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sabato 5 novembre 2011
Resistance is futile
Domenica scorsa su Repubblica è stato pubblicato un articolo di Riccardo Luna su rete ed informazione, giornalisti e blogger. L'articolo che trovate qui per intero ha un titolo che indica la realtà, che c'è poco da fare, che come dicono i Borg in Star Trek «Resistance is futile».
Il cambiamento è ormai in corso, come scrive Luna: «I giornalisti sono scesi dal piedistallo (anche perché Internet il piedistallo lo aveva demolito): a volte bloggano, sempre più spesso stanno sui social media non solo per dare notizie ma per dialogare con i lettori da pari a pari».
Torna in questo articolo un concetto di cui avevo scritto qui: la collaborazione.
I dubbi sul citizen journalism sono espressi principalmente dai giornalisti o dagli aspiranti giornalisti. I primi per molto tempo hanno creduto che la rete potesse mettere in discussione la loro capacità di organizzare, filtrare, analizzare i fatti, i secondi si sono ritrovati a chiedere che cosa voglia dire diventare giornalisti oggi. O, che cosa sarà il giornalista nel prossimo futuro.
I cittadini reporter non possono sostituire i giornalisti, ma possono migliorare il loro lavoro. Certo, questo è possibile se l'idea di collaborazione permea il mondo dell'informazione professionale, se i giornalisti accettano questa nuova idea di lavoro e questa possibilità d'arricchimento. Lavorando con serietà tutti possono ricavarne qualcosa: i giornalisti avere più testimonianze, confronti, smentite, materiale con cui lavorare, fonti da ascoltare, contributi da utilizzare, i cittadini invece possono partecipare attivamente alla creazione d'informazione, a migliorarne la qualità, migliorare le proprie città ed i propri luoghi, portare delle testimonianze dirette.
Scrive ancora Luna che Jay Rosen, coniatore dell'espressione "Pro-am journalism", docente di giornalismo alla New York University, si è espresso così su questa collaborazione. «I giornalisti non sono abituati ad ascoltare, i blogger non sono preparati a dare un'informazione di qualità. Per questo abbiamo bisogno che lavorino assieme».
Certo, un modello del genere, collaborativo, aperto, non chiuso, rischia di demolire vecchie certezze: l'informazione cade dall'alto, è organizzata da pochi per molti, prodotta alle volte in un modo piuttosto che in un altro per scopi ben precisi.
Nell'articolo c'è anche una battuta di Luca De Biase sul modello proposto da Timu, la piattaforma di Fondazione ahref che permette proprio ai cittadini di partecipare all'informazione e soprattutto di contribuire al miglioramento qualitativo. In che modo? Accettando un metodo, quattro principi che appunto aiutano a muoversi con serietà.
«Abbiamo parlato per anni di contrapposizione fra giornalisti e Rete, ma non ha più senso. Mettiamoci d' accordo sul metodo: accuratezza, imparzialità, indipendenza e legalità. E collaboriamo».
Quando Fondazione ahref nel maggio scorso è venuta a Napoli, proprio Luca De Biase ha detto una cosa che mi sono riproposto di riportare prima o poi. È passato del tempo, e spero di ricordarla esattamente, ma sono sicuro che questa frase sia stata detta, e spero di non ricevere smentite. Quel giorno (l'argomento era "il sommerso e l'economia da svelare") il presidente di Fondazione ahref ha chiesto di utilizzare un'altra formula rispetto alla solita e più abusata "informazione fatta dal basso" e cioè "informazione fatta dall'alto della nostra condizione di cittadini".
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Ne sono convinto! I cittadini sono in alto... La bassezza è quella dimostrata da chi sta nelle stanze dei bottoni, pensa a tutto tranne che a prendere decisioni nell'interesse di tutti e forse non sa neppure perché e come si schiacciano quei bottoni. Luca De Biase
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