E' nato nel 1990. Mario è grosso e muscoloso, è nero (veramente nero) ed ha un sorriso spassoso.
Mario è uno dei giocatori di calcio più forti che abbia mai visto giocare.
Non è solo una questione d'età, ma di eleganza, ed anche di concretezza, di potenza e di visione di gioco. Mario sa fare tutto quello che deve saper fare un giocatore.
Gli danno sempre addosso, lo fischiano, lo insultano, hanno paura di lui.
Lo accusano di essere un bambinone che guadagna troppo, di essere scontroso, di essere una testa calda, di non esultare dopo i goal.
Balotelli non esulta. Anche dopo i goal importanti.
Sta lì a testa bassa, magari allarga le braccia, si fa travolgere dai compagni. Ma lui è lì che non esulta. Lo chiamano superbo per questo. Lo credono un gesto vanitoso (o sarebbe meglio dire un non gesto), irriverente, forse come quello di quell'altro marziano che giocava con lui, quell'animale da campo da gioco che già solo a guardarlo capivi che non era terrestre. Anche lui quando segnava, nell'ultimo periodo soprattutto, allargava le braccia, come a dire - Questo sono io, non c'è male eh? -.
Balotelli invece non esulta per questo motivo:
"Perché dovrei esultare o fare sceneggiate? Il mio ruolo è quello di attaccante e il mio compito è fare gol. Quello del portiere è parare. Una parata, vale quanto un gol, eppure i portieri non esultano, perché dovrei farlo io?"
(Da Inter Football Club numero del dicembre 2006, pagina 40).
Semplice. Il vero problema è che Balotelli fa quello che vuole e quando gli dicono che a vincere contro il Chelsea è Mourinho lui fa una faccia strana.
Ma guardalo quant'è simpatico, però, Balotelli fuori dal campo. Guardalo, è solo un ragazzo a cui si chiede di essere non solo un campione, ma un campione inquadrato, un campione controllato. A quanto pare, e secondo me fa veramente bene, Mario non ha alcuna intenzione di assecondarli.
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