Amo quelle ore che mi separano da un evento, gli attimi ed i minuti che servono a far diventare un pensiero, una riflessione, un dato di fatto.
Amo svegliarmi la mattina e sapere che dopo poche ore un mio desiderio, un mio bisogno, una mia decisione diventerà un'azione concreta.
Sono strani giorni gli ultimi giorni.
E mi piace viverli con la fronte alta, sfiorando gli oggetti che non toccherò mai più, buttando lo sguardo verso gli scorci che si conosco bene, a cui non ho mai data tanta importanza, che consideravo scontati e quotidiani.
Amo salutare le persone e dire dai che poi ci vediamo, che poi succeda o meno, è la speranza sincera dell'affermazione a rendermi sereno.
Amo rubare un ricordo degli ultimi giorni, una foto scattata velocemente con il cellulare, un suono registrato, un pezzo di foglio staccato da un muro.
Amo gli ultimi giorni perchè sono uno di quelli che gli ultimi giorni li ha sempre potuti controllare, ho sempre deciso, ho sempre arginato il dolore del distacco.
Conosco gli ultimi giorni frutto della libertà, la mia libertà, e non della forza malefica dell'oppressione, non quelli frutto del ricatto.
Spero di non doverne mai affrontare uno.
Amo gli ultimi giorni perchè come i primi ci si vieta di dimenticarli.
Questa volta non ho preso ricordi. Non materiali almeno.
Trattengo registrata nella mente la colonna sonora di questo ultimo giorno.
Un ripetitivo, ma a suo modo eccezionale, studio per contrabbasso tratto dal 18 studi di Isaia Billè.
(23/11/2009)
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