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domenica 28 giugno 2009

Siate affamati, siate folli.

Incredibile, appassionato, ricco di spunti, il discorso di Steve Jobs alla Stanford nel 2005. Come al solito arrivo tardi...ma meglio che mai.

Qui trovate il pezzo su NovaLab. Da lì il link al discorso diviso in due parti.

Buona lettura e buona visione.

venerdì 19 giugno 2009

Lettori o scrittori.

Carver ha sempre parlato, soprattutto nelle sue lezioni universitarie, dell'importanza che Cechov ha avuto nella storia della scrittura e del racconto.
Io riconosco a Carver la sua assoluta perfezione nel raccontare. I racconti di Carver mi hanno sempre dato tanto senza chiedere nulla in cambio. Neanche uno sforzo eccessivo di comprensione.
Una volta con un'amica parlammo di un suo racconto. Mi disse che il racconto le era piaciuto tantissimo, che non aveva nulla da obiettare al suo creatore, che non c'era nulla che si potesse considerare falso. Ho pensato tanto a cosa fosse dovuta quell'assoluta incapacità di raccontare il falso. L'incapacità di raccontare vicende non vere.

Nella prefazione a Da dove sto chiamando, antologia che comprende i lavori considerati migliori dallo stesso autore, Carver scrive:

"Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne staremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove eravamo prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, <>, come dice un personaggio di Cechov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita."

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Carver - Da dove sto chiamando, minimum fax

mercoledì 17 giugno 2009

Se lo dice Cechov...

"Scrivete un romanzo. Scrivitelo per un anno intero, poi abbreviatelo per mezz'anno, e poi pubblicate. Voi limate poco, mentre una scrittrice deve non scrivere, ma ricamare sulla carta; che il lavoro sia minuzioso, laborioso."

Cechov così scrive a Lidija Avilova il 15 Febbraio del 1895. Noi che facciamo, ci fidiamo?

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Anton Cechov - Senza trama e senza finale (99 sconsigli di scrittura), Minimum fax

lunedì 15 giugno 2009

Moonlight Mile.




Com'è che si dice? La strada. La strada che è maestra, la strada che ti coccola se sei in macchina e torni a casa. Quando neanche più senti la radio perchè l'hai quasi zittita.
Qualsiasi cosa ti sia successa, ti capiterà, qualsiasi dolore futuro, qualsiasi paura di una sera. Qualsiasi felicità o gioia, qualsiasi attimo di smarrimento, qualsiasi ora passata a piangere, passata a guardare una foto con amarezza.
E' semplicemente un altro giorno sulla strada, no?

The sound of strangers sending nothing to my mind
Just another mad mad day on the road

I am just living to be lying by your side

But Im just about a moonlight mile on down the road


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Moonlight Mile - Rolling Stones, Sticky Fingers

giovedì 11 giugno 2009

Plans.

Quando finirò con i cd a cui sono legato inizierò a scrivere dei nuovi che sto ascoltando. Ma questo non potevo non segnalarlo. Per uno dei miei più cari amici non è il loro migliore lavoro, per me invece non ci sono dubbi.
Quest'album dimostra quanto un gruppo possa superare quel difficile limite imposto alle band "orecchiabili" e che piacciono alla massa. Il limite della mediocrità, della banalità. Famosissimi in america, tanto da essere citati in telefilm di dubbio gusto, ed in qualcuno invece che mi piace.
Dolci, melodici, poetici.
Eppure elettrici, carichi, pesanti.
E Ben Gibbard ha una voce meravigliosa.



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Death cab for cutie - Plans

domenica 7 giugno 2009

Libri ingialliti.

Come ogni volta - sempre la stessa storia- la tessera elettorale scompare. Prima di andare a farsi fare in zona cesarini l'attestato dal comune, ovviamente, metto sotto sopra la casa intera per trovarla. Che tu sia benedetta tessera elettorale scomparsa, che grazie alla tua dipartita mi fai ritrovare Poesie d'amore di Hikmet. Per un anno ho cercato questo libro senza risultati.

Il libro è ovviamente distrutto, le pagine ingiallite. Mi fa tenerezza andare a vedere cosa ho sottolineato e segnato anni fa. E' come tornare indietro e chiedere a qualcuno che non riconosci: Ma cosa avevi in mente?.
Potrei facilmente scoprirlo. In uno dei Moleskine buttati nello scatolone nero sicuramente c'è qualche parola che può riempire i buchi.
Ma che importanza ha?

Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane,
il vino che avevo conservato nella brocca
l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando.
Perchè hai tardato tanto?

-.-.-.-.-

Nazim Hikmet - Poesie d'amore, Mondadori

venerdì 5 giugno 2009

Da un Hemingway all'altro.


Dalla Hemingway attrice al suo nonno scrittore.

"Secondo me quello che tavolta si definisce stile spesso non sono altro che le esitazioni di chi si è cimentato con un qualcosa che non era mai stato fatto prima. I nuovi classici non assomigliano mai ai classici dei periodi precedenti. E dall'inizio, l'unica cosa che la gente nota, non essendo in grado di accorgersi di nient'altro, sono quelle esitazioni. Così quando si comincia a pensare che le esitazioni siano un novo stile, una marea di persone si mette a imitarlo. E' davvero una brutta faccenda."

Intervista tratta da Writers at Work: The Paris Review Interviews. Traduzione di Angela Tanfo.
Intervista pubblicata in I quarantanove racconti, einaudi.

giovedì 4 giugno 2009

Fiducia.


E poi ci sono i discorsi che iniziano quando saluti un amico accompagnato a casa.
Succede che iniziano a venir fuori le parole, e può passare anche un'ora, anche due.
L'importanza di crescere e di iniziare a decidere tra i comportamenti accettabili e non. I propri comportamenti, quelli degli altri. Capire l'importanza di se stessi ed il proprio valore non per quello che si fa ma per quello che si è. Trovarsi a parlare di cose successe tre anni fa e sentirsi il tempo addosso. Io ho fatto così, tu farai lo stesso. E non è detto che a te vada male come non era detto che a me sarebbe andata bene. Finirai per dire lo sapevo. Le dichiarazioni d'amicizia, riuscire a capire davvero cosa sia il peso che ti tiene a terra.
Discorsi cominciati per caso che diventano la cosa più importante fatta in una giornata intera.
Su tutto la fiducia nei sentimenti, nel cuore, prima di tutto.

Lo sguardo di Allen in Manhattan, quando una Hemingway troppo matura per l'umanita intera dice sorridendo: - Bisogna avere un po' di fiducia, sai, nella gente... -.

lunedì 1 giugno 2009

Racconti Musicali

Bellissima raccolta. Ventidue racconti ed una poesia dall'Ottocento ad oggi, che vedono la musica protagonista, simbolo, contorno. Come al solito in queste raccolte ci si trova sempre a fare i conti con scrittori di cui si ignorava l'esistenza. Oltre alle scontate conferme di Gadda ed il suo Teatro, di Capote e del suo Musica per camaleonti, di Haruki, Schnitzler, Cechov e Nabokov, ho scoperto James Baldwin.

Non lo conoscevo, ametto di non averlo mai sentito nemmeno nominare.
Il suo racconto Il blues di sonny ha rinnovato in me lo stupore e lo straniamento che provo leggendo racconti brevi o poco più lunghi. E' affascinante come e quanto si riesca a dire in poche pagine. E' solo questione di talento? Di tecnica?

"Il blues, a dire il vero, non era nulla di nuovo. Erano lui ed i suoi ragazzi a cercare di mantenerne la freschezza, che rischiavano di cadere, distruggersi, impazzire o anche morire per trovare nuovi modi di farcelo ascoltare; perchè anche se il racconto della nostra sofferenza, di come possiamo essere felici e delle nostre possibilità di trionfare non è mai nuovo, è pur sempre necessario ascoltarlo. Non ci sono altre storie da raccontare: è questa l'unica luce che ci è concessa in tanta oscurità."

-.-.-.-.-

Racconti Musicali (Carlo Boccadoro), Einaudi