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domenica 1 agosto 2010
Ci leggiamo a settembre
Mettete play e poi iniziate a leggere.
Volevo lasciarvi con una canzone.
Ci ho pensato un po'. Ero deciso a mettere un pezzo che parlasse di viaggi. L'anno scorso ho caricato la foto di una strada. Anche quest'anno si parte in macchina, la stessa macchina dell'anno scorso che quest'anno ha toccato i 200,000 chilometri.
E c'è una canzone di Jovanotti che si chiama Marco Polo, che ad un certo punto dice viaggiare al volante di una macchina scassata/che per ogni chilometro in più è un gloria al padre, ed io mi ero proprio deciso a dedicarvela e a dedicarmela. Poi però ho visto le nuove foto di Alessandra Finelli. Ha deciso che fosse giusto presentarcele accompagnate da un brano degli Air. Che forse a tutti sembra un brano veramente lontano dal concetto di viaggio e di estate. No so se dipenda dalla luce da tramonto delle foto, che a me ricorda il tardo pomeriggio (in realtà poi ho scoperto che le foto sono state scattate all'alba) su spiagge dalla sabbia chiarissima e fine come polvere, o da chissà cos'altro, forse dalla dolcezza della melodia accennata al pianoforte, quella della frutta mangiata sulla sabbia bagnata, o dalla malinconia del tema, quella che ti lascia il sale sulla pelle e una giornata di mare appena finita, ma ho deciso di utilizzarlo come brano di saluto. Credo che sia il brano perfetto per farvi immaginare una macchina un po' malandata, un lunotto posteriore da cui si intravedono due zaini e due teste, una castana (la mia) ed una bionda (la sua), la mia mano sinistra che vi fa un cenno di saluto.
Peace.
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Saluti
La scopa del sistema
Nella prefazione Stefano Bartezzaghi scrive che è impossibile, visto che sappiamo come finirà la vita di David Foster Wallace, non chiedersi cosa avesse in testa.
L'intricata matassa di pensieri e di idee, delle immagini e delle parole, dove terminavano la loro esistenza di materiale narrativo e cominciavano quella di ossessione? E se fosse il contrario? Considerazioni banali e che dovrebbero essere completamente eliminate in un ragionamento critico. Banali ed inevitabili, perché per i lettori di David Foster Wallace, la sua vita e la sua morte sono diventate un fatto privato.
A 24 anni Wallace, terminati gli studi universitari, da alla luce il suo primo romanzo. Questo romanzo. Wallace supera la narrazione lineare, inserisce nell'opera materiali diversi, registrazioni di sedute psichiatriche, discorsi diretti ed indiretti, precisissime ricostruzioni.
Tecniche "postmoderne" che ancora non risultavano così vittime di abuso - siamo nel 1987 - ma utilizzate così sapientemente, tra l'altro da un autore tutt'altro che maturo, da non poter suscitare pensieri e commenti che non fossero pieni di ammirazione. E' facile per tutti lasciare frasi a metà, o interrompere dialoghi, o ancora più facile cancellare parti narrative. E' difficile, se non impossibile, se non sei provvisto di enorme talento e lucidità (sappiamo come è finita la vita di Wallace, ma nessuno può negargli veri e propri lampi di lucidità) far tornare i conti. Far quadrare tutto. Risoluzione certo impossibile se non vi è aiuto da parte del lettore.
Ancora più difficile, a meno che tu non sia talentuoso - molto talentuoso -, è riuscire a dire senza dire. Commuovere senza offrire l'esternazione del sentimento.
Così il lettore può commuoversi leggendo i dialoghi serrati dei personaggi, può percepire il feroce sconvolgimento, la confusione, il dolore, le ossessioni, senza che queste siano espresse fin dall'inizio.
Lenore, con le sue gambe perfette, L'uomo che vuole "imprigionarla" (chi leggerà il testo, tuttavia, capirà quanto sia banale quest'affermazione), la famiglia di Lenore, il padre sfuggente ma onnipresente, il fratello consumatore più che abituale di droghe dai tratti demoniaci ma geniale. E tanti altri, tante altre storie che coincidono, si sfaldano, si fondono.
Su tutti Lenore, non la Lenore dalle gambe perfette, ma la sua bisnonna che fu allieva di Wittgenstein, che lascia misteriosi indizi dopo la sua sparizione.
Io fossi in voi lo leggerei.
-.-.-.-.-.-.-
David Foster Wallace - La scopa del sistema, Minimum Fax
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