è poi chi sa fare regali davvero speciali.
Un racconto eccezionale, limpido e poetico. Edizioni piccole (e qualcuno capirà), di una docezza infinita.
"Pensai d'aver scritto con molta sincerità di me stesso, in questo genere di racconti, invece, a quel tempo, nessuno si accorse della mia confessione. Probabilmente era la conseguenza di essere sempre apparso agli altri come chi non vuole mai dire nulla di sé."
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Yukio Mishima - Ali, Stampa alternativa millelire
sabato 2 maggio 2009
Pasolini e Gadda
Mi è successo due volte di aver iniziato un libro ed esclamare: Non ho mai letto niente del genere.
La prima volta era per Gadda e La cognizione del dolore.
La seconda volta è stata per Pasolini ed i suoi Scritti Corsari.
Stupore rinnovato leggendo Una vita violenta.
La prima volta era per Gadda e La cognizione del dolore.
La seconda volta è stata per Pasolini ed i suoi Scritti Corsari.
Stupore rinnovato leggendo Una vita violenta.
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