Io riconosco a Carver la sua assoluta perfezione nel raccontare. I racconti di Carver mi hanno sempre dato tanto senza chiedere nulla in cambio. Neanche uno sforzo eccessivo di comprensione.
Una volta con un'amica parlammo di un suo racconto. Mi disse che il racconto le era piaciuto tantissimo, che non aveva nulla da obiettare al suo creatore, che non c'era nulla che si potesse considerare falso. Ho pensato tanto a cosa fosse dovuta quell'assoluta incapacità di raccontare il falso. L'incapacità di raccontare vicende non vere.
Nella prefazione a Da dove sto chiamando, antologia che comprende i lavori considerati migliori dallo stesso autore, Carver scrive:
"Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne staremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove eravamo prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado. Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, <
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Carver - Da dove sto chiamando, minimum fax
bellissima.
RispondiEliminaritornare a vivere dopo aver letto le parole finali di un racconto o di un romanzo, ha sempre un gusto del tutto particolare. Io è da qualche giorno che ho ancora le pagine finali di Addio alle armi che mi circolano al posto del sangue.