Vi spiego subito: due delle persone che vedo più spesso - i due responsabili del mio passaggio totale ai prodotti Apple - mi hanno contattato su skype ieri notte quando hanno appreso la notizia. Entrambi mi hanno scritto semplicemente "È morto", senza specificare nulla, come se fosse un nostro amico di cui aspettavamo la dipartita.
Matteo Bordone su IFIONA, il suo blog su Wired, oggi ha scritto dell'affetto che provava per Jobs. Capisco che c'è molta gente che non riesce a spiegarsi come si possa provare dell'affetto per persone che non si conoscono e che forse non si conosceranno mai. Capisco anche che qualcuno possa pensare che si tratti di idolatria, fascinazione adolescenziale. Parlo di quelle persone che si chiedono perché molti utenti sui social network stiano dedicando a Jobs pensieri, messaggi, o semplicemente stiano postando suoi video o interviste. Perché c'è anche chi crede che sia stato solo un bravo dirigente, un genio del marketing, un buon leader d'azienda, o soltanto uno di quelli che si è imposto sul mercato.
Per quanto mi riguarda, sono passato defintivamente ad Apple solo da qualche anno. Il primo Ipod l'ho comprato però 7 anni fa, e quindi Steve Jobs le mie giornate le ha modificate eccome. E mi metto anche nei panni di chi invece ha scelto Apple da subito, e quindi è una vita che ha a che fare con il pezzetto di futuro che Jobs ha mostrato.
Poi c'è il discorso di Stanford. Ha avuto effetto su di me davanti ad un computer, immaginate a chi era presente. Quando ho visto il video la prima volta dovevo fare una scelta importante. Il consiglio di Steve Jobs non era il consiglio di mio padre o mia madre, ne di un caro amico. Ma è stato un consiglio che ho seguito. Un consiglio prezioso.
La conclusione dell'articolo di Bordone, permettimi, è veramente patetica. A meno che davvero non basti l'affetto a giustificare quello che sembra sempre di più un feticismo di qualunque cosa rechi il logo della mela col morso.
RispondiEliminaPs: e jamm jà, sbloccami questa moderazione. Ormai cca ngopp sono di famiglia. :D
Bordone dice sempre quello che pensa in un modo più semplice di quanto facciano gli altri. Non trovo sia patetico, credo che sia un pensiero condivisibile. Poi lascia perdere il trend - è ovvio che in molti si lascino trascinare dalla massa - ma gli oggetti che Jobs ha inventato caratterizzano il nostro tempo. Insomma, per intenderci, oggi criticheresti mai le macchine da scrivere Olivetti? Riusciresti mai a mettere in discussione l'importanza della ricerca di Olivetti sulle macchine da scrivere?
RispondiEliminaVabbè, se la mettiamo sempre così... Io non sto parlando degli oggetti, della loro importanza, di quanto caratterizzino il nostro tempo. Io dico solo che la conclusione, per quanto condivisibile, è francamente patetica. Mò il trend a tutti i costi, il feticismo per questi prodotti, lo lasciamo perdere e addirittura lo liquidiamo con una questione di affetto?
RispondiEliminaPer intenderci, criticheresti mai - senza se e senza ma - la televisione come oggi è, la televisione commerciale? Penso di no. Ma faresti del suo ideatore o maggiore visionario l'ultimo dio in terra? E con quante altre cose si può fare questo discorso? Io non credo sia utile dividere i ritrovati della tecnologia e di quest'epoca in generale tra buoni e cattivi. Al massimo, tra utili e inutili... ma questa distinzione, nel nostro "first world", non la fa più nessuno.
Jobs è stato un imprenditore lungimirante e un po' più figo di tanti altri. Chi oggi lo esalta per quel profeta-filosofo-divinità che non è stato, non si meravigli se un giorno migliaia di casalinghe di Voghera vorranno omaggiare il Cavaliere. Anche Canale 5, e non puoi negarlo, caratterizza il nostro tempo.
La differenza sta nel fatto che Jobs attraverso le sue creazioni non ha fatto il lavaggio del cervello ad un paese intero ma ha offerto dei mezzi attraverso i quali fare qualcosa (e l'utilizzo è personale). Per quanto mi riguarda Jobs a me ha offerto delle possibilità, anche gratuitamente. Pensa ad Itunes, pensa a Radio VentiDieci i cui podcast trovavano ascoltatori tramite Itunes. L'abitudine a fare di un dio in terra un uomo di successo - sai come la penso - è un problema culturale. Ma il punto secondo me è che lui ha mostrato delle possibilità. Itunes è una possibilità, iPad è una possiblità, l'iPhone è una possibilità. Certo, c'è chi è affascinato dal trend, ma non mi soffermerei su questo: di gente seria che apprezzava Jobs ce ne sta tanta, sei così sicuro che si tratti solo di marketing, lungimiranza, capacità imprenditoriale?
RispondiEliminaMah, che non si tratti anche in questo caso - almeno in parte - di "lavaggio del cervello", non lo so. Come appunto dici, il problema è culturale, e lo è anche in questo senso. E dopotutto, dovunque c'è marketing c'è "lavaggio del cervello". Che mondo sarebbe senza Nutella, perché io valgo, just do it, think different... che differenza c'è?
RispondiEliminaAlla tua domanda rispondo sì, ma per una semplice constatazione, che formulo attraverso una domanda: è stato l'unico homo sapiens ad aver mostrato delle possibilità negli ultimi trenta-quarant'anni? A meno che quelle con la mela sopra siano più possibilità di altre.
Ma poi, in tal caso, possibilità di che? Di soddisfare i bisogni eteroindotti di 1/3 di 2/5 del mondo?
Ah, leggo solo ora l'articolo sul Levante. Addirittura "l'uomo che ha inventato il futuro"?
RispondiEliminaVoi affezionati utenti Apple sit cos 'e pazz. Mannaggia 'e cape voste. :)
Non è stato l'unico, ma non capisco questo cosa c'entri.
RispondiEliminaNon sempre si colgono possibilità perchè si ha un bisogno: mica era un bisogno fondare una radio, nessuno ci ha mai convinto che lo fosse.
Il titolo dell'articolo si riferisce al titolo del libro su Jobs.