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lunedì 23 settembre 2013

La notte del lavoro narrato

Il 17 luglio scorso, durante #campdigrano abbiamo dato vita all'anteprima nazionale de "la notte del lavoro narrato". 

L'intero paese di Caselle in Pittari e gli ospiti di #campdigrano, si sono riuniti in tre punti del paese per leggere, cantare e raccontare storie di lavoro. Alla base dell'evento il tema che da anni ormai portiamo in giro in Italia: il lavoro ben fatto, il fare bene le cose, l'approccio artigiano. Insomma, ciò che va quasi bene non va bene

Perché "anteprima"? Perché il 30 aprile (la grande macchina organizzatrice è già partita) proviamo a rifarlo in tutta Italia. Questo vuol dire che chiunque voglia partecipare con la propria associazione, con la propria scuola, con la propria università, con la propria biblioteca di fiducia può scriverci a lavoronarrato@gmail.com.

Con Giuseppe Rivello di InOutLab abbiamo ripreso tutta la manifestazione del 17 luglio. Ne è venuto fuori un documentario di una ventina di minuti che davvero - e non lo dico perché sono uno degli autori - riesce a dare l'idea della poesia dei momenti che abbiamo vissuto a Caselle In Pittari. I momenti più intensi, e questo vi assicuro che è un motivo di vanto per me, sono stati spontanei: una manifestazione può riuscire e non riuscire, ma essere capaci di creare, per genio e per caso, il giusto equilibrio tra organizzazione e libertà d'espressione dei partecipanti, è una cosa di cui essere fieri. 

Dateci una mano a farlo girare.

O date una mano personalmente a me, che ci tengo. 


domenica 11 agosto 2013

Rassegna stampa per resilienti

Rubo e modifico il titolo del bel post di Marco Lotito per l'occasione.

Questa è una piccola rassegna stampa per fare un piccolo punto della situazione sulle bellissime storie raccontate a #campdigrano, o su quelle altre collegabili all'argomento. Se ho mancato qualche post importante segnalatemelo.

Via del campo. Di grano. 
Vincenzo Moretti

Michele Sica Bosconauta 


Marco Lotito

venerdì 2 agosto 2013

Se c'è - e secondo me c'è - abbiamo un lavoro da fare

Qualche anno fa ho cominciato a scrivere un romanzo (non terminato e che ho deciso di non terminare). Il protagonista, il più grande scrittore italiano vivente, cedeva al richiamo della tv, partecipando ad un reality per scrittori nel ruolo di giudice. 

Avevo deciso di aprire il testo con una finta citazione. Un articolo di giornale in cui si parlava di quanto lo spirito dell'uomo che aveva - di fatto, anche se con pause non particolarmente degne di nota - governato il paese per più di vent'anni fosse ancora capace di ispirare gli animi della popolazione anche diverso tempo dopo la caduta.  Questo perché ho sempre immaginato - e non credo si tratti di un ragionamento particolarmente raffinato - che il destino della cultura (in questo caso della letteratura) fosse paradossalmente legato alla televisione e il destino della televisione indissolubilmente legato a Berlusconi. 

Ieri scopro che effettivamente la Rai ha lanciato un Reality per aspiranti scrittori. Ed ovviamente ho seguito la condanna di Berlusconi. Credo da tempo che il vero problema del fenomeno berlusconiano vada ricercato non tanto in quelli che apertamente lo appoggiano (la loro almeno in parte è una scelta - magari non particolarmente accurata ma motivata) ma in quelli che inevitabilmente tutti i giorni si fanno promotori del comportamento berlusconiano senza esserne consapevoli. 

Qualcuno dei berlusconiani che ho conosciuto sostiene che sia il modello del self made man a colpire l'elettorato. E questo è probabile (anche se come scrive - pomposamente si, ma in maniera efficace - Ezio Mauro su Repubblica la condanna di ieri dovrebbe spingere ad un ripensamento su questo piano, complottismo permettendo). Ancora più interessante è - secondo me -  il modello dell'uomo che riesce a trarre profitti clamorosi da tutto ciò che fa: calcio, un'azienda/e televisiva/e, una casa editrice. 

È il modello per cui non conta quello che fai, conta il successo che riesci a raggiungere. E sottrarsi a questo meccanismo è veramente difficile. Il romanzo che volevo scrivere non era a sua volta un facile meccanismo capace di colpire il pubblico? In quanti ragioniamo su metodi e meccanismi che possano portarci al successo senza ragionare su quello che sappiamo fare, su quello che sarebbe giusto fare, su quello che sarebbe giusto dire o che possa in qualche modo avere un impatto (David Foster Wallace lo spiega in maniera sublime: far parlare la parte di te che ama, invece che quella che vuole soltanto essere amata) sulla società, un impatto prima di tutto sugli altri, invece che l'impatto/fenomeno traducibile nella massa che compra il tuo libro, vede i tuoi film, è illuminata dalla tua forte ironia su un blog. 


Senza arrivare alla domanda risolutiva "È nato prima Berlusconi o l'italiano?" non conviene chiederci se anche noi abbiamo o non abbiamo una parte berlusconiana? E se si, non abbiamo da fare un lavoro per renderla inoffensiva? 

domenica 24 febbraio 2013

Ancora il migliore

Qualche giorno fa cadeva l'anniversario della nascita di Massimo Troisi.

Ieri, rovistando nella mia collezione di segnalibri ho notato come il suo sia ancora - e ne ho molti - quello più bello.



sabato 2 febbraio 2013

Elezioni pt2

Ad un certo punto dal mio barbiere entra un cliente.
Sta accompagnando il nipote, è un tipo simpatico, altissimo, bella presenza, in carne.

Mentre il barbiere cerca di risolvere il mio solito problema dei capelli folti, il tizio in questione si lancia in una discussione sulle elezioni:

- Tu da barbiere - dice - dovresti fare una ricerca statistica. Voglio proprio sapere chi voterà per Monti.

A dire il vero, visto come sta andando il campionato, dal mio barbiere nessuno ha voglia di parlare di politica. Ma lui continua.

- Sono proprio curioso di sapere chi lo voterà. Tasse, tasse, tasse. Tu chi voti?

E quando il mio barbiere gli fa capire che non voterà Monti, ma nemmeno Berlusconi la sua reazione è questa:

- Ma la volete finire? Voi siete degli imprenditori, dovete votare per l'unico vero imprenditore. Ancora non la volete finire con questa storia degli imprenditori che votano a sinistra?