Questo sarà un post un po' confuso.
Mi piace camminare su viale Augusto. Mi piace il mio quartiere, ogni anno che passa un po' di più, si, anche con l'immondizia, mi piace il mio quartiere. Probabilmente mi piacerebbe anche se fosse in uno stato peggiore, perché è il mio quartiere, perché quando ti senti a casa e sei per strada vuol dire che quella strada ti appartiene. Questo non vuol dire che mi piaccia sempre tutto, per quanto qualche topo che si arrampica su una delle palme (quelle sopravvissute al punteruolo rosso) mi faccia ridere (c'è sempre l'amico che azzarda il paragone con Londra e che dice loro hanno gli scoiattoli e noi pure, ma sono più grossi e ti attaccano la rabbia - per dirla elegantemente ndr).
Domenica sera me ne tornavo a casa, era Pasqua, e con alcuni amici ci siamo visti per prendere qualcosa al nostro bar preferito. Tornando, proprio su viale Augusto, ho sorpassato una famigliola. Padre, madre e figlioletto minuscolo che a stento camminava. Li ho sorpassati ed ho messo un piede oltre il marciapiede, ho guardato a sinistra per attraversare la strada, un'auto si è fermata all'ultimo momento e mi ha lasciato passare. La famigliola era dietro di qualche metro, la macchina è ripartita e non sono riusciti ad attraversare. Il bambino deve però aver fatto un gesto istintivo, si deve essere buttato leggeremente in avanti perché i genitori l'hanno fermato. Io ero già a centro strada quando ho sentito che il padre diceva al figlio che no, qui non è come da noi che le macchine si fermano se passi.
Ero di spalle, e prima ho sorriso, perché mi aveva intenerito il tono, quel momento rapito ad una domenica sera di Pasqua. Poi non ho sorriso più. Volevo tornare indietro per dire che non era una bella cosa da dire ad un bambino, che non era bello cominciare a raccontare a chi vive da poco su questa terra delle differenze dei luoghi partendo dalle auto che in qualche città si fermano davanti alle strisce pedonali ed in qualche altra no. E davvero, l'avrei fatto, sul serio, se solo avessi avuto davvero qualcosa da dire. Qualcosa che non fosse contro Napoli o a favore di Napoli.
Ecco, forse di questo mi sono stufato. Di non sapere bene che cosa pensare della mia città. E forse mi da ancora più fastidio il fatto che un'idea chiara e precisa potrei non avercela mai.
Nel video, alla chitarra, c'è anche Guido Migliaro.
ATTENZIONE
QUESTO BLOG È UN ARCHIVIO CHE RACCOGLIE I POST ANTERIORI AL 2014. IL NUOVO BLOG LO TROVATE QUI.
mercoledì 27 aprile 2011
sabato 23 aprile 2011
Pronostico azzeccato
Il 23 dicembre 2010 ho scritto questo:
Secondo me, fino a cinque - sei partite dalla fine del campionato rimaniamo lì sopra, e come al solito, saremo così cocciuti che cominceremo a sentirci autorizzati a crederci.
Il post era questo qui.
Purtroppo avevo ragione.
Oh, c'ho proprio preso questa volta!
Secondo me, fino a cinque - sei partite dalla fine del campionato rimaniamo lì sopra, e come al solito, saremo così cocciuti che cominceremo a sentirci autorizzati a crederci.
Il post era questo qui.
Purtroppo avevo ragione.
Oh, c'ho proprio preso questa volta!
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mercoledì 20 aprile 2011
clear eyes full heart can't lose
L’altro giorno ho detto nuovamente a quel mio amico, quello che mi consiglia le serie Tv da vedere, che dovrebbe aprire un blog. Ma lui proprio la voglia non ce l’ha, e mi ha anche chiesto di non citarlo con nome e cognome.
Riuscirò a convincerlo.
Per sottolineare “il suo occhio” vi dico solo che le ultime serie Tv citate su questo blog, The Wire e Braking Bad, serie Tv da lui consigliatemi, sono state definite da Jonathan Franzen «le mie serie preferite» (Domenica de Il Sole 24 Ore - 27 marzo).
Ora, non è che il gusto di Franzen sia il gusto supremo indiscutibile, ma se due persone mi consigliano le stesse serie Tv, ed una delle due è Jonathan Franzen, forse vale la pena fidarsi.
Ho visto ieri sera l’ultima puntata di Friday Night Lights.
Nelle cinque serie è ritratta la classe media americana in un paesino inventato di nome Dillon, in Texas. Tutto a Dillon ruota intorno alle partite del campionato di Football scolastico, le cui partite si giocano il venerdì sera. Il football nel Texas, soprattutto quello giovanile, è una cosa dannatamente importante.
Cosa impariamo?
Che negli states non si vive sempre alla grande - bella scoperta direte voi, ma fate poco i sarcastici che se Wallace ha sentito il bisogno di scrivere Caro vecchio neon forse il bisogno di ribadire alcune cose c’è - e che molto spesso questi ragazzi-imbattibili-dei dello sport finiscono nel pozzo senza fine delle incredibili possibilità mai realizzate.
Che ancora una volta, anche se tra molte difficoltà (lo sciopero degli sceneggiatori, cambio di emittente), negli states quando vogliono raccontare qualcosa ci riescono bene. E con bene intendo dire che la qualità (Intepretazione, scrittura, meccanismi narrativi, intensità) a me sembra più che ottima.
Che ancora una volta a noi restano le repliche di Montalbano, ed i 10 anni di Un posto al sole (che saranno diventati ormai 15). Per non parlare de La squadra (ma riguardo questo punto già sapete come la penso).
Che se anche qui, a Napoli - su questo sono particolarmente pessimista - qualcuno decidesse di produrre una fiction sul calcio probabilmente verrebbe fuori qualcosa di disgustoso.
Ovviamente la soluzione c’è: leggere tanti libri, andare a fare un po’ di sport, mangiare sano e non guardare la Tv italiana.
Certo, dopo aver fatto tutte queste cose non sarebbe tanto male poter vedere, seduto comodamente sul mio divano, la puntata di una fiction che riesca a raccontarmi della mia città o della mia nazione, senza farmi venir voglia di voler ascoltare solo storie sul Texas, Baltimora o Albuquerque.
Riuscirò a convincerlo.
Per sottolineare “il suo occhio” vi dico solo che le ultime serie Tv citate su questo blog, The Wire e Braking Bad, serie Tv da lui consigliatemi, sono state definite da Jonathan Franzen «le mie serie preferite» (Domenica de Il Sole 24 Ore - 27 marzo).
Ora, non è che il gusto di Franzen sia il gusto supremo indiscutibile, ma se due persone mi consigliano le stesse serie Tv, ed una delle due è Jonathan Franzen, forse vale la pena fidarsi.
Ho visto ieri sera l’ultima puntata di Friday Night Lights.
Nelle cinque serie è ritratta la classe media americana in un paesino inventato di nome Dillon, in Texas. Tutto a Dillon ruota intorno alle partite del campionato di Football scolastico, le cui partite si giocano il venerdì sera. Il football nel Texas, soprattutto quello giovanile, è una cosa dannatamente importante.
Cosa impariamo?
Che negli states non si vive sempre alla grande - bella scoperta direte voi, ma fate poco i sarcastici che se Wallace ha sentito il bisogno di scrivere Caro vecchio neon forse il bisogno di ribadire alcune cose c’è - e che molto spesso questi ragazzi-imbattibili-dei dello sport finiscono nel pozzo senza fine delle incredibili possibilità mai realizzate.
Che ancora una volta, anche se tra molte difficoltà (lo sciopero degli sceneggiatori, cambio di emittente), negli states quando vogliono raccontare qualcosa ci riescono bene. E con bene intendo dire che la qualità (Intepretazione, scrittura, meccanismi narrativi, intensità) a me sembra più che ottima.
Che ancora una volta a noi restano le repliche di Montalbano, ed i 10 anni di Un posto al sole (che saranno diventati ormai 15). Per non parlare de La squadra (ma riguardo questo punto già sapete come la penso).
Che se anche qui, a Napoli - su questo sono particolarmente pessimista - qualcuno decidesse di produrre una fiction sul calcio probabilmente verrebbe fuori qualcosa di disgustoso.
Ovviamente la soluzione c’è: leggere tanti libri, andare a fare un po’ di sport, mangiare sano e non guardare la Tv italiana.
Certo, dopo aver fatto tutte queste cose non sarebbe tanto male poter vedere, seduto comodamente sul mio divano, la puntata di una fiction che riesca a raccontarmi della mia città o della mia nazione, senza farmi venir voglia di voler ascoltare solo storie sul Texas, Baltimora o Albuquerque.
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Serie Tv
lunedì 18 aprile 2011
Dopo questa vado a dormire, promesso.
Scriverlo adesso, dopo la partita di stasera, non è bello come sarebbe stato scriverlo se fosse andata diversamente. Ma mi va di farlo, quindi lo scrivo questo post, poi dopo vado a dormire, promesso.
Questa mattina sono andato in giro per la città, come mi capita di fare da un mesetto, un po' per lavoro ed un po' perché uno dei migliori risultati che si possano portare a casa dopo una passeggiata nella propria città - ciò che davvero si avvicina all'essere un risultato - è perdersi. Non so in quante città chi ci vive da una ventina d'anni può perdersi davvero, ma nella mia è possibile.
Detto questo, quanto segue può far capire a chi non è napoletano cosa voglia dire vivere in una città che sta vivendo una stagione calcistica come quella che stiamo vivendo a Napoli.
Sono entrato in una chiesa, mentre la messa per la Domenica delle Palme era praticamente in corso. La chiesa è una di quelle dall'ingresso piccolo piccolo, ma che poi si rivelano gigantesche all'interno. Ramoscelli verdi scossi a destra e a sinistra, famiglie che ascoltano con attenzione.
Il prete che teneva la messa - perdonatemi se uso termini inappropriati ma non ho mai frequentato davvero una chiesa - congedandosi dai fedeli, dopo essersi assicurato che l'appuntamento per il giorno dopo con i giovani catechisti non fosse frainteso («Venite alle sei meno un quarto, non alle sei un quarto, avete capito bene?») e dopo essersi assicurato che la santa pasqua fosse festeggiata in modo degno («Se siete con amici e parenti che prima del pranzo non vogliono dire la preghiera, voi non sentitevi a disagio, ditela lo stesso la preghiera che non fa male a voi e non fa male a loro») ha alzato le braccia come ad invocare il signore.
Poi ha detto:
Questa mattina sono andato in giro per la città, come mi capita di fare da un mesetto, un po' per lavoro ed un po' perché uno dei migliori risultati che si possano portare a casa dopo una passeggiata nella propria città - ciò che davvero si avvicina all'essere un risultato - è perdersi. Non so in quante città chi ci vive da una ventina d'anni può perdersi davvero, ma nella mia è possibile.
Detto questo, quanto segue può far capire a chi non è napoletano cosa voglia dire vivere in una città che sta vivendo una stagione calcistica come quella che stiamo vivendo a Napoli.
Sono entrato in una chiesa, mentre la messa per la Domenica delle Palme era praticamente in corso. La chiesa è una di quelle dall'ingresso piccolo piccolo, ma che poi si rivelano gigantesche all'interno. Ramoscelli verdi scossi a destra e a sinistra, famiglie che ascoltano con attenzione.
Il prete che teneva la messa - perdonatemi se uso termini inappropriati ma non ho mai frequentato davvero una chiesa - congedandosi dai fedeli, dopo essersi assicurato che l'appuntamento per il giorno dopo con i giovani catechisti non fosse frainteso («Venite alle sei meno un quarto, non alle sei un quarto, avete capito bene?») e dopo essersi assicurato che la santa pasqua fosse festeggiata in modo degno («Se siete con amici e parenti che prima del pranzo non vogliono dire la preghiera, voi non sentitevi a disagio, ditela lo stesso la preghiera che non fa male a voi e non fa male a loro») ha alzato le braccia come ad invocare il signore.
Poi ha detto:
«La messa è finita, andate in pace»
E poi:
«E sempre forza Napoli»
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È successo che
domenica 17 aprile 2011
< ahref
Tra i tanti motivi per cui mi piace la parola ahref c’è il fatto che mi ricorda la parola aleph, nick che uso da una vita.
Due giorni al Festival Internazionale del giornalismo 2011 di Perugia, un po’ di freddo - per il vento soprattutto - cibo buono ed incontri interessanti.
Ovviamente l’importante sono gli incontri interessanti, anche se una bella fiorentina alta mezzo metro con una montagna di patatine è un bell’argomento di conversazione.
Perché a Perugia? Perché è letteralmente partita - si esattamente partita, non c’è altro termine adatto - la fondazione ahref di cui Luca De Biase è presidente, che propone, tra le altre cose (scoprite tutto cliccando sul link della fondazione) una prima inchiesta sulla dispersione scolastica. Nell’ultimo mese abbiamo lavorato, noi del Team Moretti (un nome ancora non ce l’abbiamo, e al momento preferiamo non pensarci troppo su) raccogliendo materiale da caricare sulla piattaforma Timu, interviste audio, contributi, prime metodologie e due video. Trovate, al link, anche il piano dell’inchiesta di cui si occupa Giorgio Meletti.
L’intero progetto è stato presentato ieri mattina, in una sala abbastanza affollata nonostante poco lontano ci fosse un incontro intitolato l’Affare Wikileaks (presieduto tra l’altro dall’ex portavoce di Wikileaks e da un editor del The Guardian) e questo ci ha fatto molto piacere. Ne hanno discusso Luca De biase, Fabrizio Minnella (Fondazione per il Sud), Giorgio Meletti e Vincenzo Moretti.
Poi nei prossimi giorni ne scrivo meglio, magari mi lascio andare anche a qualche considerazione sul lavoro che è stato fatto, per adesso vi ricopio una parte del piccolo abstract che presentava l’incontro sul programma ufficiale del festival.
Una piattaforma per i cittadini che vogliano contribuire a un’Italia meglio informata. Un’iniziativa non profit e non partisan che offre finanziamento, educazione, promozione del lavoro di chi voglia partecipare all’ecosistema dell’informazione con un metodo centrato sulla ricerca dei fatti documentati.
Andate sul sito della fondazione e visitate le pagine di Timu, perché ne vale la pena. Il tema non è solo interessante, ma soprattutto di fondamentale importanza.
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È successo che
martedì 12 aprile 2011
Un mio amico
Ieri un mio caro amico mi ha contattato e mi ha scritto:
Non succede, ma se succede a maggio vengo a Napoli.
Lui è a Bologna.
A Ndp su La7, qualche istante fa, hanno mandato in onda un servizio su Berlusconi. C'erano un sacco di sue immagini mentre saluta la folla, propone a belle ragazze di andare a fare del sano bunga bunga, mentre in sottofondo gli autori hanno scelto la brutta ultima canzone di Vasco. Io sono ancora qua, canta Vasco, o Berlusconi, chi lo sa.
Ad un certo punto hanno mostrato Mascara che festeggia e subito dopo l'espulsione di Ibraimovich. Non succede, per carità. Non succede.
Non succede come - lo dicono tutti - non succede che venga arrestato, condannato. Non succede come non succede che darà le dimissioni, impossibile, non si dimetterà mai. Ma esattamente come non succede quello, se succedesse quell'altra cosa, per carità, per carità, venite tutti quanti qui a Napoli che abbiamo un sacco di gioia da regalare.
Non succede, ma se succede a maggio vengo a Napoli.
Lui è a Bologna.
A Ndp su La7, qualche istante fa, hanno mandato in onda un servizio su Berlusconi. C'erano un sacco di sue immagini mentre saluta la folla, propone a belle ragazze di andare a fare del sano bunga bunga, mentre in sottofondo gli autori hanno scelto la brutta ultima canzone di Vasco. Io sono ancora qua, canta Vasco, o Berlusconi, chi lo sa.
Ad un certo punto hanno mostrato Mascara che festeggia e subito dopo l'espulsione di Ibraimovich. Non succede, per carità. Non succede.
Non succede come - lo dicono tutti - non succede che venga arrestato, condannato. Non succede come non succede che darà le dimissioni, impossibile, non si dimetterà mai. Ma esattamente come non succede quello, se succedesse quell'altra cosa, per carità, per carità, venite tutti quanti qui a Napoli che abbiamo un sacco di gioia da regalare.
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Non succede che
sabato 2 aprile 2011
scusate
Scusate se manco un po'.
Ma sto facendo delle cose, tante, tutte insieme e provo a farle tutte bene.
Quando vedrò dei risultati vi farò sapere.
Al momento, questa è una cosa divertente che vi segnalo.
Ma sto facendo delle cose, tante, tutte insieme e provo a farle tutte bene.
Quando vedrò dei risultati vi farò sapere.
Al momento, questa è una cosa divertente che vi segnalo.
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