Lavorare in una biblioteca per due settimane non è come lavorarci per trent'anni.
Di qui la mia completa disponibilità agli scaffali e a chi ricerca un libro.
Di certo è un lavoro fatto di silenzi, di rumori sordi e di occhi che cercano, lettere e numeri, codici e collezioni.
C'è tutto quello che serve nelle biblioteche: classici, riviste, libri di critica.
Alla fine del corridioio una finestra mi mostra un palazzo in mattoni rossi.
Tutto deve essere in ordine. Può essere disastroso, o diventarlo, leggere un numero al posto di un altro.
Penso a mia madre, al fatto che faccia questo lavoro ormai da quasi tre decenni.
Penso a quanto sia tutto instabile, mutevole, condizionato dalle storie e dalla vita.
Gli scaffali, le luci al neon che si ripetono regolari ad intermittenza una dopo l'altra, il corridoio, la finestra, mi lasciano serenità. Qui c'è tutto. Non manca niente.
Ma è solo per due settimane. Appena è il termine adatto.
A me piace tantissimo la nuova sede della nostra Biblioteca, mi piace un po' meno, che ben 5 libri su Pavese che mi servivano per la tesi su Pavese, sono andati perduti... Doh!
RispondiEliminaSecondo me neanche se chiamano Indiana Jones li trovano Giovà...
RispondiElimina