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lunedì 1 febbraio 2010

Lady Day

E' stato ascoltando lei che ho iniziato ad ascoltare il jazz.

Mi stendevo incrociando le braccia dietro la testa e guardavo il soffitto.

Dove l'avevo ascoltata la prima volta? Credo in un film di Woody Allen. Forse ciò che mi attirava era l'atmosfera che immediatamente si veniva a creare una volta premuto play al lettore cd.

Come se non fosse una voce umana, ma di un'intero stato, anzi di più, di un paio di continenti, riesce a cambia totalmente l'aria dei luoghi.

Eppure ho sentito di gente che fatica ad ascoltarla. Proprio per questo motivo, forse.

Non c'è niente come la sua voce. Persino la sua più abile imitatrice (so che scritta così sembra una critica, in realtà non lo è perché anche lei mi piace molto) Madeleine Peyroux stenta a raggiungere quelle pieghe. Non è un termine musicale

tecnico, ma è l'unico che riesce a trasformare in parola un aspetto così particolare del suo timbro: La sua voce sembra spiegazzata, piegata, cucita, rammendata.


Questo blog sta prendendo una strana svolta musicale.


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